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Un po’ di chiarezza

Creato il 25 febbraio 2012 da Patuasia
Un po’ di chiarezza

Usiamo il logo del pirogassificatore come un urlo che manifesta il nostro irriducibile NO!

Riceviamo dal signor, Fabrizio Roscio, un’analisi dei testi pubblicati sulla rivista Environnement e volentieri pubblichiamo. (Le parti in grassetto e in corsivo sono a cura dell’assessorato).

Numerosi articoli della rivista n.53 di Environnement non sono firmati e non viene citata la fonte dei dati riportati.

Gestione non significa smaltimento. In VdA si sta tentando di mettere una pezza ad una gestione inadeguata dei rifiuti. Invece di rispettare le priorità imposte dalla normativa ad ogni livello, come ridurre i rifiuti e recuperare materia, si punta ad una soluzione impiantistica, quasi magica, che dovrebbe rimediare a tutto. Magari fosse così. Nel documento si parla di gesto di responsabilità, sarebbe gesto di responsabilità innanzitutto rispettare la legge.

Cos’è un pirogassificatore? E’ un moderno impianto di smaltimento rifiuti che recupera energia e calore dalla combustione del gas ottenuto dai rifiuti, non pericolosi e non differenziati, che residuano da tutte le misure di riduzione e differenziazione messe in atto. Le norme europee e nazionali impongono di ridurre al minimo e valorizzare al massimo i rifiuti. La raccolta differenziata, il riciclo e il recupero consentono di raggiungere il primo obiettivo, il pirogassificatore il secondo, garantendo un buon rendimento energetico.

La prima parola “E’”, andrebbe sostituita con “Sarebbe”, in quanto gli impianti descritti non esistono nella realtà. Per avere credibilità occorrerebbe precisare a quali impianti esistenti si fa riferimento, in modo da consentire le verifiche del caso. Per quanto riguarda la VdA, non vengono rispettati né la riduzione, né il recupero. Il rendimento reale del pirogassificatore è così basso da poterlo paragonare a smaltimento tout court. Comunque, se si rispettassero le leggi in materia di gestione dei rifiuti, il residuo sarebbe così esiguo che nessun imprenditore sano di mente vorrebbe costruire un impianto appositamente per smaltire i rifiuti chez nous.

Perché costruire un impianto di pirogassificazione in Valle d’Aosta? Per smaltire le 45.000 tonnellate di rifiuti indifferenziati prodotti nella regione in un anno. Il pirogassificatore rappresenta, ad oggi, la soluzione migliore dal punto di vista della tutela ambientale, sanitaria, dei costi e del rendimento energetico. La Regione Valle d’Aosta è arrivata a questa scelta attraverso un lungo lavoro di studi e analisi condotto fin dal 2005 da esperti e tecnici.

Per smaltire le 45.000 tonnellate prodotte, senza rispettare la legge, altrimenti sarebbero 20.000, la regione fa un impianto da 60.000 tonn/anno, logico no? Non sto a entrare nel merito del resto della frase, ma sono sostanzialmente balle. Quando è stato chiesto di fare un confronto serio tra le ipotesi in campo, per semplicità “pirogassificatore” e “trattamenti a freddo”, l’amministrazione regionale si è rifiutata, nonostante una risoluzione del Consiglio.

Dove sorgerà, quali saranno i tempi di realizzazione e quanto costerà l’impianto? L’impianto sorgerà a Brissogne in località l’Ile Blonde. Per la progettazione e la costruzione dell’impianto che dureranno 3 anni e per la gestione per 20 anni di tutti i servizi connessi ai rifiuti, il costo stimato sarà di 225 milioni di euro. E’ stato calcolato che il costo di gestione per tonnellata di rifiuto non aumenterà rispetto alla situazione attuale, la quota a carico dei cittadini sarà coerente con l’attuale.

L’attuale sistema di smaltimento si basa esclusivamente sulla discarica, che è il sistema più economico in assoluto, con costi inferiori a 100€ a tonn. Il pirogassificatore, secondo quanto riportato nel bando costerà attorno a 150€ a tonn. Facilmente si arriverà a 200€ a tonn, che è il prezzo medio sul mercato per lo smaltimento di questo tipo, come non faranno ad aumentare i costi rimane un mistero.

Quale impatto avrà sull’ambiente e sulla salute? L’impianto produrrà, rispetto ai tradizionali processi di combustione dei rifiuti, una quantità minima di scorie, appena il 7-10%. Le scorie non sono pericolose per la salute e l’ambiente poiché vengono immediatamente vetrificate e resi inerti. Le ceneri residue, nell’ordine del 2-4%, potranno essere avviate al riutilizzo nell’industria o a discariche per rifiuti speciali. Gli studi condotti dai tecnici dimostrano inoltre che gli effetti del trattamento a caldo dei rifiuti non cambiano l’attuale livello di qualità dell’aria e che l’effetto delle emissioni del pirogassificatore è trascurabile rispetto a quelle attualmente presenti dovute alle nostre attività quotidiane, come il traffico, il riscaldamento domestico e le attività produttive.

L’impianto avrà necessariamente degli impatti aggiuntivi rispetto a oggi. Oggi non esiste, domani esisterà e fumerà. Vetrificare le scorie costa energia, che verrà sottratta al già basso rendimento dell’impianto. I residui del processo, siano essi fanghi o polveri, sono rifiuti pericolosi, che vanno smaltiti in discariche speciali, probabilmente in Germania, a caro prezzo. L’alternativa è realizzare in VdA una discarica per rifiuti pericolosi, qualche migliaio di tonn all’anno, ma bisogna avere il coraggio di dirlo alla gente. Nel paragrafo si parla di studi che dimostrano che il “piro” avrà un effetto trascurabile. Tali studi non sono mai stati mostrati, mentre ne esistono altri prodotti dalla Commissione europea nel 2000 (Linee guida sulla gestione dei rifiuti nelle aree di montagna), che sconsigliano di ricorrere all’incenerimento dei rifiuti nel contesto alpino. Altri studi come quello del 2008, pubblicato dall’IVS francese affermano che le popolazioni che vivono nei pressi di un inceneritore si ammalano di più rispetto al resto della popolazione.

La Valle d’Aosta farà da cavia per questa nuova tecnologia? No, esistono nel mondo oltre 100 impianti di pirolisi e gassificazione, perfettamente funzionanti e attivi. Si contano esempi in Norvegia, Inghilterra e Germania.

Se si legge il documento del Politecnico di Torino realizzato per l’ATOR, i numeri degli impianti sono di gran lunga inferiori. In Europa se ne conoscono 7 funzionanti dal 2000 in poi. Se si prende ad esempio la Norvegia, gli impianti non sono veri e propri pirogassificatori, ma inceneritori innovativi. In Norvegia la raccolta è diversa rispetto alla nostra: si raccoglie la frazione umida, ma non si raccolgono le plastiche. Da noi è il contrario, il che pone seri dubbi sul funzionamento dell’impianto.

Perché non portare i rifiuti fuori dalla valle? La normativa europea e la legge regionale n.31 del 3 dicembre 2007 stabiliscono che il ciclo dei rifiuti deve essere chiuso all’interno della regione Valle d’Aosta. Si tratta di un gesto di responsabilità dei cittadini nei confronti dei loro rifiuti.

Quest’affermazione non è corretta: sia la DE 98/08, sia la normativa nazionale consentono accordi tra regioni vicine per esigenze impiantistiche, per esempio 2 regioni piccole possono dotarsi di un unico impianto anziché farne uno a testa. La legge regionale impone invece la chiusura del ciclo nella regione. Lo scenario del pirogassificatore non rispetterebbe questa norma, perché alcuni scarti, classificati come pericolosi, andrebbero smaltiti fuori, come già detto. Lo scenario che avevano proposto le associazioni prevedeva la chiusura del ciclo in valle dopo un decennio, tempo necessario a intraprendere una corretta gestione dei rifiuti, dopo anni di malgoverno.

Nella seconda parte, che non riporto, si parla delle 4R (riduzione, riutilizzo, riparazione e recupero).  La regione VdA non rispetta queste priorità, infatti i rifiuti sono in continuo aumento. A dicembre del 2001 la raccolta differenziata avrebbe dovuto raggiungere il 60% e si attesta solo al 42%. La legge stabilisce in modo chiaro che va fatto prima il recupero di materia, solo successivamente il recupero energetico. I due tipi di recupero non sono sinonimi.

Sulle tappe si può solo dire che è la storia vista da un unico punto di vista, le associazioni avrebbero un’altra visione, ma sarebbe troppo lunga da riportare.

Ad oggi le associazioni, in primo luogo ValleVirtuosa, hanno ottenuto di  chiedere ai valdostani, mediante referendum, di esprimersi sulla scelta del pirogassificatore. Se la regione è così convinta delle proprie ragioni dovrebbe chiedere di votare a favore, non di disertare le urne. Parafrasando un motto dell’assessore all’ambiente, speriamo che i valdostani ragionino con le proprie teste.


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