“Sono un giovane chirurgo, che si è formato tra Italia, Francia, Inghilterra e Brasile. La carriera e la vita mi hanno portato a lavorare in numerosi Paesi, accumulando sia esperienza, sia una visione globale di ciò che è la chirurgia nel mondo. Cosa mi ha spinto a fuggire? Il sistema italiano ingessato, insieme alla mancanza di occasioni per quelli che -come me- si sono fatti da soli, e che sono alla costante ricerca di opportunità per svolgere il proprio lavoro in modo onesto ed efficace“.
Parole chiare, che non lasciano margine di interpretazione alcuno, quelle di Umberto Morelli, 34enne chirurgo e ricercatore a San Paolo, in Brasile. Umberto vi approda al culmine di una carriera trascorsa a ricercare sempre il meglio, per la sua formazione. Mentre il settore della medicina italiana lo invita, neppure troppo indirettamente, a restare chiuso nel “piccolo mondo antico” del Belpaese, lui tiene sempre la valigia pronta. La prima la preparara per lasciare la sua Calabria e trasferirsi a Roma, per studiare Medicina. Nella capitale si specializza in Chirurgia, e -dopo un lungo e tortuoso iter tra le scuole di specializzazione di mezza Italia- riesce, con molti sacrifici e testardaggine, ad avviare l’ultimo tratto di formazione, per divenire chirurgo.
A un certo punto Umberto scopre che “l’insegnamento italiano non mi bastava, c’erano interventi che la mia scuola non praticava, io volevo migliorare il mio livello…“: nel 2007 prepara un’altra valigia e si trasferisce a Strasburgo, per un tirocinio semestrale. Torna in Italia, ma solo per ripartire dopo pochi mesi, per un nuovo stage in Brasile.
La chiusura del percorso di specializzazione si svolge con il classico rito italiano: “sei bravissimo!“, tante pacche sulle spalle, ma nessuna proposta concreta. Non serve essere andato all’estero per imparare qualcosa di nuovo, non serve aver provato a formarsi con una mentalità più aperta. L’unico ad offrire ad Umberto una possibilità concreta è il suo professore brasiliano. Che gli propone un Master in Chirurgia: lui riparte, e resta in Sudamerica fino al giugno 2010. Il biennio successivo lo vede di ritorno in Europa: prima in Gran Bretagna al Royal London Hospital, con una fellowship, poi a Colmar, in Alsazia, dove viene assunto come Chef de Clinique. “Per nessuno di questi lavori sono dovuto scendere a compromessi“, rivendica Umberto con orgoglio. Era sufficiente il CV.
L’ultima tappa di carriera lo vede di ritorno in Brasile, dove è chirurgo e ricercatore: non solo, il Paese carioca, una vera fucina delle opportunità per i giovani determinati e di talento, sta offrendo ogni giorno nuove possibilità di lavoro al giovane chirurgo italiano. L’Italia, da San Paolo, appare realmente lontana…
Ospite della puntata è Carlo Eugenio Vitelli, primario di Chirurgia all’ospedale S. Giovanni di Roma. Il professor Vitelli, in un recente articolo sull’Huffington Post Italia, ha invitato i giovani chirurghi ad emigrare, denunciando i motivi per cui fare carriera oggi -in Italia- è molto difficile. Con lui commentiamo la storia di Umberto Morelli, e allarghiamo lo sguardo alle opportunità di lavoro per i giovani medici all’estero.
Nella rubrica “Expats” andiamo a conoscere un gruppo di giovani italiani a Bruxelles. Dalla capitale belga hanno deciso di farsi movimento di opinione, per indicare ricette e strade concrete, che rendano l’Italia un Paese dinamico. Soprattutto, un Paese per giovani. Ne parliamo con Daniel Puglisi, co-fondatore di “Giovani Italiani a Bruxelles”.
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