[Traduzione di Francesco D’Eugenio da :Un’occasione per Hamas in Cisgiordania | Stratfor]
La politica in Palestina sta cambiando drammaticamente. Hamas, il partito islamista radicale che da tempo controlla Gaza, è in ascesa, mentre la senescente leadership del laico Fatah vede la sua rilevanza svanire.
Due recenti visite di ufficiali palestinesi illustrano la tendenza in atto. La visita di tre giorni in Turchia del Presidente dell’Autorità Palestinese Mahmoud Abbas, terminata il 12 dicembre, è avvenuta due giorni dopo che il leader di Hamas Khaled Meshaal ha guidato un raduno a Gaza ed ha parlato della necessità che Hamas e Fatah superino le ostilità del passato. Abbas doveva discutere con la leadership turca i modi in cui i due gruppi rivali avrebbero potuto riconciliarsi.
Diversi fattori potrebbero ancora rallentare e persino impedire l’ascesa di Hamas — non ultimo tra questi la posizione di Israele sullo sdoganamento di Hamas. Ma le dinamiche regionali attuali, innescate dalla sollevazione araba e guidate dall’ascesa dei movimenti islamisti in Egitto, Tunisia e altrove, daranno ulteriore slancio all’ascesa di Hamas.
Analisi
L’esito della recente guerra a Gaza ha aumentato la fortuna politica di Hamas. Il gruppo seguiva già una traiettoria ascendente dall’inizio della Primavera Araba, specialmente dopo che Mohammed Morsi, leader della Fratellanza Musulmana, assurse alla presidenza egiziana. Il segno più evidente della ritrovata fiducia di Hamas è la visita di Meshaal a Gaza. È stata la sua prima visita ai Territori Palestinesi da quando lasciò la Cisgiordania a seguito della guerra Arabo-Israeliana del 1967, e la prima visita a Gaza in assoluto. Il Governo Egiziano sotto l’ex presidente Hosni Mubarak si opponeva a una tale visita perché vedeva nel movimento islamista palestinese una minaccia alla propria sicurezza nazionale; Israele, naturalmente, non permetteva che Meshaal visitasse i Territori e a dire il vero cercò di assassinarlo in Giordania nel 1997.
Un’amministrazione connivente al Cairo, e il cessate il fuoco che ha posto fine alla guerra a Gaza a novembre hanno creato le condizioni giuste per la visita di Meshaal. La visita segue per Hamas il riconoscimento ottenuto dagli attori regionali, tra cui il Qatar, la Giordania ed altre capitali arabe, dopo che il gruppo decise di porre fine ai suoi rapporti con la Siria. Il leader di Hamas parlò ad un vasto raduno cui parteciparono anche rappresentanti da Egitto, Libia, Tunisia, Algeria, Indonesia e Malesia. Meshaal fece un commento chiave in relazione alla lotta per il potere tra Hamas e Fatah, affermando che era giunto il tempo perché ambo le parti mettessero da parte i propri errori. Hamas decise di appoggiare l’iniziativa di Fatah che ha portato al voto dell’Assemblea Generale dell’ONU del 29 novembre, e al riconoscimento della Palestina come stato non membro.
Difficile riconciliare le parti
I tentativi precedenti di riconciliare i due gruppi sono falliti, principalmente perché il mondo arabo era allineato con Fatah, mentre Hamas costituiva il campo Siro-Iraniano. A causa dei radicali mutamenti politici nella regione, quest’ultimo tentativo di riconciliazione ha molte più possibilità di riuscita. Stratfor ha appreso che i Turchi premeranno perché Abbas prenda l’iniziativa in politica estera, lasciando ad Hamas un ruolo maggiore negli affari interni, specialmente in Cisgiordania.
La rivalità tra i due gruppi sembra essersi placata, ma non è scomparsa. Fatah è in una posizione debole e probabilmente non accetterà un accordo che a lungo termine minerebbe la sua posizione. Ma isolare Hamas non ha funzionato; il movimento islamista è cresciuto a dispetto degli sforzi di Fatah per bloccarlo. Per Fatah, un metodo migliore per cercare di contenere Hamas è pertanto quello di coinvolgerla in un patto per la divisione del potere. I governi arabi emergenti, assieme alla Turchia, vedono la formazione di uno stato palestinese coeso come loro interesse. Una tale entità sarebbe per loro una leva per far pressione su Israele.
Abbas è in Turchia perché sa che il Governo Turco è vicino ad Hamas e che Ankara può convincere questa a lavorare con Fatah. Allo stesso tempo, Hamas, la Turchia e gli altri attori regionali si rendono conto del fatto che Fatah, seppur indebolita, non può essere ignorata, e sanno che Hamas e Fatah dovranno lavorare insieme perché i Palestinesi possano eventualmente ottenere uno stato.
Ciascuna delle due parti ha dimostrato la sua volontà di tollerare l’altra nel proprio territorio. Fatah ha concesso ad Hamas il permesso di organizzare le celebrazioni per il suo 25° anniversario nella città di Nablus in Cisgiordania il 13 dicembre; Hamas permetterà che Fatah faccia lo stesso a Gaza il prossimo mese, per il 48° anniversario del movimento laico.
Un campo da gioco in pendenza
Rimane, comunque, un forte squilibrio di potere. Mentre Hamas è divenuta più forte - specialmente dopo la recente guerra tra Israele e Gaza – Fatah è rimasta al palo, e la sua recente e vittoriosa manovra alle Nazioni Unite non ne ha arrestato il declino. Abbas e il suo entourage hanno dovuto riconoscere i progressi di Hamas, e la decisione di Fatah di proseguire fino al voto all’ONU è stata dettata, probabilmente, dal bisogno di esibire un risultato proprio.
Questa mossa dà a Fatah almeno qualche spazio di manovra per contrattare con Hamas l’accordo in agenda. Qualunque sarà l’accordo, Fatah dovrà permettere ad Hamas di ristabilirsi in Cisgiordania. Hamas da parte sua può dare spazio a Fatah nella Striscia di Gaza, nel tentativo di bilanciare la presenza di gruppi jihadisti e salafiti.
Hamas guadagnerebbe molto di più dall’accesso alla Cisgiordania di quanto Fatah può sperare di ottenere a Gaza, perché le fazioni islamiste monopolizzano la scena politica della Striscia. Fatah è anche gravata dalla propria immagine, quella della versione palestinese del tipo di regime arabo laico che sta scomparendo dalla regione. In Cisgiordania il malcontento verso Fatah e la sua amministrazione è generale. Ci sono segnali di frustrazione e perdita di fiducia in Fatah, e le autorità palestinesi in Cisgiordania sono considerate vecchie, corrotte e inefficaci. Ciò crea un’opportunità che Hamas può sfruttare.
Fatah ha perciò bisogno di un avvicendamento generazionale al vertice. Sotto Abbas e i suoi più fidati collaboratori, Fatah ha perso coesione come organizzazione. Allo stesso tempo, il secondo livello del partito probabilmente rifiuterà di accettare Hamas come l’elemento di controllo in un’Autorità Palestinese e un’Organizzazione per la Liberazione della Palestina riformate — il solo modo di impedire ad Hamas di dominare la scena politica palestinese è di limitarne l’accesso alla Cisgiordania. Il percorso per raggiungere un accordo, e il relativo dibattito interno, finiranno con l’esacerbare le fratture esistenti all’interno di Fatah, ed in futuro Hamas sfrutterà tutto ciò.
La Cisgiordania non è poi così laica — nelle elezioni del 2006, Hamas ha schiacciato Fatah, specialmente in Cisgiordania, conquistando 74 dei 132 seggi nel Consiglio Legislativo Palestinese. Per Hamas c’è dunque moltissimo spazio politico da sfruttare, specialmente in vista dell’attuale declino di Fatah. Nel frattempo, Gaza è molto più islamista di quanto la Cisgiordania non sia laica. Prove lampanti ne sono la presenza e l’autorità di Hamas, della Jihad Islamica Palestinese, dei Salafiti e dei jihadisti. Fatah non andrà molto lontano a Gaza.
Gli attori regionali
La cooperazione della Giordania è un altro fattore chiave che determinerà il ritorno di Hamas in Cisgiordania. I buoni rapporti tra Hamas e il regime hashemita sono evidenziati dalle due visite al regno di Meshaal — cittadino giordano ed esiliato dal paese per 13 anni — e dai suoi incontri con il Re di Giordania Abdullah II. Difatti, il re giordano ha richiesto l’aiuto di Meshaal nel tentativo di porre fine al boicottaggio delle elezioni parlamentari di gennaio da parte della Fratellanza Musulmana.
Amman ha diverse ragioni per collaborare con Hamas. Primo, la Giordania semplicemente non può ignorare Hamas, specialmente da quando il gruppo (che è essenzialmente la Fratellanza Musulmana Palestinese) è in ascesa. Nel frattempo, il declino di Fatah ha creato la necessità di un partner palestinese più affidabile — Hamas ha bisogno della Giordania, perciò non cercherà di indebolire Amman. Per finire, i tumulti nel mondo arabo hanno reso evidente come i governanti non possano ignorare gli umori popolari, e la cooperazione con Hamas aiuterà Amman in politica interna.
Sebbene Amman abbia accolto i leader di Hamas nel paese, non è chiaro fino a che punto permetterà al movimento islamista di usare la Giordania nei suoi tentativi di insediarsi in Cisgiordania. La posizione di Amman si è indebolita nel corso della Primavera Araba. Hamas potrebbe stabilizzare la Cisgiordania, e la cooperazione di Amman si realizzerebbe solo in cambio di garanzie sulla stabilità del regime giordano.
Ma Hamas non potrà espandersi in Cisgiordania, se Israele non lo permetterà. La divisione ideologica e il conflitto tra i Palestinesi erano l’ideale dal punto di vista israeliano. Finché sono divisi, i Palestinesi non rappresentano che una piccola minaccia per Israele, che può peraltro giustificare la sua resistenza ai negoziati per la creazione di uno stato palestinese adducendo la mancanza di un partner credibile per il dialogo.
La realtà sta cambiando rapidamente, e gli attori regionali hanno accordato sempre più credito ad Hamas. Israele stessa lo sta facendo, evitando di bloccare la visita di Meshaal a Gaza. Israele potrebbe non essere in grado di fare molto in merito ad Hamas a Gaza, ma avere a che fare con Hamas in ambedue i territori non è negli interessi di Israele.
Eppure, con gli stati arabi e la Turchia che appoggiano sempre di più Hamas, potrebbe diventare piuttosto difficile per Israele tenerlo fuori dalla Cisgiordania. Negli anni recenti inoltre, i negoziati Israele-Hamas (sebbene indiretti e su problemi tattici) si sono dimostrati più duraturi dei negoziati con Fatah, ed Israele potrebbe negoziare con più profitto con un governo palestinese guidato da Hamas.
Dovrà passare ancora molto tempo prima che Hamas riguadagni la dimensione che aveva in passato in Cisgiordania — e ancor più prima che possa soppiantare Fatah alla guida del movimento nazionale palestinese. Ma la nuova dinamica geopolitica nella regione allargata ha contagiato i Territori Palestinesi, dove ha accelerato un processo già in corso, l’ascesa di Hamas. È questa la nuova realtà che Israele dovrà ora capire come gestire.