Un piccolo, grande film è stato presentato ieri in concorso alla Mostra. Tao jie (A Simple Life) di Ann Hui, la storia vera del rapporto d'affetto e d'amore (sì, amore: amore non carnale, ma spirituale e universale) tra un produttore cinematografico e la domestica settantenne al servizio della sua famiglia per cinque generazioni. Un lavoro minimale nello stile ma non nell'ispirazione, scandito dagli incontri tra un uomo in carriera e di buon cuore e una donna nata per servire, ma soprattutto per proteggere, accudire, salvare. Il film non ha scossoni, ha una fotografia limpida al servizio del digitale leggero, non ha progressione narrativa se non lo scorrere del tempo e, purtroppo, la degenerazione fisica della donna. La semplicità dell'operazione è in realtà il segnodella sua verità, ripiegata teneramente su un rapporto che non ha nulla di gratuito - nessuno dimentica che i due protagonista sono uno il padrone e l'altro la serva - e proprio per questo è un elogio commovente della volontà. .Tao jie è un racconto puro e onesto sulla responsabilità dei sentimenti: un argomento esattamente speculare - e dunque limpido laddove il cinema è spesso disperato - a quello di altri film visti qui a Venezia, primo fra tutti il discusso Alpis di Yorgos Lanthimos, che è una parabola lucida e un po' superficiale sulla società nell'era della riproducibilità tecnica dell'amore. I due film sono i due versanti della stessa medaglia, e rendono questa Mostra, nei suoi aspetti migliori, un appuntamento importante da vedere e decifrare.
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Un piccolo, grande film è stato presentato ieri in concorso alla Mostra. Tao jie (A Simple Life) di Ann Hui, la storia vera del rapporto d'affetto e d'amore (sì, amore: amore non carnale, ma spirituale e universale) tra un produttore cinematografico e la domestica settantenne al servizio della sua famiglia per cinque generazioni. Un lavoro minimale nello stile ma non nell'ispirazione, scandito dagli incontri tra un uomo in carriera e di buon cuore e una donna nata per servire, ma soprattutto per proteggere, accudire, salvare. Il film non ha scossoni, ha una fotografia limpida al servizio del digitale leggero, non ha progressione narrativa se non lo scorrere del tempo e, purtroppo, la degenerazione fisica della donna. La semplicità dell'operazione è in realtà il segnodella sua verità, ripiegata teneramente su un rapporto che non ha nulla di gratuito - nessuno dimentica che i due protagonista sono uno il padrone e l'altro la serva - e proprio per questo è un elogio commovente della volontà. .Tao jie è un racconto puro e onesto sulla responsabilità dei sentimenti: un argomento esattamente speculare - e dunque limpido laddove il cinema è spesso disperato - a quello di altri film visti qui a Venezia, primo fra tutti il discusso Alpis di Yorgos Lanthimos, che è una parabola lucida e un po' superficiale sulla società nell'era della riproducibilità tecnica dell'amore. I due film sono i due versanti della stessa medaglia, e rendono questa Mostra, nei suoi aspetti migliori, un appuntamento importante da vedere e decifrare.
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