Domenica pomeriggio io, il Nano e la Bionda siamo andati al Museo Civico di Storia Naturale Craveri, ed è stata davvero una grande esperienza, ma prima una breve introduzione.
Avete presente quell'adagio che dice, nel significato, più o meno: "A volte conosciamo meglio certi posti lontani rispetto a quanto conosciamo le cose di casa nostra?"
Be, dietro a casa mia (dal balcone ne vedo il tetto), ad una distanza in linea d'aria di non più di un centinaio di metri, ha sede un museo, il Craveri appunto, e da tempo mi chiedevo come fosse.
Domenica pomeriggio l'ho scoperto in compagnia di un bimbo super curioso e presobenissimo (parla il padre orgoglione) e di una bionda sincermente interessata e, come il sottoscritto, un poco sinceramente stupita.
Perché uno immagina, pensa, ma quando la realtà è di molto superiore all'immaginazione lo stupore non può che essere la sola reazione possibile.
Per un nerd cresciuto a pane e "il mondo di Quark" un museo di storia naturale non può che essere un posto fantastico da visitare, se poi scopri che ce l'hai dietro l'angolo, che volendo potresti addirittura collaborarci (magari come volontario, ma torneremo a parlarne dopo), e che è un'entità viva ed interessante.. la cosa non può che prenderti bene, e così è stato per me.
La visita al museo è iniziata con un breve video della durata di dieci minuti che ci introduce all'affascinante storia del museo stesso narrandoci, brevemente, le "avventure" del suo principale fondatore. Si perché il Craveri nasce dalla volontà di divulgazione scientifica di una famiglia, la famiglia Craveri appunto e, volendo, sarebbe interessante già solo parlare delle vicende del suo membro forse più importante per l'apporto che diede all'avvio del museo. Federico Craveri di cui non vi sono tracce nella Wiki italiana, tristemente, ma qualcosa lo potete trovare in quella francese o sul sito del comune di Bra.
Troppo po comunque a paragone dell'importanza, no, forse meglio dire, dello spessore del personaggio.Egli viaggiò molto, visse parecchi anni nel centro america, fu anche esploratore (diede un nome ad un'isola californiana) e, come il padre ed il fratello, fu curioso e vorace catalogatore e collezionista di numerose specie animali e minerali, oltre che uno dei fondatori della moderna meteorologia italiana. Durante i suoi numerosi viaggi collezionò una miriade di reperti che, negli anni, inviò a casa dal fratello che (imbalsamatore) li predispose alla lungodegenza nella collezione di famiglia.
Molti dei reperti che si possono ammirare nelle sale del museo hanno, infatti,più di 150 anni, e non è poco.
Tornato dai suoi viaggi il Craveri continuò la sua opera di catalogazione e di divulgazione lasciando poi il tutto ai suoi eredi con la specifica istruzione di lasciare il tutto in eredità e futura gestione al comune di Bra che, grazie all'operato di volontari motivati e preparati, continua la sua opera sempre nell'otica della divulgazione e della cultura scientifica.
Che dire altro, a parte che non mi spiacerebbe entrare a far parte di questa schiera di volenterosi adepti della scienza? Che il museo di per se, anche se visitato in versione "light" per far fronte alla carenza cronica d'attenzione di un bimbo ipercinetico di 4 anni (che, ribadisco, mi ha però stupito facendo sfoggio di una curiosità e di una pazienza davvero encomiabili) è stato davvero fantastico.
Consiglio vivamente a tutti di farci una visita. Sopratutto ai braidesi che leggeranno questo articolo.
Perché direte voi?
Semplice, perché prima di dire che conosciamo a menadito il museo di scienza e della tecnica di Monca (primo museo che mi è venuto in mente), non sarebbe bello poter dire che conosciamo ancora meglio il museo dietro casa?
Eccovi la pagina "ufficiale" (aimè piuttosto scarsetta) dedicata al museo sul sito del comune di Bra, ma se avete altre curiosità... be, provate a chiedere a me, magari posso aiutare.