di Roberto Sturm
(da Carmilla)
Lukha Kremo Baroncinij è un nome molto conosciuto all’interno della letteratura di genere, sia come editore che come autore. Ha fondato, nel 1995, la Casa Editrice Kipple, specializzata in fantascienza e fantasy ma non solo. Artista poliedrico, che spazia in diversi campi artistici, Baroncinij è uno dei protagonisti del Connettivismo. Da cui mi piacerebbe partire per questa intervista.
- L’antologia Avanguardie Futuro Oscuro (AFO) è stata una piacevole sorpresa, con testi di una qualità superiore, sia come stile che come contenuti. Secondo te può essere considerata il manifesto del Connettivismo di casa nostra? E come definiresti il Connettivismo stesso?
Definizioni di Connettivismo ne abbiamo date diverse, una potrebbe essere: un movimento letterario-artistico (quindi principalmente letterario che si applica anche in altre discipline artistiche) che predilige tematiche-limite (poco conosciute, poco esplorate, poco definite) comunque legate alla realtà, con un linguaggio innovativo. Per il momento sono prevalsi temi scientifici (con stili e linguaggi attinti dalla fantascienza), come la meccanica quantistica, le nuove teorie fisiche, la genetica, l’esobiologia, ma ci sono anche temi legati alla sfera culturale, come religioni oscure, archeologia segreta. Esiste anche un elemento olistico e spirituale (che si evince anche dalla data di fondazione del movimento: il solstizio d’inverno), ma che cerca di non sfociare nel cospirazionismo di mestiere. AFO può essere considerato il manifesto dei Connettivisti, che preferisco chiamare con questa sineddoche (i singoli elementi che identificano il gruppo) per il suo carattere di gruppo senza direttive precise e con forti individualità al proprio interno.
- Kipple Officina Libraria. Da dove è partita l’idea e come si è evoluto il progetto in tutti questi anni? Cos’è che ti interessa di più attualmente? In che direzione si sta muovendo la Casa Editrice?
L’idea è partita nel 1995 con l’intento di pubblicare racconti, romanzi e poesie prive di diritti d’autore. Ho cominciato a pubblicare racconti cyberpunk e simili e mi sono presto incontrato con il mondo della fantascienza italiana, e nel gennaio 2000 abbiamo dato vita alla rivista Avatär (oggi sostituita dalla collana Avatar). Dopo 14 numeri e 3 Premi Italia, nel 2005 abbiamo cominciato a stampare libri a livello professionale e a diversificare le collane. Nel 2010 c’è stato il rilancio, con il sito eCommerce e gli eBook. In pratica, ogni 5 anni ci siamo rinnovati, proprio come un piano quinquennale di comunista memoria! La cosa più curiosa è che dopo 15 anni ci siamo trovati a ribadire il concetto da cui siamo partiti pubblicando eBook senza DRM (gestione dei diritti digitali), in questo caso con motivi ben più interessanti che la semplice diffusione di opere di debuttanti.
Oggi abbiamo intenzione di ribadire due concetti: quello dei diritti d’autore e l’idea che i connettivisti hanno della letteratura. Nel primo caso considerando l’importanza di eliminare certi vincoli del diritto d’autore, che rallenterebbero la diffusione della cultura a discapito della qualità, peggiorando l’usufrutto dell’opera da parte del lettore, soprattutto per i libri digitali. Nel secondo facendo propria l’idea di una letteratura non più divisa per generi, ma per idee, quindi la priorità che le idee hanno sull’intrattenimento. Inoltre l’importanza che nella letteratura (e nella lingua) ha l’innovazione del linguaggio che per me non significa sperimentazione fine a se stessa, ma cercare di imitare i moduli operativi del cervello umano, quindi un linguaggio che si avvicini all’ipertestualità insita nel pensiero.
- Questo ultimo argomento, un linguaggio che si avvicini all’ipertestualità insita nel pensiero, mi pare molto interessante. Vuoi approfondirla?
Sì, credo che sia oggi alla base della trasformazione del linguaggio, ma molti scrittori non ne sono pienamente consapevoli, anche se in diversi casi seguono questa metamorfosi. In pratica il pensiero, secondo nuovi studi neuropsichiatrici e neurofisiologi (non li cito perché non è il luogo adatto, ma basta fare un po’ di ricerca su internet), è una serie di schemi reticolari che cambiano disposizione nel tempo (basta pensare agli “a proposito”, ai flashback, agli approfondimenti di un argomento che in letteratura vengono non adeguatamente riportati come note, incisi e parentesi); e per pensiero s’intende l’interno funzionamento del cervello, memoria compresa, che in effetti è una ricostruzione del fatto e non un richiamo delle informazioni come avviene per le macchine. Il carattere ipertestuale (cioè reticolare anziché meramente sequenziale) ed evolutivo porta a sperimentare un linguaggio che, partendo dalla grammatica classica, sviluppi stili e stilemi più vicini al pensiero e quindi non “meno comprensibili” (come molti definiscono certi esperimenti letterari), bensì comprensibili a più livelli sensoriali. Internet è un buon esempio, ma la sfida è trovare un buon linguaggio ipertestuale per le opere letterarie, soprattutto con l’avvento dei libri digitali.
- Dal tuo punto di vista di editore, come è cambiata la letteratura di fantascienza e fantasy in questi ultimi dieci anni? Sempre se ritieni che sia cambiata…
A livello mondiale secondo me si può parlare di una “divaricazione” (che naturalmente rispecchia la stessa che avviene nel cosiddetto mainstrem). Da un lato il best seller, sempre più libro da intrattenimento, che punta al picco di vendite e che spesso si esaurisce in pochi mesi, dall’altro una letteratura sempre più impegnata che raramente ha a che fare con il mercato. Come vedo una letteratura che si spacca in industria della letteratura da un lato e arte letteraria dall’altro, così anche la fantascienza e il fantasy seguono questa tendenza. Quindi best sellers di fantascienza (che spesso viene chiamato in un altro modo per non perdere le vendite) e fantasy, e una letteratura impegnata che viene comunque aggredita dal mercato e “sottogenerizzata” (new weird, cyberpunk, steampunk, urban fantasy, splatter punk, eccetera). Per questo non voglio dire che tutta la letteratura di sottogenere è impegnata, ma che tra queste spesso si annida l’arte letteraria di cui parlo, a cui naturalmente non importa minimamente di essere categorizzata.
- E oggi, a che punto siamo? Personalmente sono anni che vedo la fantascienza in progressivo decadimento. Aveva forse ragione J.G. Ballard quando ha affermato che la fantascienza è morta non appena l’uomo ha messo piede sulla Luna?
Ballard intendeva che l’immaginazione della fantascienza classica moriva perché raggiunta e sorpassata dalla realtà stessa che preconizzava. E in effetti si può dire che il cyberpunk è morto con Internet e così via. Ma morire significa trasformarsi e in effetti è più appropriato, secondo me, dire che la fantascienza si è “liquefatta”, bagnando le letterature confinanti: se dal 1969 non aveva più senso scrivere space opera classiche, anche dagli anni 90 la connessione non è stata più la mirabilia dei tempi di Gibson. È vero però che Dan Simmons ha continuato a scrivere space opera avvincenti e il cyberpunk si è protratto per diversi anni. Il senso dell’essere fantascientifico va allora cercato, come dicevo, nell’idea di limite (interiore ed esteriore): nei limiti della biologia umana (rispetto alla macchina e in generale alla materia), nei limiti della comprensione della psiche umana, nei limiti quantistici, nell’indistinguibilità reale/immaginario. Sinceramente oggi io uso il termine fantascienza per mere funzioni comunicative, per comprendere e farmi comprendere in una parola convenzionale (e questo dicasi per tutti i generi e sottogeneri). Il decadimento che tanti vedono è una profonda trasformazione di ciò che spingeva a scrivere Wells come Asimov. Che nel XX secolo era la classica definizione: una letteratura che specula sulla scienza e la tecnologia ottenendo un sense of wonder. Ma che nel XXI va ridefinita nella letteratura che specula su certi fenomeni (scientifici, culturali, psicologici, antropologici, esoterici) per ottenere un senso di meraviglia nascosto (nel senso che può essere anche soltanto percepito o “presentito” e non semplicemente provato) naturalmente basandosi sempre su fenomeni reali e non magici o puramente fantastici.
- Se dico che, ultimamente, la fantascienza ha perso buona parte della sua natura speculativa e della sua forza di indagine del presente proprio perché lo sviluppo tecnologico ha raggiunto una velocità esponenziale rispetto a venti o trenta anni fa, tu che ne pensi? Sei d’accordo o no?
Sono d’accordo perché so che tu pensi alla scienza e alla tecnologia che noi consideriamo ancora le migliori candidate a descrivere la realtà. Ma quando si allarga l’orizzonte a qualcosa di nuovo si può ancora parlare di “fantascienza”. Per esempio la meccanica quantistica, il paradigma olografico, la teoria M (che prende il nome da Magic, ma stiamo parlando di scienza pura) hanno delle caratteristiche che al momento la maggioranza dei lettori non ha ancora ben chiaro. Ma se arriverà il momento in cui la gente avrà almeno un’idea (come del resto comincia ad averla senza troppi problemi della Relatività), allora potrebbe comprendere meglio la forza di certa letteratura che specula su questi fenomeni. Senza parlare di altre teorie per cui il punto finale della scienza (la Grande Teoria Unificata) corrisponderebbe con il punto d’arrivo di molte religioni e spiritualità.
- Editore, scrittore, musicista, mail artista. Come mai questi diversi campi di azione?
Perché credo di essere un artista che predilige la letteratura. Perché così curo le nevrosi che tutti noi abbiamo, e perché ho un riscontro negli altri rispetto a queste attività.
- A cosa stai lavorando, attualmente?
Alcune performance live, un progetto internazionale di mail art, due romanzi di fantascienza finiti in cerca di editore, alcuni racconti, un Cd di elettronica, un “rimpasto” di Ministri della N/azione Oscura NeoRepubblica di Torriglia.
- N/azione Oscura NeoRepubblica di Torriglia?
Nel 2004, delusi dalla Biennale di Venezia (nella quale alcuni critici trovarono insufficienti le motivazioni della mail art), alcuni mail-artisti italiani decisero di indire l’anno dell’Azione Oscura, che cioè non pretendesse di avere un motivo fondante alla base. Io creai la N/azione Oscura KAOS SF, inserendomi in una lunga serie di fondazioni di Stati Indipendenti (chiamati mecronazioni), di cui alcuni per reali motivi storici (esempio: Seborga), altri per diritto internazionale (Sealand), altri ancora per truffa, divertimento o provocazione. L’intento satirico-politico è insito nel progetto che comunque è un’azione artistica.
Oltre al passaporto, alla bandiera, alle banconote (l’Avatar), all’inno nazionale, ho pubblicato annualmente una serie di francobolli dentellati (ora adesivi) e la Gazzetta Ufficiale di Trantor, bollettino della n/azione. Ho nominato 17 ministri (di cui facevano parte alcuni nomi noti come Vittorio Curtoni e Vittorio Catani) ognuno dei quali ha stilato un bizzarro programma ministeriale.
Nel 2010, trasferendomi a Torriglia, ho trasformato la n/azione in neoRepubblica di Torriglia, richiamandomi alla reale Repubblica Partigiana che qui ebbe sede nel 1944.
Dal 2010 il blog nazioneoscura.wordpress.com informa sulle nostre attività commentando le maggiori notizie internazionali.
- Quali sono gli autori che ami maggiormente e che ispirano il tuo lavoro?
In sequenza, 2 scrittori, 1 musicista e 1 artista: Ballard, Dick, Kraftwerk, Stelarc, DeLillo, Aldani, Pan Sonic, Fluxus Art, Gibson, Vonnegut, Mike Harris, Cattelan (parlo di ispirazione).
- Tre titoli di romanzi che ti vengono subito in mente.
Un gioco da bambini, Neuromante, Nova (Ballard, Gibson e Delany), ma forse il primo non è un romanzo e allora va bene l’inarrivabile Deserto d’acqua.