Magazine Diario personale

Un’offerta speciale – SEI

Da Icalamari @frperinelli
Due storie, o forse tre, in una

[CINQUE]

whisky

SEI

 

L’ultima volta che aveva trascorso la notte in casa sua, Mimì aveva trovato suo padre intento a versarsi un dito di qualcosa nel bicchiere.

-  Anche mamma quando non riesce a dormire prende un po’ di quel sonnifero.

Cesare provò un senso di imbarazzo acuto. Mentre la figlia avanzava verso il tavolo al centro della stanza la bottiglia venne riposta in fretta sullo scaffale. La bambina fissò le mani strette in difesa del contenuto del bicchiere.

- Anche tu non puoi dormire?

- Io? Certo che sì.

Mimì rimase in attesa di una precisazione che non venne data, ma il padre andò a versare il whisky nel lavandino e tornò a sedersi di fronte alla figlia.

- E tu, perché sei in piedi?

- Si può sapere dove vai domani?

Cesare ancora una volta notò, con una punta di orgoglio, la sua capacità di replicare con tanta fedeltà gli schemi comportamentali degli adulti. Una domanda in risposta a una domanda. Tamburellò sul mento con tre dita, poi rispose:

- Mettiti la giacca, che ti ci porto.

Erano ancora le prime avvisaglie dell’autunno, un uomo passeggiava tenendo per mano una bambina, all’aria era ferma e tiepida dei marciapiedi deserti nel cuore della notte.

Attraversarono un ponte chiacchierando, finché si fermarono davanti a un cartellone che reclamizzava un dentifricio. L’uomo indicò col dito il rettangolo di carta fissato con lo scotch al palo di sostegno. Al centro la sagoma sfocata di un cane di grossa taglia, guardava verso l’osservatore, scondinzolando in bianco e nero.

Il testo annunciava una ricompensa per chi l’avesse ritrovato .

- Ecco.

- Vuoi dire che parti alla ricerca di quel cane?

- No. – Le lasciò il tempo di formulare la domanda successiva.

- E allora dov’è che vai?

- Alla ricerca di qualcosa che non riesco più a trovare. Che io e tua mamma non troviamo più. Ma di cui abbiamo un grandissimo bisogno.

- Allora lo farai anche per lei?

- Penso di sì. Penso che la ricompensa riguardi tutti e due.

- Tornerai con un mucchio di soldi?

- No-o-o… – sorrise Cesare, – Non lo so, Mimì, non credo. Adesso torniamo indietro.

Lei rispose con uno sbadiglio a bocca spalancata, e aprì le braccia per farsi tirare su. Come il padre la strinse a sé, la testa si posò sulla sua spalla, e prese a ciondolare inerte dopo i primi passi.

Cesare stava infilando la chiave nella toppa del portone quando una forte luce, puntata in faccia, gli fece corrugare l’espressione e portare una mano alla fronte. Confuso com’era, non si rese conto di trovarsi già all’interno della quinta replica delle passate notti.

- Cesar Andreevic?

Senza dargli il tempo di rispondere, venne fatto entrare a forza in un’auto che non aveva visto arrivare, accostata al marciapiede. Nella concitazione perse il senso dello spazio e, semisdraiato all’interno del veicolo, si tastò con angoscia la spalla dove poco prima avvertiva il peso di chi per lui era diventata la persona più preziosa al mondo. Un uomo si accomodò al suo fianco e lo spintonò verso l’altra portiera. Davanti presero posto l’autista e un terzo personaggio.

I gorilla arrivarono sulla scena pochi secondi dopo che l’auto si era dileguata in fondo al viale su cui si affacciava la discoteca. Restarono interdetti, si guardarono l’un l’altro, incerti se dare l’allarme o attenersi alle istruzioni che il ministro aveva lasciato loro, nel caso la sua ricerca della ragazza lo avesse allontanato troppo da quel luogo.

Lo attesero un’oretta,  nascondendosi tra le ombre dei palazzi, come ubriaconi senza domicilio, nel timore di venir notati. Verso le tre, Cesar sbucò da dietro un angolo e affrettò il passo sul viale mentre si aggiustava al collo la cravatta.

- Tutto bene capo?

- Sicuro. Andiamo via, ora.

Infilandosi nell’auto di servizio, distribuì a ciascuno un biglietto di una certa consistenza e diede ordine di riportarlo a casa.

I generali avevano parlato a lungo, dilungandosi sui dettagli del piano concordato con le menti dei rivoltosi. Lui avrebbe avuto un ruolo secondario, ma gli veniva garantito un incarico di notevole prestigio, nella spartizione del potere del nuovo governo.

Cesar, durante il tragitto, rimuginò sui due incontri della serata. Disceso dall’auto, mise la mano in tasca per prendere le chiavi e si ritrovò un bigliettino piegato tra le dita.

Era stato strappato da un blocco per appunti. Sullo sfondo di un quadrettato azzurro, svettavano le lunghe aste e gli occhielli di un’elegante grafia femminile.

Decifratone il senso, una volta superato lo stupore e il turbamento, comparvero le istruzioni per raggiungere l’eliporto.


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