Diciamo che sono giorni un po’ così. Sembra il titolo di una commedia americana malamente tradotto, di quelli che in originale dovevano rendere molto meglio e invece in italiano finiscono per lasciare insoddisfatti, quasi indispettiti.
Ma, d’altronde, sono giorni un po’ così, cosa aspettarsi di più?
Mi balocco per casa, do una sbirciata a qualche giornale, leggo qualche libro (a proposito, Veracruz di Valerio Evangelisti è davvero godibile), mi tengo alla larga, per quanto possibile, dalla TV (che ultimamente è più fonte di irritazione che di svago), ma soprattutto non scrivo.
Il lavoro è un po’ così. Sto riprendendo qualche contatto, ma un salto di qualità non sarebbe affatto male. In fondo, sarebbe anche ora di riuscire ad avere uno stipendio vero, visto che a lavorare gratis, o quasi, ci si stanca un po’ di più. Ma forse questo è il destino di chi ha scelto di vivere di quello che scrive (a 360°, mica solo romanzi, siamo seri!). Scrivi per qualche giornale, ti proponi come valutatore, come correttore, come editor, come lavavetri ai semafori, come impaginatore, redattore, annusatore di libri, insomma tutto quel ventaglio di attività che facciamo noi che abbiamo quella faccia un po’ così, quell’espressione un po’ così, anche se non siamo stati mai a Genova (ma prima o poi un salto ce lo devo fare).
La scrittura è un po’ così. Diciamo che mi sono preso una breve ma intensa pausa di riflessione per assestare le idee sul terzo romanzo della saga di Wardaron, che è già tutto sistemato, ma che ha avuto bisogno di qualche giorno di maturazione in più. In realtà, non ho resistito e ho iniziato a scrivere buona parte del nuovo capitolo sul mio E71 (un’esperienza particolare, forse dovrei inserirla nel mio curriculum), mentre ero fuori casa, tra una faccenda e l’altra, tra un ricco premio e un cotillon, insomma, di contrabbando come un vero criminale con la penna in mano – in questo caso uno smartphone (come dicono quelli che sanno parlare bene). Avevo deciso di sospendere la scrittura di Wardaron III fino a quando non avessi concluso le revisioni del secondo e definito le ultime modifiche a Il destino di Eufeld. Ma visto che l’editore non ha ancora inviato nulla e la lettura “esterna” del secondo non è ancora iniziata, tanto vale cambiare programma e rimettersi in carreggiata, per lo meno metto a frutto questo tempo.
Insomma, questo duemilaundici appena entrato tarda a decollare, sarà un diesel?
Giorno 14 riprendono le lezioni del master che sto seguendo, spero per allora di avere ricaricato per bene le pile e di potermi mettere in marcia con il mio fagottino sulle spalle verso i prossimi mesi di questo nuovo anno.
Finito questo post catartico, non mi resta che augurare a tutti buona giornata.