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Un castello in Italia: incontro con Valeria Bruni Tedeschi e il cast

Creato il 23 ottobre 2013 da Oggialcinemanet @oggialcinema

23 ottobre 2013 • 

Esce in 50 copie e in versione originale il 31 Ottobre Un castello in Italia, commedia familiare agrodolce di Valeria Bruni Tedeschi. Nel film la regista stessa interpreta, con un’autoironia e una comicità che sfiora il grottesco (e la slapstick comedy), il ruolo di una donna in crisi: sentimentale (guarda un po’, con Louis Garrel), esistenziale (cerca la fede, ma non la trova), familiare (battibecca con la madre, interpretata dalla sua vera madre, e ha un fratello a cui è legatissima, Filippo Timi, che sta per morire).

L’incontro con Valeria Bruni Tedeschi e il cast di “Un castello in Italia”

Oggi al cinema incontra Valeria Bruni Tedeschi e il suo cast a Roma, in conferenza.

Valeria, quanto c’è di autobiografico nel film?

Ci tengo a dichiarare che ci sono tre sceneggiatori, quindi se c’è autobiografia ce ne sono tre, tre modi di vedere la vita, tre prospettive, una sceneggiatura pensata in tre. E scritta per tre anni. Diciamo che la realtà è un materiale di base, poi la elaboriamo per molto tempo, non saprei identificare singoli elementi, sarebbe come chiedere dov’è la farina nel dolce. Io ho fatto un dolce e spero vi piaccia.

Come si è regolata nel raccontare con ironia anche l’universo religioso?

Non dobbiamo essere ironici a tutti i costi, e non volevamo. Era nostra intenzione raccontare una donna che cerca di avere fede e non ci riesce, come se tentasse di aprire porte che non le si aprono, e proprio l’impossibilità di entrare nella stanza della fede determina la comicità, che è una conseguenza non l’intenzione. Mi appassiona cercare la frontiera tenue tra superstizione e religione. Mi interessa da sempre.

Valeria Bruni Tedeschi - Un castello in Italia

Valeria Bruni Tedeschi – Un castello in Italia

Come ha scelto le musiche?

Le musiche sono sempre qualcosa tra magia, caso e inconscio. Mi ha aiutato molto mia madre, invece la “Pappa col pomodoro” composta da Nino Rota la stava ascoltando mia figlia. L’idea per la scena della danza di Filippo con mia madre sulle note di Fred Buscaglione è di Filippo Timi, poi a casa ne ho trovato una cassetta di mio fratello, non sapevo lo amasse tanto.

Una curiosità: la sedia votiva scongiura-sterilità esiste davvero?

Sì esiste a Napoli, nel Santuario delle quattro piaghe, abbiamo cambiato solo la sedia per non rovinarla, tutto il resto è vero. Abbiamo immaginato una situazione reale, una donna che vuole fare qualsiasi cosa per rimanere incinta. E l’abbiamo resa il più spettacolare possibile. Scrivendo mettevamo ancora più ostacoli nella vita dei personaggi che nella vita reale.

Filippo, che tipo di esperienza è essere diretti da Valeria?

Filippo Timi: Memorabile già dal provino. Arrivo e per prima cosa Valeria mi dice che non c’entro nulla col ruolo. “Non vai bene, sei scuro”, ma il provino me l’ha fatto fare lo stesso. Poi quando ho incontrato sua madre, Marisa, ho balbettato come un pazzo, e lei era sorpresa, ha chiesto: “Ma come facciamo a fare il film? Io non sono brava, lui balbetta, poi non vede neanche bene!”. Seriamente, stimo moltissimo Valeria, innanzi tutto come attrice, e artisticamente siamo fratelli. Essere altro permette una distanza dalla biografia e ti avvicina ad un lavoro sull’intimità. Per me è un film intimo. Tra i ruoli più difficili e scomodi perchè ero chiamato a trovare l’equilibrio nella dolcezza: più che un ruolo è un soffio, un lasciar andare. Come regista Valeria scrive scene dolorose, dove sente che devi andare in profondità e si accorge subito se provi a sviare. Alla fine ho anche balbettato in francese, sono dimagrito 18 chili in due mesi e mezzo.

Com’è stato girare nel castello?

F. T.: Ho chiesto quanto costava, volevo portarmi via una porta! È un luogo perfetto, ci siamo arrivati con la neve, e quando mi ha proposto la scena che gioco a tennis, per me è stato molto forte farla. Una cosa bella, pesante da sostenere, nostalgica, dentro l’aria che si respirava. Bella come un ricordo, un passato che non morirà mai. Quegli alberi enormi poi – accarezzare un albero è sempre un’esperienza fortissima.

Louis, lei che conosce bene Valeria, come si è trovato su questo set?

Louis Garrel: In effetti conosco Valeria da lontano, mi arrabbio sempre con lei, perché lei mi inmervosisce, pero’ davanti a un’equipe sono su un set. Ho voglia perenne di litigare e gridare con lei. Un giorno ho recitato con Filippo e Marisa e lì ero più leggero, quello che a voi piace di Valeria per me sono tutti difetti. Questo film per me rappresenta l’incontro tra la melanconia francese e l’autoironia francese. Noi siamo stanchissimi in Francia. Però anche voi, la foto di Berlusconi con gli occhiali in Parlamento è… arte contemporanea.

Di Claudia Catalli per Oggialcinema.net

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