MAI
QUAND’ANCHE LANCIATO
IN CIRCOSTANZE ETERNE
DAL FONDO DI UN NAUFRAGIO
SIA
che
l’Abisso
sbiancato
fermo
furioso
sotto un’inclinazione
plani disperatamente
d’ala
la sua
in
anticipo ricaduta da un male a spiccare il volo
e coprendo i getti
tagliando a filo i balzi
molto all’interno riassuma
l’ombra sepolta in profondo da questa vela alternativa
fino ad adattare
all’inferitura
la sua spalancata profondità come lo scafo
di una nave
che inclina sull’uno o l’altro lato
si prepara
s’agita e mescola
nel pugno che lo stringerebbe
un destino ed i venti
essere un altro
Spirito
per gettarlo nella tempesta
ripiegarne la divisione e passar fiero
divaricato dal segreto che detiene
invade il capo
cola nel cavo sommesso
diretto dell’uomo
senza nave
ovunque
vana
ancestralmente da non aprir la mano
contratta
oltre l’inutile testa
lascito nella scomparsa
a qualcuno
ambiguo
l’ulteriore demone immemoriale
avendo
da inesistenti contrade
indotto
il vegliardo a questa congiunzione suprema con la probabilità
questi
l’ombra puerile
carezzata e polita e arresa e lavata
ammorbidita dall’onda e sottratta
a dure ossa perdute tra le assi
nato
da un gioco
il mare con l’avo contro il mare
una sorte oziosa
di cui
il velo d’illusione ricaduto loro assillo
come il fantasma di un gesto
vacillerà
si calerà
follia
ABOLIRA’
COME SE
Un’insinuazione
al silenzio
in qualche vicino
volteggia
semplice
avvolta con ironia
o
il mistero
precipitato
urlato
vortice d’ilarità e d’orrore
dov’è l’abisso
senza cospargerlo
né fuggire
e ne culla l’intatto indizio
COME SE
sperduta piuma solitaria
salvo
che l’incontri o la sfiori a mezzanotte
e immobilizzi
nel velluto sgualcito da una cupa risata
questo biancore rigido
derisorio
in opposizione al cielo
troppo
per non segnare
esiguamente
chiunque
principe amaro dello scoglio
il capo se ne adorni come dell’eroico
irresistibile ma contenuto
dalla sua piccola ragione virile
come folgore
in pena
espiatorio e pubere
muto
La limpida e signorile aigrette
sulla fronte invisibile
scintilla poi fa ombra
una graziosa statura tenebrosa
in torsione di sirena
con impazienti estreme squame
riso
che
SE
di vertigine
eretta
il tempo
di schiaffeggiare
diramate
una roccia
falso maniero
subito
evaporato in nebbie
che impose
un limite all’infinito
ERA
nato stellare
SAREBBE
peggio
non
di più né di meno
indifferentemente ma altrettanto
IL NUMERO
SE ESISTESSE
altro che allucinazione sparsa agonia
SE COMINCIASSE E CESSASSE
non sgorgando che negato e chiuso quando apparso
infine
da qualche profusione diffusa in rarità
SI CIFRASSE
evidenza della somma per poco che una
SE ILLUMINASSE
IL CASO
Cade
la piuma
ritmica sospensione del sinistro
seppellirsi
nelle schiume originarie
da cui sussultò poco fa il suo delirio fino a una cima
appassita
dalla neutralità autentica del baratro
NULLA
della memorabile crisi
o si fosse
l’evento
compiuto in visita di ogni esito nullo
umano
AVRA’ AVUTO LUOGO
un’elevazione ordinaria verso l’assenza
SE NON IL LUOGO
inferiore sciabordio come per disperdere l’atto vuoto
bruscamente che se no
con la sua menzogna
avesse fondato
la rovina
in quei paraggi
dal vuoto
in cui dissolve ogni realtà
FUORCHE’
all’altitudine
FORSE
così lontano che un luogo
fonde con al di là
fuori dell’interesse
quanto a lui segnalato
in generale
secondo tale obliquità tale pendenza
di fuochi
verso
dev’essere
il Settentrione anche Nord
UNA COSTELLAZIONE
fredda d’oblio e desuetudine
non tanto
che non enumeri
su qualche superficie vacante e superiore
il successivo urto
sideralmente
d’un conto totale in formazione
vegliando
dubitando
rotolando
brillando e meditando
prima di fermarsi
a qualche punto ultimo che lo consacri
Ogni pensiero emette un Colpo di Dadi