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Un secolo dopo, Roma può ricominciare da Nathan

Da Albamontori @albamontori
Un secolo dopo, Roma può ricominciare da Nathan 
04-01-2013

Quella che segue è una lettera collettiva d'invito a un convegno, da tenersi il 19 gennaio a Roma, in cui riannodare le fila della storia della città. Ripartendo da Ernesto Nathan, il cui mandato terminò nel 1913, esattamente un secolo fa. Chi fosse interessato può scrivere a [email protected].

Nel 1913 terminò la l'esperienza del sindaco più straordinario che Roma abbia avuto: Ernesto Nathan. Nel 2013 a Roma si vota per un nuovo sindaco. Nathan, tanto laico da proporre una legge sul divorzio nella città dei papi, mazziniano, ebreo, alleato dei socialisti, ha rappresentato una significativa frattura nella compatta storia della capitale: prima e dopo, e per un intero secolo, a dominare e plasmare la città sono stati – salvo brevi intervalli, in particolare l'esperienza di Petroselli – gli interessi della speculazione fondiaria ed edilizia.

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Un convegno su Nathan

04-01-2013

Buona, l'idea di tenere a Roma, tra pochi giorni, un convegno su Ernesto Nathan, a cento anni dalla conclusione della sua straordinaria esperienza di sindaco di questa città. Sicuramente, Nathan fu il più grande di tutti, in assoluto, proiettò la nuova città laica a livelli europei, sul piano non solo urbanistico e sociale ma anche culturale, l'Esposizione Universale del 1911 ha lasciato un bellissimo retaggio urbanistico nell'impianto dell'area delle Belle Arti. Avrebbe dovuto essere l'Amministrazione cittadina stessa ad organizzare una iniziativa di studio, di approfondimento, e anche di rilancio, della sua opera.

Ma se nel 1913 il sindaco ebreo e massone venne sconfitto da una coalizione di destra dai toni clericali, è difficile pensare che gli vengano tributati onori in questa Roma governata da una destra che non può essere definita nemmeno reazionaria, ma proprio ignorante ed ottusa. Dobbiamo quindi tutti augurarci che il convegno sappia almeno riaprire il discorso su quel grande personaggio: al quale più che a Petroselli, pur decoroso se non ottimo sindaco, andrebbe dedicata la via centrale della città (e non la viuzza che gli è stata intitolata alla periferia della Magliana).

Mi fa piacere che Riccardo Magi sia tra i firmatari del documento di presentazione del convegno. Potrà portarvi la memoria dei contributi che i radicali hanno dato alla crescita della città, fin dagli inizi della loro storia e proprio nel Consiglio comunale. Nel 1989, in occasione di imminenti elezioni amministrative romane, Marco Pannella proponeva alle forze democratiche e di sinistra di costituire assieme e lanciare nell'agone una "Lista Nathan", con un programma di forte impegno urbanistico incentrato sul progetto di "ridisegnare" i confini dello Stato Vaticano per riequilibrare le spinte rovinose di occupazione della città già allora evidenti nella prassi quotidiana di quello Stato. In un articolo pubblicato, se non vado errato, su "L'Espresso", Pannella tracciava una ipotesi di profondo rinnovamento nella gestione della capitale, invocando "più una democratica 'Roman Valley Authority' che un 'Governatorato'", dalle caratteristiche innovative e suggestive. Gli interlocutori respinsero, o meglio ignorarono la proposta, i radicali presentarono una loro lista "per Roma civica, laica, verde". Nel 1993, Pannella ammoniva ancora che l'avvicinarsi del bimillennio della nascita del Cristo avrebbe richiesto una nuova progettualità urbana, capace di adeguare alle prevedibili e già previste esigenze del Giubileo una più efficiente e lungimirante gestione del "quotidiano" cittadino. Le successive esperienze urbanistiche delle giunte laiche come di quella attuale non hanno colto la suggestività delle proposte di Pannella. Ci avviciniamo a nuove elezioni amministrative che toccheranno la città e l'intera Regione. Nell'ultima competizione regionale, Emma Bonino ha sfiorato il successo, strappatole solo dalla scesa in campo del Vaticano e di Berlusconi, ma ha stravinto in città. È un fatto che dovrebbe dar da riflettere. Chissà che non se ne parli nel convegno.
Angiolo Bandinelli
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