“Dopo la laurea in Chimica Industriale e una tesi nel settore delle nanotecnologie presso “La Sapienza” di Roma ho tentato tutte le strade, pur di inserirmi nel campo della ricerca accademica, o della produzione industriale in Italia“: le ha provate davvero tutte, insomma, Antonio Di Martino, 30 anni, dottorando e ricercatore in Repubblica Ceca, prima di fare le valigie. Poi ha scelto l’Est Europa.
Antonio punta, come molti colleghi, al dottorato, per dedicarsi alla ricerca nel settore biomedico. “Dopo la laurea magistrale ho continuato a lavorare per un po’ di mesi, a titolo gratuito, presso l’università, sperando di poter ottenere una borsa. Purtroppo, l’assegnazione delle borse non va per merito, ma per raccomandazione. Non avendone una, mi è stato proposto di accedere senza“, ricorda ora.
Ovviamente scatta il rifiuto. Il “no, grazie”. E la ricerca di un impiego all’estero, che è tutto, tranne che una passeggiata. Antonio cerca bandi di dottorato oltreconfine, mettendone nel mirino uno in Repubblica Ceca. Ma serve un certificato che attesti la buona conoscenza della lingua inglese. Lui non si rassegna, e parte per Londra, dove trascorrerà interi mesi a fare lavori umili, ben al di sotto della sua qualifica, pur di preparare l’esame linguistico.
Alla fine Antonio ottiene il tanto agognato Toefl, invia la propria candidatura, e viene accettato alla Tomas Bata University di Zlin, dove diviene PhD.. A Est, oltre l’ex-cortina di ferro, Antonio sperimenta un ambiente di ricerca all’avanguardia, contrassegnato sia da una fortissima mobilità internazionale, che lo porta a lavorare per lunghi periodi in Lituania e in Siberia, sia da una meritocrazia a tratti spietata, ma incentrata unicamente sui risultati che si portano a casa. Senza raccomandazioni o “carri professoriali” su cui salire, secondo la convenienza del momento.
“L’unico peccato è che avrei voluto realizzare quanto sto facendo in Italia. Ma ho ricevuto fiducia in Repubblica Ceca e in Russia. Forse è meglio così“, conclude -amaro- Antonio.
Ospite della puntata è Marco Bramosanti, dottorando in Scienze Chimiche all’Università La Sapienza. Per Marco, anche lui laureato in Chimica Industriale, una storia paradossalmente “al contrario”, rispetto a quella di Antonio. Perché lui punta in primis ad un percorso lavorativo esterno all’università, trovando solo proposte di stage, sempre più al ribasso. A dargli un’opportunità, arriva così proprio l’accademia italiana…
Nella rubrica “Expats”, come ogni primo sabato del mese, i consigli di Aldo Mencaraglia di “Italiansinfuga”: questo mese Aldo ci spiega come approfittare della pausa estiva, per pianificare un espatrio lavorativo.
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