Proprio per il trentesimo anniversario della strage più grave degli anni di piombo e proprio nell’anno in cui, per evitare fischi e contestazioni era stato deciso di non far parlare l’esponente del Governo dal palco sulla piazza della stazione, lunedì l’esecutivo nazionale sarà rappresentato dal Prefetto alle celebrazioni per la strage del 2 agosto 1980 che fece 85 morti e 200 feriti. Per la prima volta dunque non ci sarà un ministro o un sottosegretario in veste ufficiale e sarà il prefetto Angelo Tranfaglia a parlare ai parenti delle vittime e ai superstiti prima della partenza del corteo nella sala del Consiglio comunale. La comunicazione ufficiale è arrivata ieri sera in Prefettura e da qui al commissario Anna Maria Cancellieri.
Perchè Bologna in questo trentennale ha un commissario e non un sindaco: non c’è da quando mesi fa Flavio Delbono si è dovuto dimettere dopo la scandalo (e l’inchiesta della magistratura) per i conti sospetti delle sue vacanze. E non solo.
Le proteste, tutto sommato, sono state limitate. A livello nazionale tra i partiti si è indignato solo l’IdV che con Leoloca Orlando ha parlato di «uno schiaffo alla memoria delle 85 vittime e dei loro familiari». «È ignobile - ha detto - il fatto che nessun ministro e viceministro sarà presente, a Bologna, per commemorare le vittime: in trent’anni non è mai accaduto. Dopo le gravi assenze del ministro Alfano, a Palermo, per le commemorazioni della strage di via D’Amelio e del ministro Maroni, a Roma, in occasione della festa della Repubblica, dove sfilavano i suoi uomini, arriva un altro insulto al Paese, alle istituzioni e ai suoi morti innocenti».
«Anche da Borsellino non c’era nessuno, non vorrei che fosse una nuova strategia governativa quella di evitare i momenti delicati», ha polemizzato Paolo Bolognesi, presidente dell’associazione tra i familiari e sempre il primo a criticare i fischi a chi parlava dal palco (l’ultimo è stato Bondi). «Mi auguro che ci ripensino e che prima di domani sera si sappia che viene qualcuno. Avevamo fatto di tutto per avere risposte dal Governo sul segreto di Stato e sui risarcimenti - ha ricordato -, così invece non ce ne saranno». Per lui si tratta di «una mancata risposta a tutto il Paese». Pier Luigi Bersani ha scritto a Bolognesi ma ha parlato degli «umilianti silenzi del segreto di Stato», garantendo l’impegno del partito «affinchè possa emergere tutta la verità, perchè adesso - ha ricordato - ne abbiamo solo degli spezzoni. Le sentenze ci sono, ma cosa ci sia stato alle spalle di questa strage e delle altre che hanno colpito il nostro Paese è ancora un punto da indagare e non risolto».