Maria Livia Brunelli. Chi ha visitato ArteFiera di Bologna quest’anno non poteva non notare un affollamento costante di persone davanti a uno stand della sezione giovani gallerie. Ne hanno parlato infatti diversi giornali come lo stand più visitato della kermesse bolognese. Forse perché quest’anno abbiamo pensato di fare un progetto curatoriale, a differenza delle altre gallerie che esponevano opere di vari artisti senza un collegamento tra loro. La scelta è caduta su un tema di grande attualità per la città e la regione in cui la galleria opera: il terremoto. La MLB home gallery ha infatti chiesto a cinque artisti di ideare opere site specific su questo tema, per innescare una riflessione rispetto a ciò che è accaduto, di cui ancora rimangono intatte le cicatrici.
Silvia Camporesi ha realizzato invece una serie di fotografie tridimensionali di edifici e luoghi abbandonati. Attraverso la tecnica giapponese kirigami (taglio e piegatura della carta fotografica) le immagini acquistano tridimensionalità, evidenziando inedite spaccature, mentre al contempo la delicatezza della carta è metafora della fragilità delle architetture. Altre immagini, realizzate all’interno di un edificio in disuso, raccontano i dettagli di un abbandono improvviso: crepe, polvere, frammenti di intonaco.
Ha poi lasciato senza fiato i visitatori un’enorme opera di Ketty Tagliatti, di circa tre metri: una camelia realizzata con una tecnica stupefacente per un’opera così grande, perché ogni petalo è formato da centinaia di spilli che, sapientemente affiancati e direzionati, creano le morbide volute tipiche di questo fiore. La fitta trama di spilli lucenti si presenta come un raffinato ricamo d’argento, ma evoca anche il lento e meticoloso processo di ricostruzione delle terre colpite dal sisma. Un processo materiale, ma anche psicologico, che implica un costante impegno quotidiano, oltre che una infinita pazienza: come quelli che, simbolicamente, l’artista ha dedicato per la realizzazione di quest’opera.
E infine ha riscosso grande successo il ferrarese Marcello Carrà, giovane artista autore di sorprendenti disegni a penna biro di grande formato: nel trittico La festa è finita ha rivisitato tre capolavori di Pieter Brueghel il Vecchio, immaginando gli stessi spazi, festosamente affollati nelle opere del pittore fiammingo, in uno stato di abbandono e “inagibilità” dovuto al sisma. L’artista ha arricchito le opere con paziente minuziosità tramite l’inserimento degli inevitabili danneggiamenti che il terremoto provoca sul paesaggio e sugli edifici, soprattutto se di carattere storico. Una metafora delle sofferenze che anche l’arte patisce a seguito di queste drammatiche calamità naturali.