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Un pomeriggio al Taste: le eccellenze del food

Creato il 11 marzo 2013 da Cristina

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Nei giorni passati ha avuto la mia prima esperienza di visita al Taste, l’evento di Pitti Immagine dedicato alle eccellenze del food, e che si svolge a Firenze alla Stazione Leopolda.
Devo dire che è stata un’esperienza davvero affascinante, anche se il food non è il settore più di primaria importanza, per me. In realtà il mio lavoro mi porta comunque ad avere a che fare con eventi di vario genere, per cui quest’anno ho deciso che questo appuntamento doveva essere irrinunciabile.
Ho avuto modo di conoscere prodotti e marchi che non avevo mai incontrato prima, e di fare delle degustazioni davvero uniche. Mettetevi comodi: sarà un lungo post.

Innanzitutto un incontro folgorante: la birra del Birrificio Italiano. Birra artigianale, cruda, senza conservanti.
Premetto che sono un’amante delle birre scure, ma per me “scura” fino all’altro giorno significava “stout”. Invece allo stand mi hanno insegnato che non tutte le scure sono stout, e che non c’è bisogno di essere una stout per essere una birra di carattere!
Ho assaggiato due birre speciali, entrambe al malto, la prima VùDù, una weizen scura, corposa e densa, all’aroma di cioccolato e spezie, la seconda, Amber Shock, ambrato/scura doppio malto, con un bouquet di caramello, nocciole, frutta esotica e note di tostato.
Seduta comodamente sullo sgabello alto come al pub, il mio bicchiere da degustazione è stato onorato della presenza di qualcosa che non era vino, ma era altrettanto nobile.

Ed ecco che introduco una nota di campanilismo! Io sono originaria del Friuli, e in particolare di un delizioso paese in provincia di Udine che si chiama Mortegliano. È famoso per avere il campanile più alto d’Europa. Ma da adesso in poi sarà famoso per avere una ditta che produce una vera ghiottoneria, e cioè la crema di gelato e di sorbetto. Non potete avere idea di cosa si prova assaggiandola, non è un gelato, non è una crema e non è un sorbetto: è qualcosa di più, e di meglio. I gusti sono quelli della tradizione, ma Della Negra ama sorprendere con gusti stagionali; alcuni provengono addirittura dal frutteto biologico dell’azienda, o da terreni di amici e parenti! il più notevole è la crema di sorbetto al melograno, sgranato a mano e setacciato dai semi, ma esistono anche il sambuco, il moscato rosè, l’assenzio…

Altro giro, altra eccellenza del territorio: dalla val d’Aosta, La Valdotaine mi ha offerto una grappa che qualche anno fa è stata premiata, e a ragione: unica, all’aroma di ananas e mela renetta, molto morbida, qualcosa di delizioso. I valori di La Valdotaine sono: materia prima a km zero, distillazione in antichi alambicchi in rame, la scelta di distillare solo vinacce da vitigni valdostani.
Ormai si stava avvicinando l’ora dell’aperitivo. Una sosta golosa, da Trota Oro. Trota Oro ha avviato la sua attività nel 1988 con la lavorazione di trote affumicate secondo una ricetta tradizionale. Per la conservazione utilizzano ingredienti quali il sale dolce  di Cervia, zucchero di canna, vino della Valle dei Laghi e aceto trentino.
Un’altra scoperta semplice ma straordinaria con il Succo di mela di Zolla 14, Organic Farm Project: un sapore incredibilmente fedele. In bottiglia dura non più di un giorno e mezzo. Garanzia di genuinità, una realtà lontana anni luce dal tipo di prodotto cui siamo abituati. Da Zolla 14 coltivano, seguendo il metodo biodinamico, 7 varietà di mele raccolte a mano. C’è una particolare cura anche nel packaging e nella riciclabilità dei materiali utilizzati. Lo sapevate che il Gambero Rosso ha riconosciuto il succo di mela Zolla 14 come il migliore fra quelli prodotti sul territorio nazionale? Assaggiandolo si capisce il perché.

A metà pomeriggio ho avuto la piacevole sorpresa si assistere a una talk show con Gianfranco Vissani. E chi non lo conosce? Per chi davvero ne fosse all’oscuro, Vissani è chef e patron del Ristorante Vissani, di Baschi (TR). Il tema della discussione era “A volte tornano: gli anni 50… in cucina!”. Si sarebbe potuto parlare di riscoperta delle tradizioni e di un desiderio di ritorno alle origini dettato anche dal contesto storico, ma il tema più eclatante è stato quello che Vissani ha sostenuto, e cioè della mancanza di conoscenza degli ingredienti più semplici da parte di molti “aspiranti cuochi” casalinghi. Vissani non ha per niente torto quando afferma che siamo distratti. Molti “buttano la pasta” e intanto fanno altro, mettono qualcosa nel forno e controllano la posta. E così cuciniamo male. La cucina richiede attenzione, e conoscenza dei sapori. Secondo Vissani la ristorazione non conosce crisi per un motivo ben preciso: perché la maggior parte delle persone non sa cucinare. Chapeau.

 


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