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Un film maledetto e (forse giustamente) dimenticato…

Creato il 28 aprile 2010 da Massmedili

Locandina Gran Bollito 2/5

Nella curiosa lotteria delle riedizioni in Dvd rispunta questo molto oscuro episodio della storia cinematografica nazionale. Ma era veramente il caso di disseppellirlo?E’ la storia romanzata di Leonarda Cianciulli, la saponificatrice di Correggio, orrendo caso di cronaca nera passato un po’ nel dimenticatorio perché arrivato alla ribalta delle cronache fra il 1944 e il 1946, in piena fine della seconda guerra mondiale e con un’Italia da ricostruire.

Il progetto nasce da una collaborazione alla sceneggiatura ad altissimo livello: Mario Monicelli (poi defilato), Luciano Vincenzoni (la Grande Guerra, Signore e Signori) e Nicola Badalucco (La caduta degli Dei). L’idea è intrigante e documentata: la Cianciulli, semianalfabeta irpina trasferita in Emilia prima della guerra che ha subito 17 fra aborti e nascite di figli morti prima di mettere al mondo un unico figlio sano, non era solo un’assassina per rapina (come sentenziarono i giudici) o una folle, ma pensava di essere una strega con poteri paranormali, come scrisse nel suo diario.  Gli omicidi, rigorosamente di donne sterili, facevano parte di un rituale scaramantico per evitare la guerra e salvare il suo unico figlio dall’olocausto.

Il soggetto viene proposto prima a Roman Polanski che avrebbe dovuto farne il suo secondo fil italiano dopo Che? con il titolo di Black Journal, il Diario nero. Ma la faccenda non va a buon fine per una serie quasi incredibile di congiunture negative.

Passa qualche anno e ci riprova Marco Bellocchio con il presunto titolo de “La signora del delitto” o “dei delitti”. Ma non se ne fa nulla, anche qui con una serie di aneddoti incredibili sui guai passati.

Si arriva a metà anni Settanta, e (come racconta Badalucco nei contenuti speciali del Dvd) finalmente la palla passa a Mauro Bolognini che decide di sposare in pieno l’idea un po’ grottesca di Vincenzoni e Badalucco trasformando le povere zitelle assassinate dalla saponificatrice in travestiti: tre improbabilissimi Max Von Sydov, Alberto Lionello e Renato Pozzetto. I quali, tornati ai panni maschili dopo il loro omicdio come signorine, interpretano anche i carabinieri che catturano la protagonista.

Come rivela Badalucco, il film fu un vero e proprio incubo per la realizzazione, fra ritardi, incidenti, inspiegabili sfortune (incidenti a Shelley Winters, set rovinati, la morte inspiegabile di alcune eprsone che stavano lavorando al film). Tanto che molti superstiziosissimi protagonisti del nostro cinema si defilarono dal progetto pensando che portasse jella…

Risultato ai tempi dell’uscita del film: la critica attonita, una levata di scudi dai giornali cattolici, il pubblico perplesso, qualche tiepido applauso all’estero. Da noi l’oblio più totale.

In effetti la mano di Bolognini forse non era la più adatta per governare un pastiche così ricco e dannatamente complicato. Malgrado l’obiettiva bravura degli attori coinvolti, a partire da una Shelley Winters come al solito strepitosa,  l’insieme non lega. Lontano dalle pretese “d’avanguardia” assomiglia molto a una recita dei Legnanesi, la compagnia dialettale lombarda en travesti che gode di molti favori di pubblico ma non proprio di una critica entusiastica. Insomma risulta un po’ sgangherato.

Ma l’incerdibile sfortuna del progetto non finì con la catastrofica uscita del film: quattordici anni dopo Egisto Macchi, uno dei più raffinati musicisti contemporanei italiani, decise di trarre dalla storia della Cinciulli un’opera da camera ispirata al film. Prima della rappresntazione sia lui che la sorano che doveva interpretarlo morirono improvvisamente.

Insomma, un film strano, non molto attraente ma decisamente maledetto…


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