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Le dita picchiettano nervose sul tavolo. Il tè una volta fumante ora giace freddo nella teiera.La porta si apre di colpo ed entro io nella stanza come un uragano.«Euphemia, tesoro!», saluto io sfoderando un sorriso alla 'psyco'. «Sei in ritardo», mi informa la ragazza sistemandosi la lunga gonna e battendo le mani per far arrivare un domestico e far riscaldare il tè.«Sì», rispondo, senza un motivo.
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Euphemia sospira. «Non era una domanda»Appunto.«Bene», continuo io con nonchalance, «Cominciamo!», mi siedo, prendo taccuino e penna e le sorrido come forse soltanto Hannibal Lecter davanti alla colazione a base di guanciotte di bimbi.«Non guardarmi così, Lilly», mi supplica Euphemia, «m'inquieti...»«Non sei la prima a dirmelo», agito la bic e la ragazza sorride.Ormai è fatta, mi ha perdonato.«Volevo farti qualche domanda», sfoglio il plico e prendo un foglietto volante che avrebbe fatto pena all'albero abbattuto per crearlo. Ah no, è carta riciclata.«Perché?», ribatte la ragazza, «Sei tu la scrittrice, dovresti sapere tutto».Adesso, spiegale che io non so un emerito piffero è che a ogni capitolo è come se avvenisse l'apocalisse. Spiegale che non so perché le cose vanno avanti e combaciano anche quando io penso 'A' e poi, alla fine, esce 'Z'... Spiegale che io non so niente!«No, ma è per i lettori!», mento spudoratamente.Il cameriere torna con la teiera fumante e versa il tè. Euphemia prende la sua tazza e sorseggia la bevanda scrutandomi con un sguardo, un misto di avvilimento e curiosità.Stappo la penna. «Cominciamo con qualcosa di facile: qual è il tuo primo ricordo?»La ragazza sbatte gli occhi, sorpresa. «Non dovresti chiedermi cose inerenti alla storia?» «La storia si legge», le spiego, «io voglio che i lettori ti conoscano, e poi sono io che faccio le domande», sbotto alla fine. «Rispondi!»La tazza tintinna sul piattino. «Credo... credo sia la prima volta che ho cavalcato», sorride. «Amo cavalcare, non credo... non voglio sapere se esista al mondo qualcosa di più bello. Mi sento libera quando corro con Luthien...»«Luthien?» «La mia cavalla, Lilly», mi rimprovera.«Io lo so, ma dillo ai lettori», picchietto la penna sul tavolo, nervosa.La ragazza sbuffa. Euphemia passa con una disinvoltura sconcertante dalla calma all'impazienza.«La prima volta che la vidi nelle stalle la scelsi senza esitazione», racconta, sovrappensiero, «era stupenda, elegante, bellissima, io... io credevo che anche lei mi stesse guardando, ma forse sono pazza a dirlo». «No, è molto carina come cosa, anch'io credo che la mia gatta mi capisca... e forse lo fa. Questa storia ti rende più umana...»«Cosa?», mi domanda stizzita. «Niente!», mi affretto a ritrattare, «Seconda domanda: come passi le giornate al Maniero? cosa fai per passare le giornate?»«Leggo molto», si distende sulla sedia, «per fortuna la libreria è sempre ben fornita, Goddfriegh ci tiene e molto, sopratutto che mi tenga sempre aggiornata, anche se...», sospira, arricciandosi una cicca di capelli tra le dita, scomponendo l'acconciatura elaborata. Non sembra importarsene molto.«Anche se?», incalzo io, vedendola esitare.«No, nulla. Leggo molto.», ribatte, e so che non risponderà.«Suoni, dipingi... sai fare qualcosa?», domando io dimenticandomi l'italiano, nel disperato tentativo di trovare le altre domande, perse nel baratro dei post-it.
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«Suonavo il pianoforte, ma lo detestavo, lui e la signora Cavendish che mi costringeva a stare ore e ore ferma a esercitarmi», scuote la testa, «un giorno non mi sono presentata e non l'ho più suonato. Lo odio, come al pittura, se vedo lo studio di un'altra prospettiva, comincio a urlare...»«No, ti prego», la imploro, «però leggi, cosa? Quali sono le tue letture preferite?»Euphemia rimane in silenzio, a pensare. Gli occhi azzurri si offuscano un po', persi nei meandri della mente. «Non lo so», ride, «Io amo i libri, grazie a loro posso conoscere mondi lontani, sconosciuti. Non ho solo una vita, ma dieci, cento... mille. Ogni libro è una nuova avventura, a ogni pagina divento anch'io un suo personaggio e non sono più io... non sono più sola, ho amici e viaggi da affrontare e non... io non sono più io...» Alzo il sopracciglio. «Sei bella, perché non vorresti essere tu?», il silenzio è la mia risposta. fischietto nervosa e scorgo una domanda. cerchiata e segnata in rosso. «Vogliamo parlare del fantasma?»La maschera eterea che è il volto della giovane s'infrange in un'espressione sconvolta. «Fantasma, quale fantasma?», domanda guardandosi intorno.Io la guardo perplessa. «Il fantasma del maniero... quello per cui esiste la storia...»Euphemia ridacchia. «Non c'è nessun fantasma al Maniero», sia alza, «non so di cosa tu stia parlando!»«Phamie», le prendo la mano per tentare di calmarla, «sono al scrittrice, io so tutto».«Bene», sbotta lei, tirando indietro la mano. «Allora non hai bisogno che io ti risponda», si volta e corre alla porta.«Phamie!», la chiamo, «Phamie, ti prego, ho altre domande», prendo il fascicolo di fogli, «Ti piacciono i dolci? Cosa ne pensi del tuo ospite? Cosa fai, quando sei nella serra? Cosa...», ma la porta sbatte e rimango sola.
Controllo i fogli e, accanto alla domanda in rosso e cerchiata c'è un'altra nota che leggo solo ora: domanda del fantasma solo alla fine, o quella scappa!«Maledizione!», borbotto riordinando tutto. Sento un colpo di tosse e mi volto verso Goddfriegh che ha già aperto la porta per lasciarmi andar via.
Prima di uscire, però, gli domando: «Vuoi parlarmi tu del fantasma?»La porta si chiude sul mio naso.
Sono quasi certa che sia un no...
L'intervista è finita, ma ve le dico io dieci cose di Euphemia.
- È golosa di cioccolato.
- Lucifero è il suo terzo gatto. Il primo, Ancien, morì quando lei era piccola, per vecchiaia; il secondo, Phury un giorno non è più tornato dalla sua passeggiata.
- È claustrofobica.
- Non sa ballare, nessuno gliel'ha mai insegnato. Neanche Goddfriegh.
- Le piace camminare a piedi nudi sull'erba. Non odia l'etichetta e le regole, solo che non sopporta la signora Cavendish le dica cosa fare. È molto disordinata, anche se non nella sua stanza, dove lei passa solo la notte. È quasi impossibile entrare nel suo studio senza inciampare in qualche libro, pila di fogli o scaletta per arrivare agli scaffali alti delle librerie.
- Ama leggere, ma ci sono giorni in cui si annoia. Non sa cosa fare e così fugge via con Luthien.
- Non è mai uscita dal Maniero, ma non è costretta a rimanere.
- Non ricorda il volto della madre e per questo soffre molto. C'è un quadro nello studio del padre, ma non può andarlo a guardare: lo studio è chiuso a chiave e nessuno sa dove sia la chiave.
- Ha paura del fuoco, degli incendi in verità, e per questo i camini si accendono di rado e poco.
- Adora i vestiti, cambia abito più volte al giorno, l'unica eccezione è stata quando è arrivato il forestiero, si è dimenticata anche di mangiare pur di stargli accanto.
Clikkate e salvate
Lilly