Un classico di Serie B (By Bruce Waine)

Certo, i critici hanno sacrosanta ragione. L’allenatore nel pallone è un esempio classico di quel rozzo, volgare, sciatto e inaccettabile sotto-genere che è il B-movie all’italiana degli anni Ottanta. Un po’ una roba sulla scia della saga del “Monnezza”, con in più qualche ammiccamento a quell’altra boiata pazzesca che era la commedia erotica degli anni Settanta.

Però la vita ha i suoi però. E L’allenatore nel pallone – insieme a molti altri B-movies – è uno di quelli. Perché chiunque abbia un minimo di buon gusto non potrà che trovarlo inguardabile, però (eccolo il “però”) sfido quello stesso chiunque che lo trova inguardabile ad indicarmi almeno un suo conoscente che non lo ha visto almeno tre o quattro volte in vita sua.

Perché c’è un Lino Banfi in splendida forma. Perché tra un fotogramma e l’altro spunta un Liedholm o uno Zico che interpretano – recitando, si capisce, come dei veri cani, dal momento che il loro mestiere non era recitare – se stessi. Perché Urs Althaus, mentre interpreta Aristoteles, è davvero inaccettabile, ma l’allusione a Socrates ed alle sue disavventure fiorentine è troppo evidente per non essere colta. E perché saranno battutacce volgari a triplo e quadruplo senso, ma si ride della grossa.

E viene pure da pensare che, in effetti, non si può non ridere di fronte al 5-5-5, alla bizona, a Canà – chiarissimo riferimento a quel vecchio combattente che era Oronzo Pugliese – che rimprovera il giornalista di aver contato che col 5-5-5 ci sarebbero quindici giocatori in campo (“Sono sedici, perché ti sei dimenticato il portiere”) e alle mille altre gag presenti in questo film.

Insomma, L’allenatore nel pallone è, a suo modo, un piccolo classico. E pazienza se non si può negare che è un B-movie. Potremo dire, al limite, che è un classico di Serie B.