"Voto Renzi perchè almeno con Renzi si vince". Questo era il mantra di alcuni desaparecidos del Tafanus, e non solo. Non si sono mai preoccupati di spiegarci "COSA" si vincerebbe con Renzi. Una bambolina di pelouche? Un set di padelle rivestite in teflon? Una raccolta dei libri di Renzi? Un calendario di Maria Elena Boschi? Non lo sappiamo, perchè da quando questi desaparecidos hanno "vinto con Renzi" (wow! il mitico 40,8!), non hanno mai avuto la dignità di tornare qui per spiegarci cosa hanno vinto loro personalmente, e cosa ha vinto il paese.
Dopo aver perso alle regionali in Liguria (l'Ohio d'Italia), da sempre di sinistra; dopo aver straperso in Veneto con la strarenziana LadyLike Moretti, dopo aver "vinto" in Puglia col non renziano Emiliano (dove un pasticciaccio brutto ne impedisce per ora la proclamazione) e in Campania con l'ineleggibile De Luca, pluri-inquisito, e col sostegno di uddiccini, casalesi, e rottami di vario genere della vecchia politica, Renzi ci aveva spiegato che aveva vinto 5/2.
Ora, per piacere, l'ometto solo al comando venga con altrettanta protervia in TV, a spiegarci che LUI (non noi) ha perso le amministrative nelle città-capoluogo 4/5. Invece si è già affrettato a spiegare che si, in effetti ci sarebbe stata una sconfitta, ma che non sarebbe colpa sua. L'ometto è "responsabile delle vittorie", ma non delle sconfitte. E la sconfitta? E' orfona, per l'ometto di Frignano sull'Arno.
TafanusFLO SANDON'S E IL NEGRO ZUMBON - Scriveva nel 2004 Moni Ovadia su L'UNITÀ del 4 settembre:
"Francamente mi pare che non valga lo sforzo leggere le alte parole di certi autorevoli opinionisti per capire dove vogliano andare a parare sempre e comunque, basta ricordarsi una vecchia canzonetta di quando eravamo bambini che se non ricordo male ci diceva che di ogni sbaglio o abbaglio, ha colpa il ballo del bajon (in Veneto si continua tuttora a dire "Tuta colpa del bajon", n.d.r.)" [...]
Questa è l'ora più dura per Renzi premier. Il Nord gli ha voltato le spalle. Senza il Nord non si vincono le elezioni. E' un risveglio amaro anche per il Pd - tutto il Pd - devastato da una spaventosa questione morale, e incapace di trovare la bussola sul fronte dell'immigrazione. Salvini l'ha capito e infatti ogni giorno spara la sua cannonata. Oggi alle politiche si andrebbe a un ballottaggio Renzi-Salvini, altro che facile vittoria al primo turno.
Il tocco magico di un anno fa è svanito. E non perché si è fatto troppo poco di sinistra (Casson è uno dei ribelli anti-segretario al Senato, eppure ha rovinosamente consegnato la città alla destra); e nemmeno è bastato esibire il buono fatto in questi primi sedici mesi di governo ( il Pd non vince nemmeno a casa del ministro Boschi, la front-woman del renzismo, nonostante il candidato della Leopolda Bracciali abbia esibito la camicia bianca!).
Un anno fa, alle Europee, Renzi prese il 37 per cento in Veneto: era la prova che finalmente il centrosinistra s'imponeva nei territori storicamente ostili. Fu un'affermazione grandiosa. Stavolta non c'è stata partita né con un candidato renziano (Moretti) né con uno civatiano (Casson).
E' tornato il povero Pd di sempre. Cos'è successo? Non c'è il partito. Non si è voluto costruire una classe dirigente solida, tanto ci pensa Matteo. C'è solo Renzi.