Recentemente sul forum della Comunità di Anthropos è stata lanciata una discussione sulla figura dell’antropologo e sulla possibilità di istituire un ordine professionale degli antropologi.
L’idea è stata lanciata spesso in rete e non solo, ma l’unica proposta concreta in Parlamento è stata linkata da Alepisano proprio nella discussione sulla Comunità. Un progetto di legge che, anche se fa riferimento all’uomo come ente bioculturale, sembra comunque dedicato solo agli antropologi culturali.
In sintesi, un Ordine Professionale, nella nostra legislazione, rappresenta una determinata professione riconosciuta dallo Stato. Se lo Stato chiede una certa abilitazione per esercitare quella professione, allora il professionista deve iscriversi all’Ordine. In caso contrario si configura il reato di esercizio abusivo della professione secondo quanto stabilito dall’art. 348 del Codice Penale.
Il Consiglio dell’Ordine è un organo di autogoverno e di autodisciplina per tutti gli iscritti e ha lo scopo di tutelare la qualità dell’opera da loro svolta. Non sorprende allora che gli ordini professionali siano ricompresi tra gli enti pubblici che fanno riferimento al Ministero della Giustizia.
Ma cosa significherebbe creare un Ordine degli Antropologi? A cosa servirebbe? Istituire un Ordine avrebbe dei sicuri vantaggi:
- l’attività degli antropologi sarebbe tutelata, soprattutto se consideriamo che mancano in Italia albi professionali, sindacati o altre forme di riconoscimento e di tutela dei diritti del lavoro per questi professionisti. Da questo punto di vista, la mancanza di un Ordine limita anche la possibilità di lavoro professionale autonomo;
- l’Ordine è un organo di autogoverno e come tale può emanare norme giuridicamente riconosciute e codici deontologici a cui gli iscritti sono obbligati ad attenersi, evitando scorrettezze sia da parte dei colleghi che da eventuali terze parti;
- si accede a un Ordine solo dopo aver superato un esame di stato. Chi non lo supera non può esercitare la professione, e solo i più competenti superano l’esame;
- l’Ordine garantirebbe una maggiore autorevolezza sia per quanto riguarda l’accesso a procedure inerenti la professione sia per pareri tecnici chiesti da altre istituzioni;
- un Ordine può organizzarsi in materia previdenziale con una cassa sua propria, indipendente dalla cassa previdenziale pubblica, e può offrire assicurazioni e polizze mirate sia al professionista che ai suoi familiari.
Esistono degli svantaggi nell’istituzione di un Ordine degli antropologi? Sicuramente ci sono argomentazioni che sconsigliano la sua creazione:
- le specializzazioni dell’antropologia sono molteplici e continuamente in evoluzione, mentre un Ordine per sua natura è una realtà burocratica abbastanza rigida che ha bisogno di “incasellare” i suoi iscritti in attività ben definite;
- per entrare in un Ordine bisogna superare un esame di stato. A parte le considerazioni che si possono fare sullo strumento di selezione in sè, non superare l’esame non significa automaticamente essere esclusi dalla professione sul piano burocratico e formale;
- la burocrazia connessa alla gestione di un ordine tende a ripetersi su posizioni acquisite, evitando gli adeguamenti che possono essere richiesti nel corso degli anni, mentre le norme emanate mancano spesso di regolamenti snelli per favorire la loro appplicazione;
- l’iscrizione a un Ordine può risultare onerosa, a fronte di vantaggi minimi.
Esiste però un serio ostacolo all’istituzione di un Ordine degli Antropologi. L’Unione Europea ha emanato la Direttiva D36/2005/CE “relativa al riconoscimento delle qualifiche professionali” in cui si esamina la liberalizzazione del mercato del lavoro e la libera circolazione dei professionisti. Nel testo, sostanzialmente, si sconsiglia la creazione di ordini professionali.
Il governo italiano ha recepito il contenuto della Direttiva, proponendo inoltre una riforma delle professioni che tuttavia non è del tutto completa, senza che vi sia una formulazione del tutto compiuta (ne parla anche anche Antonio Mauro in Uno studio sugli ordini professionali). L’alternativa sembra essere l’associazione professionale, che deve avere determinati requisiti e deve essere riconosciuta dal Consiglio Nazionale Economia e Lavoro (CNEL; si veda anche il sito del Coordinamento Libere Associazioni Professionali – COLAP).
L’associazione professionale certifica sì l’attività dell’iscritto, ma non preclude lo svolgimento della medesima attività da parte di un libero professionista che non sia socio.
In sintesi, l’idea di istituire un Ordine degli Antropologi sembra presentare più svantaggi che vantaggi. A quanto detto sopra, aggiungerei altri due punti a mio parere veramente importanti, anche se stanno sullo sfondo della questione:
- la qualità del proprio lavoro non è questione di certificazione, soprattutto nell’ambito dell’antropologia, ma di esperienza sul campo;
- il pubblico, ovvero i committenti, non sanno quali sono le ricadute pratiche del lavoro dell’antropologo: prima di pensare a un Ordine o un albo professionale, forse sarebbe il caso di spingere sulla divulgazione;
- la concorrenza è un bene per ogni professione e va alimentata per creare un clima in cui emergano professionisti specializzati e collaborativi.
Su questo ultimo punto è interessante quanto esprime l’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato in un suo bollettino settimanale (Anno VII, 51). Secondo me, proprio per il quadro normativo e la situazione socio-politica del nostro Paese, sarebbe molto più proficuo creare una federazione tra le associazioni di antropologi che operano sul territorio.
Anzichè un albo professionale, si avrebbe così un rete di antropologi, capace di autosostenersi e soprattutto di far sentire la propria voce sia presso i committenti che verso gli organismi legislativi.
Il primo passo sarebbe “contare” gli antropologi che lavorano in Italia e conoscere il lavoro che svolgono. Senza questa conoscenza minima, come fare altrimenti per valorizzare la figura dell’antropologo? A tal proposito segnalo l’Annuario Antropologico ideato e gestito da Antrocom Onlus, un valido strumento per iniziare a fare rete tra noi antropologi, di cui posto la videoguida.
Clicca qui per vedere il video incorporato.
Mi piacerebbe sapere cosa ne pensate, il tema è attuale quanto urgente per il futuro di una professione che merita molto più spazio di quanto le è stato concesso finora!