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L’Arma segreta che ha regalato nel 2006 a Nasrallah la vittoria divina contro l’esercito israeliano , è una serie di cunicoli sotterranei , chilometri di gallerie scavate nel ventre della montagna capaci di coprire l’intero percorso tra la retrovia la Linea di fuoco senza mai venire allo scoperto , una cittadella militare sommersa , fornita di ciò cui un esercito invisibile ha bisogno: armi, munizioni, brande , comunicazioni , infermieri, cucine , acqua corrente , riserve, arsenali.
Attorno e sopra ad una di queste posizioni, al centro della linea verde che separa il Libano da Israele , gli hezbollah hanno tracciato un percorso storico della Resistenza ad uso turistico , che può aiutare a capire dove si nasconde la loro potenza militare.
Edifici dalle forme sghembe e dai muri pesanti come bunker , eretti su una spianata a 1050 metri sul livello del mare ospitano un museo della Resistenza , una sala multimediale , servizi , negozi , caffetteria , direzione. Una scalinata di 130 gradini ci porta in uno dei teatri più cruenti del Medio Oriente.
Al centro della spianata si trovano resti di carri armati israeliani , un cimitero di elmetti , missili conficcati sulla terra.
Ma la sorpresa avviene quando ci s’addentra nella macchia impenetrabile di olivastri e melograni.
Questo spazio di autocelebrazione si apre con un omaggio ad uno dei capi dell’hezbollah , Abbas Mussawi, primo segretario del Partito di Dio ucciso nel 92 dagli israeliani assieme alla moglie e alla figlia. In un recesso circondato da massi c’è una foto di Mussawi , un tappetino per la preghiera, un telefono nero , un kalashnikov e una copia del Corano.
Il salto tecnologico , ci spiega Rami Hassan, uno dei fondatori e dirigenti del Museo , è avvenuto dopo il ritiro israeliano nel 2000. Una decisione che gli hezbollah hanno preso come una vittoria della Resistenza e molti israeliani lo hanno preso come un regalo al nemico. Da quando Tsaal ha mollato nel sud del Libano, Hezbollah ha cambiato strategia. In tre anni, il bunker di Mussawi è diventato una galleria sotterranea di 200 metri scavata a turno da non meno di 1000 persone fino a 70 metri sotto la superficie. Non soltanto qui. Anche a Mlita, a Maroun al Ras, a Bint Jbeil , a Marjaoun e in tutte le roccaforti della frontiera.
Il tetto è alto tre metri puntellato da travi d’acciaio. La cucina è arieggiata da un ventilatore. La prima camerata per i guerriglieri , una stanza di due metri per tre contiene 4 materassi stesi per terra. Nella stanza accanto c’è una vecchia libreria.
Una prima uscita dal tunnel conduce ad un mortaio , una seconda , ad un lanciatore di missili katusha , l’arma che ha tormentato per anni il Nord dell’Israele.
Nelle viscere della montagna , c’è una botola nascosta da un grande masso che si sposta con un dito. La moto da cross, tra i cespugli , serviva per i rifornimenti o per portare ordini che non dovevano attraversare l’etere.
C’è il bunker della sorveglianza da cui si può osservare la vallata senza essere visti. C’è il sotterraneo della fanteria d’assalto , gli uomini addestrati per il combattimento ravvicinato, corpo a corpo. C’è la postazione Sujud dalla cui feritoia spunta la canna di una mitragliatrice pesante capace di colpire chilometri di distanza.
Risalendo il sentiero fino alla piazzola dove, disposte a cerchio , sono state sistemate le armi che hanno fatto volgere i destini della guerra a favore degli hezbollah : i micidiali missili anticarro Tow2 e Kornet-E a guida laser , di fabbricazione russa , capaci di colpire un carro armato israeliano, Markawa, di quarta generazione e di penetrare la sua potente blindatura da una distanza di 100 metri fino a 5 Km.
Troppo attenta e meticolosa la preparazione. Sono stati gli hezbollah a scegliere il momento a loro più propizio, quando gli israeliani ignoravano le sorprese che il nemico aveva preparato per loro. Il rapimento dei due soldati nel luglio del 2006 è stato il pretesto. Il resto l’ha fatto il governo Olmert lanciandosi in un’avventura che forse poteva evitare.
Per le strade del villaggio di Mlita dominano i ritratti di Nasrallah , di Berri e di Ahmadinejad , il presidente iraniano. A sorvegliare le strade ci sono solo i miliziani hezbollah , sulle fiammanti pick-up giapponesi. Dell’esercito libanese non c’è traccia.
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