Alessandro Diamanti (Prato, 2 maggio 1983) alias Alino è l’ultimo, di una lunga lista, di campioni che hanno lasciato la nostra Serie A.
I miei amici potrebbero pensare che il mio dispiacere per la partenza di Alino sia dovuta al fatto che era uno dei miei titolari inamovibili al fantacalcio, in realtà questo è solo l’ultimo dei miei problemi, il primo è che dovrei imparare a scegliermi meglio gli amici!
Io sono innamorato di Diamanti, calcisticamente parlando, sin da quando esordì in Serie A con il Livorno. Nel 2009 quando lasciò gli amaranto toscani un po’ mi dispiacque, ma sapevo che comunque nel West Ham di Zola avrebbe lasciato il segno. Andò proprio così, nonostante la squadra non fosse delle migliori, si salvò, ma a fine campionato Alino tornò in Italia, destinazione Brescia. Credo che dopo Baggio, il toscanaccio è sicuramente il giocatore con maggior classe che abbia mai vestito la maglia delle rondinelle, senza nulla togliere all’ottimo Hamsik. Vederlo correre, arrabbiarsi in campo, sbarrare quei suoi occhi grandi secondo me ha dato alla nostra Serie A un campione, il prototipo di genio e sregolatezza che sempre più manca nelle squadre, al massimo dotate di calciatori campioni più che altro negli eccessi fuori dal campo, che per la bellezza delle giocate. Diamanti è un vero numero 10, un fantasista che corre per la squadra e si sacrifica. Dopo l’esperienza con il Brescia, credevo avesse trovato la sua dimensione con il Bologna, piazza che gli ha dato in pochissimo tempo la fascia di capitano.
Con i rossoblu Alino ha passato solo 2 stagioni e mezzo, ma ha regalato ai tifosi felsinei tantissime gioie: goals spettacolari, inventato passaggi impossibili, tirato bombe da fuori area con il suo mancino, ma anche con il destro, dribling e tanti assist, da Di Vaio in poi gli arieti del Bologna hanno avuto un’ottima spalla. La squadra con Pioli è riuscita a giocare un buon calcio, pur non avendo interpreti di prima qualità, ma non esagero se dico che Diamanti è stato fondamentale per il gioco e i risultati ottenuti nelle ultime due stagioni.
Quando quest’anno ho sentito durante la finestra del mercato di gennaio di un possibile addio di Diamanti per il Guangzhou, la squadra cinese allenata da Lippi, ho pensato che si trattasse della classica bufala per vendere qualche copia in più, o alimentare la discussione nelle solite trasmissioni. Purtroppo mi sbagliavo. La Cina ci fa concorrenza anche sui campioni e ci porta via un protagonista assoluto della Serie A. Mi mancheranno i suoi occhi spiritati, le discussioni con i direttori di gara, la faccia da cattivo ragazzo accentuata dai tatuaggi degli eroi moderni, ribelle, a suo modo anticonformista, a iniziare dall’acconciatura dei capelli che sembra accentuare la potenza dei suoi scatti e mostrare con maggiore evidenza i falli che i difensori avversari erano costretti a commettere per fermare il suo genio. I tifosi del Bologna nelle ultime partite gli hanno riservato un pessimo trattamento, in vista di una sua probabile, poi reale, partenza. Peccato aver rovinato l’armonia che c’era da entrambe le parti, anche se sono sicuro che le imprese fatte a Bologna rimarranno impresse nella memoria degli ultras, d’altronde un diamante è per sempre. Dalla 23° giornata la Serie A avrà meno fantasia, sarà meno bella, ma comunque the show must go on e, chissà che Alino non decida di ritornare, magari anche per continuare ad indossare la maglia della Nazionale.