Ricordate il progetto di Slow Food di Terra Madre, Mille orti in Africa?
Un orto per una comunità è un ritorno alla terra, alla dignità del coltivare il proprio cibo, una garanzia di autosostentamento, attraverso le tecniche e le sementi locali, aveva detto Petrini, intervistato l’anno scorso.
Ora il progetto è diventato realtà ed è stato presentato al Salone del Gusto di Torino in modo del tutto originale e diretto: con un grande orto africano in fiera.
Permettere ai visitatori di vedere le piante, di camminarvi attraverso. Di conoscere la varietà di ortaggi a foglia (in Africa si mangiano le foglie delle patate, delle zucche, dell’amaranto, della manioca…), le erbe medicinali e le piante utili per combattere gli insetti nocivi (come il vetiver). Di osservare da vicino un semenzaio, la consociazione fra due prodotti, i sistemi per fertilizzare senza sostanze chimiche; per irrigare a goccia senza attrezzature costose, ma con metodi antichi (come gli orci di terracotta forati) o nuovi (come le bottiglie riciclate appese a un filo); le recinzioni fatte senza reti né cemento, ma con quel che si trova attorno all’orto: rami, foglie di palma, bambù, arbusti spinosi.
Un grande orto didattico, insomma, allestito all’Oval, nel cuore dell’area espositiva africana. Uno spazio di 400 metri quadrati riempito di terra e attraversato da alcuni sentieri, dove saranno sistemate le piantine, gli alberi da frutta, il semenzaio, la compostiera … l’orto africano rappresenterà tutti i 25 Paesi coinvolti nel progetto, e dunque nessuno di loro nello specifico: raccoglierà prodotti e tecniche che in natura non potrebbero coesistere, per via delle diverse latitudini e delle diverse stagionalità.