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Un figlio dopo i 50 anni

Creato il 05 novembre 2012 da Molipier @pier78

Ieri, per la prima volta, ho guardato la trasmissione “Domenica Live” in onda su Canale 5 per ascoltare le parole di Carmen Russo ed Enzo Paolo Turchi riguardo la gravidanza della show-girl che il prossimo anno partorirà un figlio a 53 anni.

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La scorsa settimana Luciana Littizzetto si era espressa in termini oltremodo irrispettosi riguardo la vicenda privata ed intima di due personaggi pubblici che, pur avendo fatto una scelta condivisibile o meno, non intacca l’interesse pubblico (se non quello mediatico) e non priva nessuno di qualche beneficio. La Littizzetto aveva dichiarato che sarebbe stato più opportuno adottare un bambino piuttosto che partorirne uno ma già sotto questo punto si potrebbe intavolare un’altra discussione che apre altri scenari su come una coppia di sconosciuti debba dimostrare di essere in grado di crescere un figlio adottivo mentre una coppia di genitori illustri non ha bisogno di tutte queste verifiche.

Ma al di là delle polemiche e delle battute e oltre ad essere contento per loro, perché la nascita di un figlio è sempre un momento di gioia, bisognerebbe soffermarsi su quello che riguarda la vita del bambino fino alla sua adolescenza. A prescindere dal fatto che la fortuna gli abbia riservato due genitori piuttosto celebri che non gli faranno mancare nulla dal punto di vista materiale oltre a non fargli mancare il loro affetto si potrebbe discutere sull’egoismo. E’ egoista chi dà alla luce un figlio oppure è egoista chi sceglie di non averne? I sostenitori di uno e dell’altro punto di vista potranno argomentare la loro posizione con innumerevoli tesi per giustificare la propria scelta.

Riguardo l’età, ieri Carmen Russo diceva che avrebbe potuto pensarci anche prima, intorno ai 40 anni, ma la vita artistica in qualche modo ha avuto la priorità nonostante la coppia desiderasse un figlio e si fosse impegnata per riuscire ad averlo per dieci anni. Per smentire le critiche rivolte alla coppia in studio, la futura mamma ha dichiarato che ora il loro figlio potrà contare su due genitori più presenti ed Enzo Paolo Turchi ha sostenuto la moglie, affermando che alla sua età potrà dare molti più insegnamenti sulla vita rispetto ad un padre vent/trentenne.

Il discorso di Enzo Paolo Turchi mi trova d’accordo, ma non completamente. E’ vero che l’esperienza accumulata potrà permettergli di dare al figlio un’educazione morale importante ma dal mio modo di vedere, con il tempo verrà a mancare l’importanza della partecipazione fisica del genitore. Enzo Paolo Turchi ha 63 anni e mi chiedo quale tipo di partecipazione potrà dare al proprio figlio tra una decina o quindicina d’anni quando questi gli chiederà magari di fare una passeggiata in bicicletta insieme, due passaggi con il pallone oppure solo un passaggio in macchina. Per quanto possa essere lucido e in forma, il fisico di un settantottenne farà molta più fatica a compiere piccoli gesti che oggi sembrano normali. Quali risposte darà quando non sarà in grado di accontentare il bambino?

Forse, a questo proposito, potranno venire in aiuto i dieci anni in meno della madre perché – e questo è solo una mia idea – credo che nei limiti della coerenza sia più importante l’età della madre rispetto a quella del padre, non solo dal punto di vista della gravidanza ma anche da quello della crescita. Un bambino ha sempre più bisogno della madre che del padre e il supporto di chi porta il figlio nel grembo per nove mesi viene sempre ricercato, a qualsiasi età. Purtroppo la differenza di età potrebbe essere appena sufficiente solo per la prima fase di crescita per diventare comunque, con il passare degli anni, un limite.

Infatti, ecco cosa dichiara Susan Tollesfen, la madre più anziana d’Inghilterra, in un’intervista al Mail on Sunday:

Coloro che criticavano avevano ragione. [...] Non ho alcun rimorso di avere avuto Freya ma ho pagato un prezzo pesante al mio sogno di diventare madre. Mi è costato la relazione con Nick. Tu credi di essere innamorata di qualcuno e non ti rendi conto di quanto il rapporto con un marito o un convivente possa cambiare dopo che hai avuto un bambino. Specie se lui è più giovane di te. E mi ossessiona la prospettiva di lasciare sola Freya, di non avere davanti il tempo necessario per vederla crescere e diventare una donna. Il mio errore è stato di non averla prima.

Fonte: Corriere.it

Con tutto questo non voglio criticare la scelta della coppia che, grazie all’aiuto di Dio e della scienza, potrà godersi per alcuni anni il frutto della loro unione e del loro amore però non trovo giusta la giustificazione che la vita artistica li avrebbe portati ad essere genitori poco presenti. Davanti anche al solo desiderio di un figlio, le ambizioni andrebbero messe da parte, anche temporaneamente, altrimenti verrebbe da credere che non fosse così importante e sia trattata di una decisione più egoistica che amorevole.


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