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Un racconto a mattoncini

Creato il 23 gennaio 2013 da Paperottolo37 @RecensioniLibra

Ci sono racconti e racconti. Racconti scritti di getto, racconti che richiedono anni, a volte molti anni, per essere terminati, racconti fiume, come ad esempio quelli che danno poi origine ai cosiddetti “mattoni”, così chiamati più per il fatto di essere di mole assai consistente che sottintendendone la pesantezza della lettura, e così via. Vi sono però differenze nella “concezione” e “progettazione” stessa del racconto. Vi sono, in questo caso, racconti che nascono già da un progetto ben stabilito e ben definito ed a quello si attengono fedelmente, racconti che nascono con un progetto di base ma che poi restano “aperti”, nel senso che possono cambiare rotta un giorno con l’altro. E poi vi sono i racconti che nascono solamente da una cosa: la voglia dell’autore di scrivere un racconto senza avere un’idea, neppure la più remota, nemmeno del genere del racconto in corso di stesura.

Questo è il caso del racconto che, in questi giorni, ispirato dal romanzo “Scatola nera” della scrittrice americana Jennifer Egan, vincitrice dell’ultimo Premio Pulitzer per la narrativa con il suo “Il tempo è un bastardo“, romanzo che, inizialmente, era stato pubblicato, “a cinguettii”, su Twitter. Seguendo l’esempio magistrale di Jennifer Egan anch’io ho deciso di lanciarmi nel progetto del racconto pubblicato “a cinguettii” o, come dico anche nel titolo, del “racconto a mattoncini”. Difatti i pezzi di racconto che, uno al giorno, pubblico su Twitter catalogandoli, per così dire, sotto l’hashtag “#racconto”, proprio questo sono: dei mattoncini di racconto che, almeno spero, alla fine diverranno un racconto vero e proprio o, ma questo mi sa tanto sarà una cosa più difficile anche tenendo presente il mio scarsissimo feeling con il genere, un romanzo. Devo ammettere che scrivere in questo modo, un “cinguettio” al giorno, senza l’assillo, l’assillo per modo di dire naturalmente, di dove andare a finire col racconto, mi sta divertendo un sacco. E’ un po’ come tornare bambini, alle scuole elementari quando, nei primi temini, la maestra ci raccomandava di scrivere un pensiero per volta. E’ vero che allora non si poteva concedersi il lusso di scrivere un pensierino al giorno, se si voleva finire il temino in tempi ragionevoli ma la filosofia di fondo è quella. Il mio racconto vive talmente giorno per giorno che non ne ho ancora neppure deciso il titolo. A quello, con ogni probabilità, penserò alla fine.

Se vi va di seguire l’evoluzione del mio racconto un mattoncino alla volta andate sul mio profilo di Twitter e digitate l’hashtag “#racconto”. Attendo fiducioso i vostri pareri e commenti. Potete mandarmerli o direttamente da Twitter oppure commentando qui sul blog.

Anche per questa volta è ormai giunto il momento dei saluti! A me non resta quindi che ringraziarvi per la pazienza e l’attenzione e darvi l’arrivederci alla prossima!

Buona notte e buon giovedì a tutti voi!

Con simpatia!


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