Un tavolo a tre posti: Booking.com, il cliente e l’Hotel

Da Thedoct

A causa della Parity Rate gli hotel non potevano prevedere né online né offline delle tariffe inferiori a quelle indicate dal portale Booking.com.

Poche righe per riassumere il significato di Parity Rate (Parità Tariffaria). Si tratta di una clausola imposta dalle OTA (On line Travel Agencies) agli hotel: ogni hotel deve fornire al portale le stesse tariffe presenti sugli altri canali di distribuzione. L’hotel ha una sola libertà: formulare la tariffa. Una volta comunicata a una OTA, la tariffa deve essere quella, anche per gli altri portali.

Sembra che il tutto sia destinato ad essere rivisto, infatti essa sarà applicabile esclusivamente ai prezzi a alle condizioni offerte pubblicamente dagli hotel tramite i propri canali di vendita diretta, sia online che offline e non piu’ sui prezzi proposti su altre OTA. Se quindi si potranno concordare prezzi differenti con altri siti di agenzie on line continuerà a vigere il divieto di praticare ulteriori sconti rispetto a quelli previsti su Booking.com, sui canali online e offline delle stesse strutture alberghiere pena l’ estinzione del contratto con Booking.com.

Secondo le strutture alberghiere direttamente interessate questo puo’ essere un primo passo verso la liberalizzazione dell’offerta alberghiera,ma questo potra’ avvenire solo quando gli alberghi potranno offrire tariffe piu’ convenienti ai clienti, il punto è che fino a quando le OTA manterranno il loro potere, obbligheranno gli alberghi ad eccessivi costi di commissione. E’ anche vero che le OTA hanno i loro costi di gestione annuali e danno comunque visibilità alle strutture alberghiere presenti, ma è anche vero che gli alberghi stessi hanno dei costi fissi di gestione delle strutture stesse e sono gravati dalle alte commissioni imposte dalle OTA. Sarebbe giusto, per alcuni albergatori, scontare le tariffe direttamente al cliente dell’8 o 10%, a volte le agenzie di viaggio e anche i T.O. trovano piu’ conveniente acquistare camere da Expedia, succede spesso che gli alberghi vengono venduti da siti con i quali non vi è nessun contratto, con tariffe mai autorizzate. La potenza delle OTA sottopone gli alberghi a continue minacce di chiusura delle vendite tutte le volte che notano tariffe anche di pochi euro più basse delle loro, di eventuali servizi aggiuntivi offerti a chi prenota sul sito dell’albergo.

Ci sono albergatori che sospettano che Booking.com sappia che l’unica vera leva che una struttura indipendente possiede è il prezzo: gli alberghi non distribuiscono il prodotto, ma sono il prodotto oggetto della vendita. A questo punto gli albergatori si immaginano proprio seduti ad un tavolo a tre posti: Booking, il cliente e l’ hotel stesso.E’ anche vero che Booking.com, pur essendo un gigante, ha bisogno delle strutture alberghiere per restare in piedi. E’ fondamentale per molti albergatori che Booking.com riesca ad instaurare un dialogo con l’hotel e un’ accurata conoscenza dello stesso e soprattutto è importante che impari a ben distinguere le strutture alberghiere da quelle extra alberghiere, che a volte posiziona nella stessa vetrina virtuale.

Insomma molti albergatori sono dell’avviso che senza la clausola di PARITY RATE Booking.com sparirebbe in breve tempo ecco perchè hanno mostrato un’apertura a rivedere la clausola, cercando di stabilire il migliore compromesso possibile. Ma in effetti secondo alcuni albergatori parlano di eliminare la Parity Rate con gli altri portali ma non con il sito ufficiale dell’Hotel. Se si fa un esempio pratico per ben comprendere: se un albergo vende sul suo sito le camere a 100 euro, su Booking.com sarà costretto a vendere allo stesso prezzo mentre su Expedia può scendere a 90 euro. Secondo molti albergatori Booking.com vuole far credere di venire incontro agli albergatori ma di fatto offre una soluzione impraticabile.

Articolo di Filly Di Somma.


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