Russia e Ucraina
si stanno scontrando per avere la meglio su un'area geografica ben nota
all'immaginario storico, perché legata a numerosi conflitti fra popolazioni
diverse. Del resto la penisola di Crimea sorge su un posto invidiabile, un
ponte sul Mar Nero dal quale è possibile tenere d'occhio parte dei Balcani e
del Caucaso, dove anche le materie prime non scarseggiano. E pensare che si sta
parlando, in pratica, di un microcosmo ambientale legato alla giurisdizione di
Kiev, da un briciolo di terra non più largo di otto chilometri, pieno di
acquitrini e volatili in cerca di cibo, l'istmo di Perekop. Lo conferma
l'azione svolta pochi giorni fa dalle unità del Berkut, le forze militari
antisommossa della polizia che hanno assunto il controllo del perduto lembo
terrestre per bloccare l'accesso alle forze armate ucraine. Fa, dunque, un
certo effetto pensare che fra non molto di questo ponte naturale oggetto di
discordie e azioni di guerriglia potrà rimanere un lontano ricordo. E' quanto
emerge da uno studio effettuato da ricercatori ucraini del Centro idrometrico
della Crimea. Non vanno tanto per il sottile: «Nel giro di pochi anni la Crimea
potrà trasformarsi in un'isola a tutti gli effetti, rimanendo completamente
isolata dal continente». Il motivo? Il clima, o meglio, l'effetto serra. E'
ormai ben noto a tutti il progressivo incremento delle temperature su scala
globale, ma non altrettanto il fatto che alcune terre potrebbero sparire
dall'oggi al domani per le bizzarrie del mare, che, in gergo tecnico,
"trasgredisce" rubando chilometri alle terre emerse. E' l'eterno moto
di regressione e trasgressione che i mari affrontano quando il clima varia: gli
episodi più significativi si sono avuti con l'alternanza delle fasi geologiche di
gelo e disgelo, e non hanno risparmiato anche luoghi a noi molto vicini come la
Sardegna o l'Isola d'Elba. La prima era collegata alla Corsica e la seconda
alla terraferma. Basta osservare una mappa geologica del Quaternario per
verificare che, a causa dell'abbassamento dei mari, molte terre oggi coperte
dal Tirreno, erano un tempo abitate da uomini e animali; in Sicilia, per
esempio, l'uomo arrivò 27mila anni fa grazie all'emersione della cosiddetta
"sella sommersa dello Stretto di Messina". Ciò che è accaduto in Italia
migliaia di anni fa, con la fine della glaciazione wurmiana, potrebbe oggi verificarsi
in Crimea, dove negli ultimi anni il livello del Mar Nero è cresciuto per via
dell'effetto serra. I dati parlano di quaranta centimetri in pochi anni. «Di
questo passo basteranno altri cinquanta centimetri per separare completamente
la Crimea dell'Ucraina». Nicolai Kulbida, capo del Centro sovvenzionato da
Kiev, si riferisce in particolare alla zona del Sivas, nella parte orientale
della penisola, un sistema di baie noto anche col nome di "mare
marcio" (per via dello sgradevole odore emanato dai fondali durante la
bella stagione). Meno precipitosi gli esperti dell'Accademia delle scienze di
Crimea, che però non minimizzano il problema, sostenendo che il pericolo è
reale e che si dovrebbe soprattutto valutare lo stato delle infrastrutture,
strade e ferrovie. L'alternativa è la costruzione di nuovi ponti, come quello
che potrà sorgere fra non molto sullo stretto di Kerc. L'ha confermato anche
Dmitry Medvedev, due giorni fa.
Magazine Scienze
Russia e Ucraina
si stanno scontrando per avere la meglio su un'area geografica ben nota
all'immaginario storico, perché legata a numerosi conflitti fra popolazioni
diverse. Del resto la penisola di Crimea sorge su un posto invidiabile, un
ponte sul Mar Nero dal quale è possibile tenere d'occhio parte dei Balcani e
del Caucaso, dove anche le materie prime non scarseggiano. E pensare che si sta
parlando, in pratica, di un microcosmo ambientale legato alla giurisdizione di
Kiev, da un briciolo di terra non più largo di otto chilometri, pieno di
acquitrini e volatili in cerca di cibo, l'istmo di Perekop. Lo conferma
l'azione svolta pochi giorni fa dalle unità del Berkut, le forze militari
antisommossa della polizia che hanno assunto il controllo del perduto lembo
terrestre per bloccare l'accesso alle forze armate ucraine. Fa, dunque, un
certo effetto pensare che fra non molto di questo ponte naturale oggetto di
discordie e azioni di guerriglia potrà rimanere un lontano ricordo. E' quanto
emerge da uno studio effettuato da ricercatori ucraini del Centro idrometrico
della Crimea. Non vanno tanto per il sottile: «Nel giro di pochi anni la Crimea
potrà trasformarsi in un'isola a tutti gli effetti, rimanendo completamente
isolata dal continente». Il motivo? Il clima, o meglio, l'effetto serra. E'
ormai ben noto a tutti il progressivo incremento delle temperature su scala
globale, ma non altrettanto il fatto che alcune terre potrebbero sparire
dall'oggi al domani per le bizzarrie del mare, che, in gergo tecnico,
"trasgredisce" rubando chilometri alle terre emerse. E' l'eterno moto
di regressione e trasgressione che i mari affrontano quando il clima varia: gli
episodi più significativi si sono avuti con l'alternanza delle fasi geologiche di
gelo e disgelo, e non hanno risparmiato anche luoghi a noi molto vicini come la
Sardegna o l'Isola d'Elba. La prima era collegata alla Corsica e la seconda
alla terraferma. Basta osservare una mappa geologica del Quaternario per
verificare che, a causa dell'abbassamento dei mari, molte terre oggi coperte
dal Tirreno, erano un tempo abitate da uomini e animali; in Sicilia, per
esempio, l'uomo arrivò 27mila anni fa grazie all'emersione della cosiddetta
"sella sommersa dello Stretto di Messina". Ciò che è accaduto in Italia
migliaia di anni fa, con la fine della glaciazione wurmiana, potrebbe oggi verificarsi
in Crimea, dove negli ultimi anni il livello del Mar Nero è cresciuto per via
dell'effetto serra. I dati parlano di quaranta centimetri in pochi anni. «Di
questo passo basteranno altri cinquanta centimetri per separare completamente
la Crimea dell'Ucraina». Nicolai Kulbida, capo del Centro sovvenzionato da
Kiev, si riferisce in particolare alla zona del Sivas, nella parte orientale
della penisola, un sistema di baie noto anche col nome di "mare
marcio" (per via dello sgradevole odore emanato dai fondali durante la
bella stagione). Meno precipitosi gli esperti dell'Accademia delle scienze di
Crimea, che però non minimizzano il problema, sostenendo che il pericolo è
reale e che si dovrebbe soprattutto valutare lo stato delle infrastrutture,
strade e ferrovie. L'alternativa è la costruzione di nuovi ponti, come quello
che potrà sorgere fra non molto sullo stretto di Kerc. L'ha confermato anche
Dmitry Medvedev, due giorni fa.
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