Ho letto un romanzo bellissimo.
No. Un attimo.
Facciamo un passo indietro…
… ci sono romanzi che mi piacciono un sacco: di solito però può essere perché, in particolare, mi piace come sono scritti. (Esempio: Un segno invisibile e mio, di Aimee Bender) O perché in particolare mi piace cosa scrivono. (Esempio: Stoner, di John Williams. O Ritratto di famiglia con superpoteri, l’ultima volta che ho dato 5 stellette a un romanzo su goodreads, prima di questo).
Questo fa BINGO!, perché mi piace da morire per entrambe le ragioni, cosa piuttosto rara. Quindi, torniamo un passo avanti:
ho letto un romanzo bellissimo scritto benissimo. Giusto per rendere chiaro il concetto.
Si intitola La casa rossa (che è un titolo,al contrario del libro, decisamente anonimo, che mi scivola addosso) ed è di Mark Haddon, ai più conosciuto per Lo strano caso del cane ucciso a mezzanotte. Ed è uno di quei romanzi che parlano tantissimo di persone, che creano individui letterari incredibilmente vivi e li spogliano, denudando pensieri, segreti, confessioni, debolezze. A volte in modo commovente – sì, ti abbraccio personaggio, non sei solo -, il mondo ingenuo e colorato di un bambino solitario con una fantasia fervidissima; a volte con un’assenza di pudore quasi imbarazzante – quasi si fosse a fissare qualcuno mentre fa una scoreggia -, i pensieri sulla bruttezza del proprio compagno, la scoperta egoistica e famelica del sesso da parte di un adolescente.
Che sono tutte cose reali, chi non le ha provate? O potrebbe provarle.
I personaggi sono otto – quattro adulti, tre adolescenti, un bambino – come i giorni che scandiscono la storia. Una storia che è tutta inglese: una casa di vacanza nel Galles accoglie per una settimana Angela e Richard, due fratelli da anni in silenzioso conflitto, e le loro famiglie: il marito e i figli di lei, la nuova moglie e la figliastra di lui. Ognuno col proprio fardello di pensieri ed errori.
Una storia inglese, per ambientazione e ritmo e placida tranquillità di narrazione, ma le umanità sono universali; ma potrebbe essere italiana, questa storia: ci sarebbe solo più chiasso e sole, più litigi dirette, meno pioggia e reazioni composte.
Leggevo e pensavo che da un po’, per fortuna, mi sono evitati raduni famigliari di questo tipo. Ma ne ricordo ogni briciola di disagio e atona recriminazione. Si avvicina la Pasqua, coi suoi pranzi in grande, e ringrazio la tranquillità del mio nucleo famigliare.
Comunque. Dicevo. Una cosa bella è che la storia non è raccontata da uno. Ma da tutti i personaggi. Di solito preferisco le narrazioni a uno, perché mi dà l’idea che stando “dentro la testa” di un solo personaggio ci siano molte cose, negli altri, che restano incomprensibili o difficili da sbrogliare. Rimane qualcosa in sospeso, insomma: ed è così, nella vita, non capisci mai a fondo tutto quando altre persone sono coinvolte.
Invece questo è un romanzo corale, un corale pienamente espresso, e questa cosa mi è piaciuta un sacco, perché i punti di vista sono frammenti, sono cambi veloci, sono sguardi di uno, poi dell’altro. Sono tocchi di paesaggio intimo. In alcuni momenti, parole più spesso che intere frasi.
Parola punto parola punto parola. Fotografie di piccoli istanti, un album delle vacanze. E fatto così, questo flusso di coscienza è coinvolgente, perché è poetico e intimo senza mai essere pesante ed è descrittivo in modo labile, acquerellato. Si intervallano persino stralci dei romanzi che i personaggi leggono, che hanno con sé per le vacanze.
Frammenti di qualcosa di spezzato che aspetti si ricostruisca, e alla fine chissà, lo farà? O rimane tutto – i problemi, i pensieri – uguale a se stesso?
Un se stesso labile, fragile, soggettivo. In cui ogni lettore vede qualcosa di diverso, anche in ciò che non è scritto.
Ma… ve l’ho detto che ho letto un romanzo bellissimo?
La casa rossa
Haddon Mark2012
Supercoralli
pp. 288
€ 19,50
ISBN 978880621184