“Qui lo spazio di tempo che intercorre tra azione e reazione è brevissimo, puoi constatare l’impatto delle tue scelte manageriali sui risultati aziendali in tempi molto brevi, comparati a quelli europei. Il risultato è che -in cinque anni in Cina- puoi fare le stesse esperienze che -in Europa- ti richiederebero almeno il doppio di anni di carriera“: è netto, nel suo giudizio, Simone Rancan, 39enne Managing Director presso una multinazionale svizzera a Changzhou, in Cina.
Storia che prende le mosse da una laurea in Ingegneria Meccanica, quella di Simone: la Svizzera è il Paese che entra presto nel suo destino, con una tesi presso il Politecnico Federale di Zurigo. Il ritorno in Italia avvieve poco dopo, nell’azienda che ne aveva sponsorizzato il lavoro di laurea: l’avvio lo lascia un po’ perplesso, in verità. L’inizio di carriera avviene infatti nell’ufficio acquisti. Pazienza. La scalata è tutta da fare.
“Sentivo chiaramente di non essere utilizzato per quelle che erano le mie potenzialità“, riflette Simone a posteriori: la svolta però è dietro l’angolo. Ed è in qualche modo nel destino. Ancora una volta la Svizzera viene in soccorso, insieme al Paese del suo futuro… la Cina. L’azienda italiana si fonde con una elvetica: il passo successivo è l’avvio di affari nella Terra di Mezzo. Occorre qualcuno che parta per l’Estremo Oriente. Simone si propone. E lascia l’Italia.
Da lì si dipana la sua carriera in Cina: dopo un quadriennio di spola con l’Italia, avviene il passaggio a un altro gruppo, sempre tricolore, attivo nella costruzione di macchine tessili. Dopo un anno Simone è managing director, con l’obiettivo di portare a termine un delicatissimo processo di ristrutturazione aziendale.
L’ultima -per ora- tappa del suo percorso professionale vede Simone tornare, segno del destino, ancora alla Svizzera: un gruppo elvetico cerca un “managing director” che coordini tutta l’attività in Estremo Oriente. La selezione è durissima. Simone la passa: “la scelta è stata fatta al 100% sulla base delle mie capacità, non per raccomandazioni, o perché qualcuno mi avesse suggerito“, ricorda con soddisfazione. A neppure 40 anni dirige uno stabilimento di 1200 persone, situato in una città in rapida crescita della cosiddetta Cina “di seconda fascia”.
Ospte della puntata è Francesco Soletti, vicepresidente di Aldai Federmanager. Proprio Aldai ha pubblicato nei mesi scorsi una ricerca, nella quale evidenzia come i giovani manager in Italia siano una specie assimilabile ai “panda”. Sempre pochi, rispetto agli altri Paesi europei. Quasi in via di estinzione…
Nella rubrica “Expats” spazio al settimo appuntamento con la rubrica “Andata e Ritorno”: Aldo Mencaraglia di Italiansinfuga ci consiglia come inserirsi rapidamente e senza traumi in un Paese straniero. Lorenzo Pompei de La Fonderia dei Talenti ci racconta invece del nuovo progetto “Il Club dei Fonditori”, grazie al quale anche professionisti italiani all’estero possono fornire il proprio contributo di idee, per rendere l’Italia un Paese di “circolazione dei talenti”.
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La discussione di aprile: “Il premier più giovane nella storia guida un Governo di “under 50″: l’occasione per una svolta generazionale, nella Penisola? Se sì, quali sono le vostre richieste al nuovo esecutivo, per non emigrare all’estero… o -meglio ancora- per progettare un ritorno in Italia? Inviate poche -concrete- proposte, da girare al Governo”
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