foto finalista premio DaSud, di Vincenzo Dragani
Un sit-in ed una petizione all’insegna dello slogan “Chi collabora non deve morire più ingoiando acidi”. Le prime firmatarie dell’iniziativa prevista per l’8 settembre a Reggio Calabria: Antonia Lanucara, dalle parlamentari Angela Napoli, Maria Grazia Laganà, Doris Lo Moro, da Giovanna Ferrara, Rosy Perrone, Mimma Pacifici e il coordinamento donne di Fli Calabria.
Le sottoscrizioni vengono raccolte attraverso un gruppo su Facebook .
“”In questo caldo agosto 2011 Maria Concetta Cacciola, testimone di giustizia, si toglie la vita a Rosarno ingerendo acido muriatico.
E’ assalita dal dubbio sulla scelta che precedentemente ha compiuto.
Il dubbio, forse, in lei è divenuto senso di colpa; il tormento non le ha dato tregua in quella realtà sconvolgente, forte nella sua violenza qual è la ‘ndrangheta.
Sorge spontanea, sulla scorta delle notizie di cronaca, la domanda: “che cosa ha accomunato donne scomode a ricorrere all’acido muriatico?”
Noi donne calabresi intendiamo combattere qualunque tipo di violenza, anche al fine di evitare che questi gesti, che hanno portato al suicidio più donne, vengano liquidati come crisi a sfondo psichico.
La violenza nei confronti delle donne è sotto gli occhi di tutti.
Basti fare mente locale sugli omicidi (femminicidi) che si compiono sistematicamente per mano maschile.
Le donne, ancora oggi, tentano di trovare un equilibrio tra le loro scelte e la famiglia; investono sempre e comunque dalla parte del cuore e di cuore ci si ammala e si muore.
Maria Concetta ha conosciuto la violenza maschile e la violenza di ‘ndrangheta.
Questo è il punto da cui partire per comprendere come agire per essere accanto a donne coraggiose e leali che vogliono combattere la violenza subita.
Maria Concetta ha scelto di aprire uno squarcio e poiché noi donne che scriviamo non siamo psichiatre non ci vogliamo attardare sulla sua eventuale “depressione”.
Lei ha paura e si ribella da donna, da madre, da figlia.
Si mette in discussione sapendo di dover affrontare un mondo tracciato dalla violenza. Da questo mondo vuole soprattutto difendere i suoi figli, sottraendoli alle mani rudi della ‘ndrangheta.
Ama la madre ed ai lei fa riferimento nell’inferno della sua vita.
La sua scelta di giustizia è legata in maniera prioritaria ad una nuova civiltà, quella che offre alle donne una possibilità di uguaglianza nella libertà..
L’elemento più forte che emerge da questa vicenda è quello, per Maria Concetta, della liberazione da un mondo maschile familiare, liberarsi dal padre e dal fratello, padroni della sua esistenza e violenti.
La madre, no. A lei affida i suoi figli e le chiede di dare loro quello che non ha saputo dare a lei.
Una ragazza di 31 anni, stritolata: andata sposa a 13 anni, senza amore e pare che non sia stata mai amata.
Questo suicidio che non è il solo, pensiamo a Tina Buccafusca, sulla quale è ricaduta la stessa sorte: bere acido e a quella più grave toccata a Lea Garofano, sciolta nell’acido. Donne e madri calabresi chiamate da un triste e doloroso destino, scomode, sicuramente.
Maria Concetta dice: “A me la vita ha dato solo dolore”. C’è n’è davvero tanto per definirla psichicamente malata?
Vorremmo capire chi, in quelle condizioni, può sentirsi sana nel corpo e nella mente
E’ evidente che tocca alle forze dell’ordine ed alla Magistratura scoprire se ci sono state induzioni al suicidio.
Noi donne comprendiamo meglio di ogni altro la sua dura e difficile esistenza.
Questi strani suicidi con l’acido non possono fermarsi nelle buie stanze per fare calare un silenzio, questo si, indotto.
Abbiamo pensato di stare accanto alle donne comunque violentate nella psiche e nel corpo. Lei ha cercato la liberazione. A noi tocca dare voce alle sue sofferenze ed al suo dolore. Abbiamo l’obbligo etico e morale, nonché un dovere di sorellanza di far si che ognuna e tutte sentano il calore delle consimili.
Oggi vogliamo, da donne, dare voce a Partiti e Sindacati, dare voce ai Cristiani ed agli Intellettuali che probabilmente sentono l’impotenza in questo momento assai difficile.
Le donne italiane, le donne calabresi sanno che l’ora è giunta per dire NO alle violenze perpetrate in qualunque parte del mondo. Ed in particolare alle violenze di ‘ndrangheta, mafia e camorra che ci riguardano più da vicino. Alle donne TUTTE chiediamo di riscoprire il dovere ed il diritto che sono alla base della nostra libertà. Il nostro Paese deve crescere nella sicurezza e nella solidarietà.
GIORNO 8 SETTEMBRE ALLE ORE 19 SIT-IN A PIAZZA ITALIA E RISCHIESTA DI INCONTRO CON SUA ECC .IL PREFETTO. E’ PREVISTA UNA TAVOLA ROTONDA SUL CASO
PRIME FIRMATARIE. ALTRE ADESIONI SI STANNO RACCOGLIENDO IN CALABRIA E NEL RESTO DEL PAESE.”
Ho firmato aggiungendo: “Ringrazio molto chi ha avuto l’idea, chi firma e si spende per sostenere la petizione, pero’ per quanto riguarda ” Oggi vogliamo, da donne, dare voce a Partiti e Sindacati, dare voce ai Cristiani ed agli Intellettuali che probabilmente sentono l’impotenza in questo momento assai difficile.” dico: Ma anche NO! Non voglio assolutamente dare giustificazioni a partiti, sindacati, intellettuali, cristiani e laici che si tirano indietro, ma richiamo alle proprie responsabilità donne e uomini.Grazie di nuovo, a presto D.”
Leggi:
Calabria, donne suicidate. Ma da chi? , [il mio commento su Scirocco, che sostiene l'iniziativa]
A proposito di donne e ‘ndrangheta, anche:
Da “scomparse” a “suicidate” , “Scomparse”. , Una lettera pubblicata tardivamente. , “Il massacro delle donne”. Good morning Calabria! , Donne delSud. , Quando le “pari opportunità” non sono di certo un obiettivo , 25 settembre 2010, Reggio Calabria “in tempo di peste”., Agata Azzolina. , Un coraggioso ed autentico momento di restituzione , Dal diritto di sangue al potere del sangue. , Adotta la Calabria! Ovvero: a proposito di un distorto senso del diritto di cittadinanza. , ‘Ndranghetown ed ecografie mammarie. , La lunga notte calabrese… , Chi ha paura dei “gatti”?