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Un patrimonio da salvaguardare

Creato il 29 aprile 2014 da Simone D'Angelo @SimonDangel
Un patrimonio da salvaguardare

Dall’inizio della crisi in Siria il patrimonio culturale nazionale è in pericolo

La Siria è la culla delle più antiche civiltà, ognuna delle quali ha lasciato un’impronta ancora visibile attraverso le testimonianze raccolte nei musei o esposte nei siti archeologici disseminati nel Paese. Dall’inizio della crisi quel patrimonio di memorie è in pericolo non solo perché soggetto alla distruzione fisica ma per l’interesse legato al valore economico dei reperti che, commercializzati illegalmente, li trasforma in proficue fonti di finanziamento.

La Direzione Generale che sovrintende alla gestione dei siti e dei musei ha moltiplicato gli interventi per limitare i crimini contro il patrimonio culturale e archeologico. «Per proteggerle la Siria si è costituita parte civile contro le persone, le istituzioni e i governi implicati nel traffico illegale di opere indebitamente sottratte», spiega il ministro della Cultura Loubana Mouchaweh. «Il loro valore economico e soprattutto testimoniale è inestimabile».

Nel 2012 le indagini che hanno coinvolto anche l’Interpol hanno permesso di rintracciare ben 4 mila pezzi di varia provenienza, individuati attraverso perquisizioni in diverse città fra cui Damasco, Tartous, Palmyre, Homs e Hamas. All’appello mancano ancora diverse voci. Decisamente più complessa è la salvaguardia degli oltre 10 mila siti archeologici sparsi sul territorio, 6 dei quali iscritti nella lista del Patrimonio Mondiale dell’Umanità. Gli scavi effettuati senza criterio e l’uso grossolano di ruspe distruggono la ricerca di testimonianze: a differenza di quanto accade nei musei, dove l’identità dei reperti è catalogata, nei siti archeologici ogni oggetto o frammento viene sottratto senza lasciare memoria.

Nell’elenco dei più danneggiati ci sono Mari, Doura Europos, Halabia de Bousseria, Tell Cheikh Hamad e Tell el Sin, nella zona di Deir El Zor, nell’est della Siria. Le distruzioni che coinvolgono anche il patrimonio architettonico, come la moschea degli Omeyyades di Aleppo, pesantemente danneggiata dal conflitto, sono monitorate attraverso le immagini satellitari.

L’Unesco ha stanziato oltre 2 milioni € per il ripristino del patrimonio culturale siriano ai quali si aggiungono quote devolute spontaneamente da altri Paesi. «Siamo convinti – sottolinea il ministro Mouchaweh – che buona parte dei reperti sottratti non abbia lasciato i confini nazionali. Fra i molti oggetti recuperati tanti sono risultati dei falsi ben fatti difficilmente distinguibili dagli originali».

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