La vicenda del decreto salva Roma si presta ad evidenti e lapalissiane considerazioni che nessun commentatore politico, però, osa raccontare.
Primo – Al di là dei contenuti del Dl, l’intervento di Napolitano è, ancora una volta, “oltre”. Il Presidente della Repubblica può ravvisare vizi di forma rispetto alla costituzionalità dei provvedimenti, ma non può intervenire sulla sostanza che, anche se orribile, spetta a Governo e Parlamento. Se no l’Italia è un’altra cosa. I 5 stelle qualche ragione, in questo senso, ce l’hanno, eccome se ce l’hanno!
Secondo – In un paese , nemmeno normale, ma appena decente, Un Governo sfiduciato dal Presidente della Repubblica, si dimetterebbe un secondo dopo. E, siccome il “Salva Roma” era diventato una specie di elenco della “mance” della maggioranza e di parte dell’opposizione, anche il Parlamento, con il suo ritiro, essendo stato sfiduciato una seconda volta, sarebbe dovuto andare a casa. Invece sono ancora tutti lì a fare gli impiegati del Presidente.
Terzo – La segreteria del Pd continua nel giochino, ormai diventato stantio, di sconfessare l’operato dei suoi gruppi parlamentari e di criticare l’operato del suo Governo. Domanda ma che partito dirige la segreteria e di quale partito fanno parte il Presidente del Consiglio, la gran parte dei Ministri e quei gruppi parlamentari?
P.S. – Tra le tante contraddizioni che circolano sotto l’albero, voglio segnalare anche quella dei Giovani Turchi del Pd, che criticando il Job Act sul lavoro di Renzi, hanno affermato che è inutile come la riforma Fornero. Giù la bruttissima riforma Fornero. Ma chi l’ha votata e chi l’ha approvata? Ma loro naturalmente!