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un partito della decrescita

Creato il 04 settembre 2014 da Gaia

Siamo vicini al tracollo. Forse anche a una terza guerra mondiale, o forse stiamo per essere invasi da ondate inarrestabili di migrazioni di massa (con relative aggressioni, caos e rimescolamenti) paragonabili a quelle che travolsero l’Impero Romano. Oppure verrà fuori qualcosa che ci salverà, oppure andremo avanti così ancora per un po’, in lento declino. Ci sono buoni motivi per ritenere probabili tutti questi scenari futuri, anche se quello del salvarsi grazie a qualche trovata miracolosa mi sembra il meno probabile: ci sono troppi problemi ed è troppo difficile che una sola soluzione vada bene per tutti.

In questo contesto, anch’io ho dei dubbi sul da farsi. Salvare il salvabile, prepararsi all’inevitabile, o fondare qualcosa di nuovo dato che ho tante buone idee? Mentre si raccolgono informazioni, in situazioni di incertezza simile, si cerca di fare del proprio meglio nel prendere decisioni sulla base di quello che si sa e di quello che si è visto succedere in casi precedenti, imparando dalla storia. Non mi illudo di poter conoscere il futuro.

Io mi sono fatta un’idea di dove si dovrebbe cercare di andare per riparare ai danni fatti finora e per farsi trovare preparati, almeno alcuni di noi, davanti a quello che sembra stia per succedere. L’ordinata ritirata è sicuramente preferibile al caos fratricida, ma non so se è possibile. Se lo fosse, io ho un’idea di come dovrebbe essere, e per attuarla ho pensato che ci vorrebbe anche un partito, oltre che un movimento di opinione, che si opponga alla retorica crescista miope e devastante, all’accettazione delle diseguaglianze estreme, all’aggressività internazionale ma anche alla superficialità di soluzioni troppo semplici, e proponga una società ed economia alternative basate sulla comprensione dei limiti, sul rispetto dell’ambiente e delle altre forme di vita, oltre che degli esseri umani, e in realtà su una serie di valori che effettivamente sono un po’ quelli miei personali, anche se si riallacciano alle idee di solidarietà, convivialità e autosufficienza presenti nella letteratura su economie alternative e decrescita. Ho provato a descrivere come dovrebbe essere un simile partito, e sarei interessata a sentire cosa ne pensate. Non credo che lo fonderò: non saremmo nemmeno in tre. E se lo fondassi non credo che prenderebbe molti voti e anche se prendesse molti voti farebbe comunque fatica a mettere in atto le sue proposte, data la complessità del mondo. Ma ho fiducia nel potere delle idee.

Ecco la mia proposta di manifesto di un partito della decrescita:

  1. La decrescita è una direzione e non, come la crescita, un imperativo assoluto. In alcuni ambiti è necessario un calo e in altri un aumento temporaneo. Concettualmente, la decrescita rappresenta un’alternativa al perseguimento della crescita economica a tutti i costi e all’istigazione al consumismo, le cui conseguenze sono la devastazione ambientale e la frustrazione legata all’eccessivo carico di lavoro e all’insoddisfazione materiale perenne. I consumi umani devono nel loro complesso essere ridotti significativamente; questa riduzione dovrà riguardare innanzitutto chi attualmente consuma di più, in particolare i megaricchi, e diventerà invece un aumento nei casi di persone che soffrono di malnutrizione o non hanno accesso a cure mediche sufficienti o ad alloggi dignitosi. Non può esserci decrescita senza redistribuzione: sarebbe iniqua e pericolosa.

  2. Un declino del livello complessivo di consumi umani e della media di consumi pro capite è inevitabile, almeno nel futuro prossimo: gli idrocarburi e in generale le risorse di economica e facile estrazione iniziano a scarseggiare, il clima sta cambiando, il livello di inquinamento è sempre più alto, le specie da cui dipendiamo per la sopravvivenza sono in crisi o a rischio estinzione, e la popolazione continua ad aumentare. Un partito che non tema la decrescita, ma capisca quando è necessaria e come guidarla è più adatto a queste sfide di un partito che promette di mantenere una crescita ormai impossibile e un tenore di vita insostenibile.

  3. La popolazione umana è cresciuta ben oltre la capacità di carico della Terra. La crescita sia di consumi che di popolazione sta causando la rapida estinzione delle specie con cui condividiamo questo pianeta e danneggiando anche la nostra. La decrescita da perseguire è quindi anche quella demografica, fino a raggiungere numeri più compatibili con le risorse del pianeta, con una maggiore qualità della vita e con il diritto delle altre specie di sopravvivere e riprodursi. Questa decrescita si può attuare attraverso sistemi preferibilmente non coercitivi quali la disponibilità gratuita di anticoncezionali, compresi vasectomia e aborto, una corretta informazione, un sistema di tassazione sfavorevole per le famiglie numerose (cioè con più di due figli), il rispetto della libertà di scelta delle donne e una sensibilizzazione sui danni causati da alti tassi di fertilità che porti le persone a fare scelte responsabili. Nei paesi, come l’Italia, la cui crescita demografica è dovuta esclusivamente all’immigrazione, è necessario porre un tetto il più basso possibile all’ingresso di nuovi esseri umani ad esempio accettando tanti immigrati quanti sono gli emigranti, e non di più. La decrescita demografica può essere attuata nel rispetto della dignità e della libertà, avendo come obiettivo la riduzione per quanto possibile delle sofferenze umane e prediligendo sempre i sistemi meno coercitivi quando parimenti efficaci.

  4. A guidare le politiche economiche, anziché il perseguimento della crescita, dovrebbe essere la soddisfazione dei bisogni umani con un leggero margine di superfluo; questi bisogni e questo margine non devono essere stabiliti rigidamente ma compresi e trattati attraverso un dibattito collettivo. Non esiste un ‘pacchetto’ ideale di consumi da imporre a tutti; piuttosto i singoli e la collettività devono considerare responsabilmente le conseguenze di ogni stile di vita o comportamento economico.

  5. La decrescita richiede una riduzione complessiva delle ore di lavoro salariato: attualmente, in nome della creazione di posti di lavoro a tempo pieno, si costringono le persone a sacrificare enormi porzioni della propria vita a singole mansioni spesso ripetitive, inutili e ambientalmente o socialmente dannose. Questo modello di vita e lavoro viene addirittura additato come positivo nella società attuale: qualunque politica ambientale per essere accettata deve poter promettere la creazione di nuovi posti di lavoro. La decrescita richiede invece una redistribuzione del lavoro passando per una riduzione dell’orario e conseguentemente del salario, accettabile alla luce di minori consumi e di un maggiore ricorso all’autoproduzione, con i conseguenti vantaggi per la creatività umana, comprensione del mondo materiale, varietà della vita e scambio conviviale.

  6. I sistemi di contrazione di debito devono essere messi in discussione e ripensati con il fine di evitare la necessità della crescita economica, rendite parassitarie quali la speculazione e l’ipertrofia finanziaria.

  7. A tutti i cittadini va garantito un reddito incondizionato di base, da finanziare con la redistribuzione delle ricchezze e i risparmi burocratici risultanti dalla semplificazione del sistema di sussidi attuale; questo reddito deve permettere il soddisfacimento delle necessità di base e consentire la libertà di scelta e di rifiuto di offerte di impiego, ma non finanziare spese superflue, nel rispetto dei principi della decrescita e del dovere morale di ciascuno di contribuire alla società attraverso qualche forma di lavoro, salariato o scambiato con lavoro altrui. In quest’ottica, la pensione va sostituita con un aumento legato all’età e comunque contenuto del reddito di base. Chiunque sia in grado di lavorare dovrebbe essere incentivato e motivato a farlo, compresi anziani e adolescenti, in mansioni compatibili con l’età, i desideri personali e lo stato di salute. Vanno aboliti sistemi che privilegino alcune categorie di non lavoratori rispetto ad altre, quali la cassa integrazione, la pensione e il mantenimento obbligatorio di ex coniugi. Contestualmente, sono da abolire anche i contributi versati in questo senso, e il reddito minimo come le altre spese vanno finanziati tramite la fiscalità generale.

  8. Sanità, scuola e altri servizi fondamentali vanno finanziati principalmente con denaro raccolto attraverso le tasse e quindi pubblico. Può essere prevista una compartecipazione di chi usufruisce del servizio; questa non deve però costituire una barriera all’accesso. Il finanziamento pubblico, però, non significa ‘più è meglio’. Bisogna non solo ridurre gli sprechi e i privilegi, ma anche interrogarsi costantemente su quanta scuola, quanta sanità, quanti servizi la società vuole ed è disposta a finanziare a scapito di altre cose.

  9. La decrescita non si riduce a un’idealizzazione del passato o a un rifiuto degli avanzamenti scientifici e tecnologici: piuttosto richiede di valutare caso per caso quali tecnologie migliorino la vita e l’ambiente, e quali invece siano dannose o completamente superflue. Quando è necessaria una decisione collettiva si procederà in questo senso; in altri casi la scelta di quali tecnologie adottare può rimanere individuale.

  10. Ogni regione, le cui dimensioni possono variare ma devono essere al di sotto di quelle di uno stato come l’Italia, dovrebbe puntare alla maggiore autosufficienza economica, alimentare ed energetica possibile. Questo permetterebbe una più attenta osservazione e valutazione dello stato delle risorse e dell’ambiente, nonché delle pratiche produttive e dei diritti dei lavoratori in loco; ridurrebbe i costi e i danni ambientali legati ai trasporti e permetterebbe una maggiore autosufficienza e indipendenza rispetto ad avvenimenti che si verificano altrove. Stimolerebbe anche la creatività e l’adattamento riducendo il ricorso all’importazione. Gli scambi non andrebbero aboliti, ma limitati per quanto possibile a ciò che si desidera ma non si può produrre localmente e alla solidarietà tra popoli in caso di calamità. Conseguentemente, ogni regione dovrebbe valutare la quantità di persone che è in grado di sostenere autonomamente, quantità che varia a seconda del tenore di vita desiderato e di parametri materiali come la disponibilità di acqua e il clima, nonché il diritto delle altre specie di sopravvivere e godere del proprio habitat. Il numero ottenuto a seguito di queste valutazioni dovrebbe essere tenuto sempre presente in qualsiasi decisione politica o economica. È necessario lasciare un certo margine in caso di improvvise catastrofi o aumenti di popolazione (ad esempio, l’accettazione di gruppi di profughi).

  11. Non avendo necessità di conquista di nuovi territori e materie prime, la decrescita è intrinsecamente pacifista. L’autodifesa è permessa, e in questo senso va mantenuta una preparazione sufficiente; l’intervento in caso di richiesta di aiuto di un’altra comunità vicina se aggredita va valutato con estrema attenzione e cognizione di causa.

  12. La decrescita, se attuata come sopra, permetterebbe la creazione di società conviviali e solidali. Meno oberate da orari eccessivi di lavoro, le persone potrebbero dedicare più tempo ai propri interessi e affetti ma anche alla cittadinanza attiva e alla partecipazione ai dibattiti e alle decisioni di interesse comune. Alla luce del principio di autosufficienza e dell’impegno di ciascuno nelle decisioni collettive, la democrazia della decrescita dev’essere più locale e diretta possibile. Il ricorso alla delega è limitato e comunque richiede controlli costanti da parte dei cittadini; livelli più centralizzati di decisione sono accettabili solo se resi necessari dalla scala (ad esempio per i trasporti a lunga percorrenza) e non coercitivi. Gli intermediari, la burocrazia, il numero di leggi e la complessità delle strutture devono essere ridotti il più possibile, compatibilmente con tutti gli altri principi qui espressi.

  13. La decrescita predilige la qualità rispetto alla quantità. A questo consegue anche una riscoperta di bellezza e un impegno di ognuno per rendere più bello, da tutti i punti di vista, il proprio mondo. Pur nel rispetto della creatività e dei gusti dei singoli la tutela, la creazione e il godimento della bellezza dovrebbero essere patrimonio comune, e non pratiche riservate a poche persone ricche, a poche mete turistiche o a pochi momenti dell’anno, mentre il resto del tempo e dello spazio rimangono soffocati da brutture e squallori.

  14. La libertà dei singoli di disporre della propria vita e di decidere quando morire dev’essere rispettata il più possibile. È ammessa la repressione di comportamenti dannosi nei confronti della comunità solo quando questo danno sia comprovabile a fronte di dati e di un dibattito razionale sulla natura dell’atto; la repressione di questi comportamenti nocivi deve essere ridotta il più possibile, proporzionata al danno, attuata nel rispetto dei diritti umani e finalizzata a nulla più che alla protezione della comunità. In quest’ottica, il consumo di droghe leggere sarebbe regolamentato ma concesso; i crimini economici sarebbero puniti economicamente, così da privare i colpevoli dei frutti del crimine e al tempo stesso impedirne la reiterazione; e i danni alla vita e incolumità altrui sarebbero sia evitati che puniti con misure di prevenzione (ad esempio, nel caso di incidenti stradali: incontro con le vittime, servizi di utilità sociale, divieto di guida a lungo termine o permanente pena punizioni più severe…).

  15. Nel rispetto del principio della libertà umana, anche se non è quasi mai possibile una decisione veramente unanime, il partito della decrescita aspira a convincere, non a costringere. Il suo primo obiettivo, antecedente anche all’acquisizione di cariche elettive, è diffondere le proprie idee e convincere le persone attraverso un dibattito onesto e razionale. Non sono ammessi tatticismi, né affermazioni menzognere volte ad acquisire voti, né incoerenze nel comportamento. Le idee vengono prima della struttura creata per veicolarle e della lealtà ai singoli individui, che comunque devono essere trattati con correttezza e rispetto. Il fanatismo è contrario ai principi di adattamento a condizioni mutevoli e di libertà di pensiero. La differenza di posizioni all’interno del partito è tollerata se ne sono rispettati i principi fondamentali; le decisioni vanno prese per maggioranza e la scissione o l’abbandono di alcuni, se effettuati con correttezza, non sono tragedie.

  16. Un partito che propugni questi valori deve rispettarli anche nel proprio comportamento. La militanza in detto partito non può quindi portare all’arricchimento né del gruppo né dei singoli, e deve piuttosto agire con morigeratezza e trasparenza. Inoltre, nel rispetto del principio di ritmi di vita umani e di responsabilità individuale, non dovrebbe essere il partito a cercare di attirare con pubblicità aggressive e fuorvianti gli elettori, ma semplicemente dovrebbe rendersi noto e mettersi a disposizione, lasciando che siano le persone ad avvicinarvisi. Dovrebbe adottare una sobrietà anche lessicale, usando il minimo numero di parole necessarie e rispettando il valore del tempo altrui. Un tale partito esisterebbe solo ed esclusivamente per promuovere in maniera democratica le convinzioni sopra esposte; farebbe alleanze solo se compatibilmente con i suoi principi e direbbe ciò che i suoi aderenti pensano anche se impopolare. Non entrerebbe nemmeno nel dibattito sull’essere un partito di governo o di testimonianza, perché si concentrerebbe sulla diffusione delle proprie idee con l’obiettivo di essere votato al solo scopo di avanzarle concretamente.

  17. La decrescita non è un insieme rigido di dettami ma una filosofia di vita che può essere adattata in maniera flessibile alle diverse esigenze, modificata con il cambiare dei luoghi, delle culture e dei momenti storici, nel rispetto anche delle differenze individuali. Come la crescita non è un valore assoluto, così nemmeno la decrescita: aumento e diminuzione sono esigenze relative alle circostanze in cui ci si trova e all’ambito di cui si parla. I capisaldi di questa filosofia, che rimangono, sono il rispetto dell’ambiente e dei limiti fisici, la solidarietà umana, la libertà e la qualità prima della quantità.


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