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Un sogno lungo un'estate

Da Gloutchov
Un sogno lungo un'estate Matilde è una ragazzina un po' antipatica. Forse viziatella. Tutto deve girare intorno a lei. Ma forse il suo carattere è causa del periodo che sta passando. Il padre ha perso il lavoro. La madre è immersa nella scrittura del suo nuovo romanzo. Ci sono pochi soldi in cassa. Per cui saltano le vacanze assieme alla sua migliore amica, in Sardegna, e si va tutti in campagna, dalla zia Isabella... che è scontrosa, rude, campagnola. Insomma... Matilde proprio non accetta questa imposizione. Messaggi di continuo con l'amica, che ovviamente non fa altro che sottolineare la sua situazione, fa lo sciopero della Valigia, pesta i piedi e tiene il broncio. Questo è l'incipit de Un sogno lungo un'estate, di Barbara Baraldi, nuovo libro (edito da Einaudi), dedicato ai più giovani.
La trama del romanzo si sviluppa in maniera interessante, non starò a raccontarvela perché andrei a rovinare la sorpresa. Sappiate che Barbara, qui, ci mette tanto mestiere, una grande abilità, e un briciolino di cupezza e brivido... che probabilmente proviene dalle sue origini di scrittrice gotica e noir. Già! Perché questa vacanza in campagna, vista dagl'occhi di una giovane ragazza, è comunque coperta da un doppio velo di mistero. Strani incubi, e una caccia al tesoro... senza dimenticare i personaggi, umani e animali, tanto bene costruiti da sembrare reali. Mentre leggevo mi sembrava di avere Bob tra le gambe che insisteva per andare a giocare in cortile... ma piove, Bob, non è il momento per andare a giocare, mi dispiace. Il tocco dell'autrice si percepisce a ogni pagina. E' delicata, efficace, diretta ma... con grande conoscenza del linguaggio. Il suo stile trasforma ogni capitolo in un piccolo racconto che... volendo... potrebbe essere considerato autonomo. Ogni raccontino, ogni capitolo, ha un inizio e una fine, una sua trama, una vicenda completa di tutti gli ingredienti per renderla interessante. E visto che si tratta di un libro per ragazzi, potrei paragonarlo a una scatola di biscotti... sapete, quelli buoni, saporiti, che vengono venduti in belle scatole di metallo, divisi tra loro da piccoli riccioli di carta velina, a seconda del sapore che hanno. Ecco. Il libro è una scatola di questi biscotti, e all'interno, ogni capitolo, è un biscotto delizioso da assaggiare.
Trama delicata, perfetta per i giovani, ma allo stesso tempo matura. Barbara afferma, in una intervista di cui non riesco più a trovare il link (n.d.r. eppure l'avevo tenuto da parte proprio in previsione di quest'articolo, proverò ad andare a memoria) che i ragazzi non vanno sottovalutati, e che di conseguenza i libri a loro dedicati non devono essere... aggiungete voi la parola corretta per concludere questa frase. Questo libro è l'esempio perfetto. La storia contiene diversi messaggi (alcuni ripetuti più volte, in chiaro; altri invece più profondi e da scoprire tra le righe), è uno stimolo rivolto al lettore per prendere sotto esame sé stesso, e magari migliorare il proprio modo di essere. La storia contiene personaggi "veri", con pregi e difetti, con problemi reali, e per quanto le pagine siano pervase dalla tipica leggerezza giovanile, non trascura i dettagli che la vita vera pone tutti i giorni davanti ai nostri occhi. Insomma... non ci sono stereotipi. Non ci sono eccessive semplificazioni... e neppure si sottovaluta il lettore trascurando la qualità della narrazione o i suoi contenuti (n.d.r. Lo ammetto, questo passaggio l'ho inserito appositamente per rispondere a un commento ricevuto su questa recensione... dove si perdonavano tutti i difetti di un libro perché era rivolto ai ragazzi!). Insomma, questo libro è perfetto per i giovani a cui è dedicato, ma è altrettanto valido per un lettore adulto e già culturalmente formato.
Difetti? Sì! Si lascia divorare.  Quando Matilde torna in città si vorrebbe che rimanesse ancora un po' in quel mondo che tanto l'ha cambiata giorno dopo giorno. Ma è giusto così. Un libro per ragazzi non deve essere troppo lungo. L'attenzione dei giovani cala drasticamente quando i racconti diventano troppo lunghi. Hanno sempre fame di cose nuove.  Altro difetto? La difficoltà di trovarlo in libreria.  Non è certo colpa dell'autrice, o dell'editore. Diciamo che le librerie che frequento hanno una strana gestione dell'area destinata ai giovani. Intanto mescolano i libri per i bimbi sotto gli 8 anni con quelli per i teenager. Questo romanzo, per fare un esempio, era tra gli Harry Potter e i Geronimo Stilton. E tutti insieme si trovavano in mezzo ai libri con le figure da colorare. Poi, per complicare le cose, gli scaffali in cui sono presenti i libri sono disposti attorno a dei tavolini dove i bambini possono guardare i libri con le madri, e giocare con gli altri bambini. Questo significa che tra quegli scaffali c'è un caos terribile. I libri sono per lo più appoggiati alla rinfusa sui tavoli. I bambini più piccoli corrono da tutte le parti. Le madri fanno la loro parte tirando fuori libri a casaccio, mostrandoli ai pargoli per cercare di calmarli, e buttandoli nel mucchio quando vedono che non hanno effetto. Io credo che tutto questo sia sbagliato. I libri hanno una loro dignità. Ai bambini dovrebbero essere presentati in modo molto differente dall'essere un gioco passeggero. I genitori dovrebbero insegnare ai bambini che i libri hanno un valore... e che questo valore non è calcolabile in euro. E le librerie dovrebbero tenere l'area giochi separata dalle scaffalature che contengono i libri... e soprattutto, non mischiare la narrativa per ragazzi con i libri-gioco da colorare. Ma credo sia chiedere troppo, specie in una città dove le librerie, piano piano, diventano ristoranti e/o piccoli supermercati... se non addirittura negozi di elettronica. Un tempo il peggio che poteva capitare era trovare vicino alla cassa un po' di materiale da cartoleria. Ora è difficile trovare un romanzo, nelle librerie, ma è molto facile trovare dei videogame, i telefonini, e persino confezioni da un chilo di rigatoni fatti con farina biologica. Va be'. 
Sto divagando, per cui torno sul binario principale.

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