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Un posto per la bellezza indigena

Creato il 01 luglio 2015 da Allocco @allocco_info

Prima o poi doveva succedere e doveva essere nella provincia di Chimborazo, nella sierra centrale ecuadoriana, area che conta il 38% di popolazione indigena. Stiamo parlando dell’elezione della prima reginetta di bellezza indigena.

Poco più di un anno fa, infatti, un’organizzazione ha riscattato la parola inca ñusta (che in quechua significa ‘ragazza, donzella’ o ‘terra vergine, mai fecondata’) per denominare il concorso di bellezza dedicato esclusivamente a ragazze indigene. È così che è nata la Ñusta Andina che, poco più di un mese fa, ha consegnato la sua prima corona a Quito (capitale dell’Ecuador) e il cui obiettivo è di permettere alla rappresentante delle comunità autoctone di partecipare al concorso di Miss Ecuador. Inti Daquilema, organizzatore dell’evento e direttore di una scuola per modelle indigene, spiega come sia stato difficile permettere alle ragazze indigene di essere ammesse nei concorsi nazionali, a causa dell’esistenza di requisiti che difficilmente queste bellezze sono in grado di possedere, primo fra tutti la statura minima di 170 centimentri. “La donna indigena ha il diritto di prendere parte a tali eventi, di farsi rappresentante dei popoli indigeni” afferma Daquilema, “vogliamo cancellare l’idea che la vuole esclusivamente come madre, moglie e allevatrice di animali”.

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L’elezione della prima Ñusta Andina si è svolta in un luogo carico di simbolismo, arricchito da immagini di alpaca e accompagnato da messaggi di rivendicazione. “Noi Runa (parola quechua per ‘indio’) siamo come l’erba selvatica: potranno sradicarci ma continueremo a crescere e a resistere, come facciamo da più di 500 anni”, ha esordito il presentatore della serata.
Il concorso è stato vinto da Jenny Guillin, una ragazza di 19 anni appartenente al popolo Puruhà e studentessa di Economia. L’evento ha rappresentato una vetrina per la cultura indigena: le concorrenti si sono esibite in danze tipiche, hanno indossato abiti tradizionali e quasi tutte si sono espresse in lingua quechua e in altre lingue locali. Un’occasione in più per dimostrare la ricchezza culturale dei popoli originari.

Secondo i dati dell’Istituto Nazionale di Statistica e Censimento, in Ecuador circa un milione di persone si autodefinisce ‘indigeno/a’ e il 71% dichiara di essere vittima di discriminazione. Per questo, sempre più indigeni decidono di crearsi spazi e occasioni propri per combattere qualsiasi forma di razzismo, come cooperative di risparmio e di credito agli indigeni: quella che ha avuto più successo è la Mushuc Runa (‘uomo nuovo’), a capo anche della prima squadra di calcio indigena, che milita nella prima serie nazionale. Mushuc Runa, Andina Marka (che ha messo in commercio una bevanda a base di mais) e la marca di abbigliamento Churandy sono stati alcuni dei patrocinatori della Ñusta Andina. Queste piccole e grandi imprese seguono un’economia sociale e solidale e lottano per ottenere l’inclusione nella società ecuadoriana, la cui costituzione recita così: “L’Ecuador è un Paese interculturale e plurinazionale”.

Se la prima Ñusta Andina riuscirà a partecipare al concorso di Miss Ecuador ciò costituirà un importante successo e un esempio in più di ciò che gli indigeni possano ottenere in un contesto di meticciato. Sono piccole prove di un processo di democratizzazione della società e di un cambiamento che, fino a pochi decenni fa, sembrava impensabile. Dal concorso di bellezza indigena si alza una voce che vuole rappresentare tutti i movimenti indigeni, la loro ricchezza e il loro orgoglio.

Fonte: El País
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oto: by Juan Cevallos

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