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Un mondo senza i vetri

Creato il 10 gennaio 2012 da Unarosaverde

I negozi qui non hanno vetri. Sono parallalepipedi senza una faccia. Immaginatevi garage di ogni dimensione, da quelli che al massimo possono ospitare una Vespa o poco piu’, a quelli che accolgono un parcheggio di modeste dimensioni. Pensateli a volte rialzati di un paio di gradini dal ciglio dalla strada. Intonacateli nella mente di bianco sporco o beige, riempiteli di scaffali su cui sono depositati vestiti, cibo, ricambi metallici, frutta, farmaci. A separarli dal resto del mondo c’e’ solo una serranda grigia, che la sera si srotola e si incatena ad un grosso lucchetto e la mattina sparisce in cima, invisibile.

I ristoranti qui non hanno vetri: i tavoli occupano le soglie d’ingresso senza trovare ostacoli. La cucina e’ in un angolo: la sera una ribalta di legno e’ sufficiente per proteggere piastra e lavandino.

Le case qui non hanno vetri: dalle alte grate di ferri nero si intravedono i patii, i salotti, le sedie a dondolo e le amache tese nella penombra. Quando arriva la notte si accostano alte persiane di legno scuro e si tira un catenaccio, perche’ non sbattano, non per impedire che vengano forzate.

Le chiese qui mettono a nudo l’unica navata centrale e le persone entrano, si siedono qualche minuto sulle panche chiare e poi se ne vanno, senza lo sbattere secco dei portoni pesanti. Bambini e palloncini colorati d’azzurro coloravano l’altare questa sera, nella preparazione festosa di una processione per le strade di Valladolid, la versione contadina e turistica di Campache, elegante signora.


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