Molti anni fa, quando il rumore dei motori diesel era insopportabile e gli autoradio erano rigorosamente a cassette, io cercavo di dormire sdraiato sui sedili posteriori della vecchia auto di mio padre. La nostra Audi 80 marrone fiammante percorreva la Salerno Reggio Calabria; eravamo diretti alle splendide montagne della Sila e viaggiavamo di notte. Di queste lunghe traversate ricordo le musicassette di mio padre: un bizzarro mix tra Battisti, Battiato, Murolo e Cocciante. Oggi siamo guidati dal Gps e colleghiamo il nostro mp3 alla radio, ma arrivare a Reggio Calabria in auto è ancora una tortura.
Un estate fa, parafrasando Califano, per necessitá ho ripercorso i 494 km dell’A3 e ho scoperto che in un paese che partecipa al G8 le opere pubbliche possono durare decenni, mettere a repentaglio la sicurezza, prendere in ostaggio automobilisti e alimentare la criminalitá.
La Salerno – Reggio Calabria è il simbolo di un paese immobile, che non riesce a garantire servizi minimi; un rubinetto di fondi pubblici che alimentano le mafie e la corruzione. La mia storia personale inizia al Sud, e nonostante oggi sia distante migliaglia di kilometri, ho mantenuto un legame forte con queste terre di difficoltá, sofferenze e coraggio. Lo stato è assente e le istituzioni corrotte; cosí i cittadini di buona volontá sono abbandonati alle loro piccole guerre quotidiane.
Un riscatto è possibile?