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Un lutto veramente grande per noi

Creato il 23 novembre 2013 da Conflittiestrategie

So adesso della morte di Costanzo Preve avvenuta questa mattina. L’avevo sentito al telefono un paio di settimane fa all’incirca; non certo bene, ma comunque senza che ne avessi una sensazione di precipitazione degli eventi. Sono riuscito infine a parlare con la moglie, ma non ho voluto insistere nei particolari per ovvii motivi. Purtroppo ancora un incidente, una caduta disatrosa e poi, insomma, condizioni generali per cui il cuore non ha retto. E’ passato dal sonno a quello più lungo e sempre eguale a se stesso. Non ho gran che voglia di scrivere molto al momento. Circa 40 anni di conoscenza con non so quanti eventi in comune: culturali, politici, di frequentazione di tipo famigliare, ecc. Non mi metto, scusatemi, a biascicare la solita retorica del cameratismo, della lotta comune, degli ideali coltivati insieme (e delusi) ecc. ecc. Dico solo che sempre più odio il tempo che tutto corrode e guasta. Sono rimasto perplesso nel leggere in facebook alcune litanie con in mezzo il solito Dio che lo dovrebbe accogliere, ecc. Non ho nulla contro i credenti, mai avuto nulla; tuttavia, non ho mai conosciuto Preve in quanto credente (se non nell’Uomo, credenza su cui non eravamo d’accordo, ma è altra cosa). In ogni caso, non mi sento di onorarlo augurandogli di essere ricevuto in chissà quali luoghi misteriosi. Il mio augurio sincero è che il Nulla lo avvolga come tutti noi, che egli divenga appunto polvere che si mischia ad altra polvere. E che invece restino i suoi pensieri, i suoi scritti; e che chi l’ha conosciuto ne porti in serbo il ricordo e, se può, lo tramandi. Il ricordo, quando è positivo e financo bello, in fondo duole sempre; e l’idea che mai più si rivedrà una persona con cui si è discusso, riso, mangiato e bevuto, litigato e poi rappacificato, ecc. provoca un senso di straniamento e di vera inutilità e mancanza di senso di questa nostra esistenza, che non ha nulla di essenziale e non risponde ad alcuna finalità conosciuta e non soltanto fantasticata. Non amo consolazione alcuna: l’amico morto non vede né sente più nulla e nessuno lo rivedrà più se non nella memoria, cioè in una “non esistenza”. Non c’è nessuno che lo accolga da qualche altra parte, non c’è altro luogo in cui si riposerà e non patirà più affanni. Resta solo ciò che può averci insegnato e nemmeno sappiamo oggi quanto questo insegnamento durerà, se fruttificherà o inaridirà. L’unica certezza è che passerà poco tempo (un “istante” per me, appena “qualche secondo” in più per i “ragazzi” che lo conoscevano) e poi, uno alla volta, andremo a mischiarci anche noi alla polvere o alle onde della Terra (che durerà certo molto più a lungo, ma anch’essa farà una “brutta fine”). Mi dispiace, ma non mi sento di avere pensieri consolatori, mi hanno sempre irritato e ho sempre fatto disperare il mio padre confessore fin da piccolo (pur essendo battezzato, comunicato, cresimato). In ogni caso, ricorderò sempre Costanzo, fa parte integrante della mia vita per una buona metà (e più) del suo percorso; e mi crea come sempre un profondo affanno il pensiero: non ho più possibilità di vederlo (e nemmeno di telefonargli). Comunque anche questo affanno alla fine non sarà più perché non esisterà più il suo portatore. E questo è tutto, non so dire altro.


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