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Sì, ho deciso. Per le elezioni comunali del 6-7 maggio ormai non sono più in tempo, pare che le liste siano già al completo. Ma per le prossime “prossime”, tra cinque anni, voglio essere pronto. Subito dopo lo spoglio delle schede, a urne ancora calde, mi metterò all’opera. Posso già preannunciare quale sarà l’unico punto del mio programma amministrativo: eliminare gli ingorghi davanti alle scuole.
Non se ne può più. Ieri ho visto un nonno attendere la nipote con la macchina in mezzo alla strada, all’uscita delle scuole medie. Quando era “soltanto” genitore non si è mai sognato di fare una cosa del genere. Lo so perché la figlia era mia compagna di classe e, come tutti noi, andava e veniva da scuola a piedi. Tranquillamente. Insomma, non eravamo dei fenomeni, ma attraversare la strada, guardare prima a destra e poi a sinistra (o viceversa), non era una roba difficilissima da assimilare. Di fatti, lo facevamo già in prima elementare. Quasi nessuno veniva accompagnato dai genitori, salvo i casi di natura disciplinare. E ce l’abbiamo fatta, incredibile. Ora no. Ma credo sia più una questione di status. Se non accompagni i tuoi figli, dimostri poca attenzione nei loro confronti. Negli orari di entrata e uscita, le strade davanti alla scuola elementare, alla scuola media e perfino al liceo (dove ci sono alunni che con la testa sfondano il tetto della macchina), sono intransitabili. Perché, oltretutto, è una corsa a chi si posiziona più vicino. Prima, seconda o terza fila non importa. Aspetto con ansia il giorno in cui qualche “suv-dotato” si arrampicherà sulle scale dell’ingresso per parcheggiare accanto al banco del figlio.
Tempo fa ho assistito ad una scena incredibile. Una mamma in doppia fila da venti minuti, due code di macchine interminabili nelle due direzioni di marcia, una strafottenza epica. Piccolo particolare: il portone dell’abitazione di questa graziosa signora dista trenta metri (ma forse sto esagerando) dal posto in cui sostava. Mi ero detto: “forse non devono andare a casa”. Anche se, nel caso in cui la figlia non fosse davvero in grado di percorrere da sola trenta metri di strada, avrebbe potuto benissimo lasciare l’auto davanti casa e attendere a piedi l’arrivo della ragazzina. E invece no. Ha aspettato lì, con le quattro frecce accese, a essere sinceri. Per poi ripartire, piano piano, tra le bestemmie degli automobilisti incolonnati, mettere la freccia (ineccepibile) e accostare pochi metri più avanti.
O le fai un applauso o le sfondi il parabrezza. Non ci sono alternative. Michael Douglas, in Un giorno di ordinaria follia, deve avere avuto a che fare con qualcosa del genere. Federico Fellini ha invece risolto la questione ricorrendo al genio, facendo cioè volare Marcello Mastroianni sul traffico di Roma, nel film 8 ½. Ma era Fellini.
Confermo, mi candido e appena eletto ordino il divieto di circolazione per un raggio di cento metri nei pressi degli edifici scolastici. Roberto Benigni docet (Johnny Stecchino): la “terza e più grave” delle piaghe che rovinano la Sicilia (e il Sud, più in generale) è il traffico. Risolto quello, anche tutto il resto dovrebbe andare meglio.
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