Organizzato come sempre con estrema professionalità il convegno si è aperto con una appassionata relazione di Vladimiro Giacchè che ha rappresentato in modo esauriente e preciso le similitudini tra l’operazione di annessione monetaria della RDT da parte della RFT e la situazione che si è venuta a creare nell’eurozona tra l’Europa del Nord e quella mediterranea. In estrema sintesi come la moneta è in grado di supportare lo spostamento dei rapporti di forza all’interno di una definita area territoriale/geopolitica. Giacchè chiude con una significativa dichiarazione della Merkel (del cui leak non ricordo il responsabile) in uno dei recenti drammatici Consigli d’Europa: “Sono cresciuta in uno stato che ha avuto la fortuna di avere la Germania Ovest che l’ha tolto dai guai ma nessuno farà lo stesso per l’Europa. La vita non è giusta. Se avete mangiato troppo e siete ingrassati, mentre altri sono magri, vi aiuto a pagarvi il dottore. Aiutare chi non si può aiutare da solo richiede della comprensione da parte nostra.”
A seguire la presentazione dei risultati del modello econometrico elaborato da Asimmetrie per simulare le conseguenze sulla macroeconomia italiana di una uscita dall’euro. I risultati sono oggetto della discussione con Andrea Boltho (Magdalene College Oxfor) e da Francesco Lippi (Univ. Di Sassari) entrambi molto critici sui risultati relativamente ottimistici presentati da Bagnai. In chiusura della prima giornata una tavola rotonda politica presenti: Meloni, Salvini, Cuperlo, Bertinotti, Colletti.
Domenica si è parlato dei risultati della cura di “austerità” in Spagna – con una relazione fitta di dati presentata da Alberto Montero Soler – ed in Grecia – con una relazione di Alekos Alevanos. A seguire una tavola rotonda moderata da Marcello Foa attorno al tema “La crisi e la retorica dei media” a proposito di informazione e disinformazione. Nel pomeriggio la storia della rottura dell’area rublo nei primi anni novanta raccontata da Brigitte Granville (Queen Mary University, UK) ed un intervento di S. Cesaratto (Univ. Di Siena). In conclusione il faccia a faccia tra Bagnai e Michele Boldrin (Washington University, St. Louis – USA).
L’evento ha avuto diverse caratterizzazioni che meritano essere sottolineate. E’ stato soprattutto una celebrazione del rapido successo del blog Goofynomics di A.Bagnai che in pochi anni ha messo a disposizione di moltissimi lettori le ragioni degli economisti avveduti dei rischi delle “aree valutarie ottimali” ed in particolare delle conseguenze negative dell’introduzione dell’euro per l’economia italiana, come illustrato ampiamente nel libro “Il tramonto dell’Euro”. Un’attribuzione di merito per aver saputo divulgare argomenti e punti di vista anche specialistici, sistematicamente elusi dai media ufficiali. Il tifo da stadio di una consistente parte della platea testimonia tale aspetto.
In secondo luogo è da sottolineare la folta presenza di economisti non keynesiani, decisamente liberisti, che non attribuiscono affatto all’euro la causa prima della crisi economica italiana. E lo hanno ripetuto in modo chiaro. Bagnai ha voluto e cercato per tutto il convegno questo scontro fra tesi opposte molto probabilmente per ragioni interne al mondo delle intellettualità che si occupa di economia, ottenendo non solo un risultato di prestigio, ma soprattutto il risultato di “espellere” dall’agone quegli economisti che – vista la malaparata dell’euro e gli scricchiolii della struttura politica che lo ha sostenuto finora – vorrebbero ora ricollocarsi. Bagnai sembra aver voluto comunicare: “alla fine rimarremo in due”, mettendo alla berlina in anticipo analisti e commentatori che da qualche tempo sostengono posizioni simili alle sue senza ammetterlo. Lo scoppiettante faccia-a-faccia finale fra Bagnai e Bordin – che hanno provocatoriamente esposto tesi contrastanti su tutto – è la metafora di tale contenuto comunicativo.
C’è poi il cotè politico che conferma l’attacco monocorde all’ottuso mercantilismo dei tedeschi – in due giorni nessuno è riuscito a nominare gli Stati Uniti – e le posizioni note: appoggio di Lega Nord e FdI alle tesi dei no-euro, M5S che vuole il referendum e minoranza PD (questa volta oltre a Fassina c’erano anche Cuperlo e D’Attorre) che blandisce, promette di “approfondire”, sottolinea le “responsabilità della politica” e si prepara a mettere il cappello a tempo debito, non si sa mai. Ma anche in questo convegno – come già ad aprile a Roma – è parso chiaro che la diversità di schieramento politico non sparisce nonostante la comune dichiarazione di fede – senza contare l’effetto “passerella” – nelle tesi no-euro. Tesi che non funzionano quindi da attrattore per superare il crinale destra-sinistra e fondare una nuova centralità dell’interesse nazionale.
A noi è sembrato che proprio quando il gioco sull’euro comincia a farsi duro sul lato dell’appoggio geopolitico e degli spazi di manovra finora concessi alla Germania dagli USA, la durezza – molto scenica e costruita – dello scontro interno fra “professori”, segnali una relativa ritirata del gruppo di Bagnai nella sfera della dottrina, consapevole, forse, dell’insufficienza degli strumenti analitici che al massimo portano al “dalli al tudesc” che sta bene a tutti dalla Lega Nord al PD passando per Diego Fusaro, sempre molto stimato dal popolo dei no-euro.