Tra i tesori
archeologici nascosti di Siracusa oltre alla miriade di necropoli disseminate e
colpevolmente mistificate nel perimetro urbano ed extraurbano, vi sono diversi
reperti d’archeologia marina a torto trascurati. Per esempio quelli di anfore
ritrovate disseminate nell’area marina protetta del Plemmirio. Senza dimenticare
altre testimonianze che risalgono al periodo bizantino e tra le quali va
sicuramente annoverato insieme a diverse chiese bizantine rupestri, l'oratorio
dei quaranta martiri ubicato nelle catacombe di Santa Lucia. In questa
catacomba di Siracusa è di particolare interesse una serie di affreschi
databili all’VIII secolo, cioè in piena epoca bizantina. La raffigurazione si
sviluppa nella volta con affreschi scoperti da Paolo Orsi, tra il 1916 e il
1919. La decorazione pittorica era nascosta sotto uno strato di malta, tranne che
per un unico elemento pittorico la Vergine orante, risparmiata per rispetto. Questa
traccia isolata destò la curiosità di Orsi, che fece stonacare la superficie
adiacente per vedere se il dipinto continuasse. La concavità in cui si trovano
gli affreschi, in corrispondenza del secondo ordine della galleria E delle
catacombe, convinse Orsi che si trattasse di un piccolo oratorio ricavato all'interno
della stessa galleria, andato in gran parte distrutto durante la costruzione (XV
secolo) della cisterna H. Unico esempio in Sicilia di ciclo pittorico
sicuramente databile al periodo bizantino, dunque, questo battistero di
Siracusa. Dell'originaria struttura architettonica resta la parte più alta
dell’abside, la volta leggermente a botte e il registro superiore della parete
sud-est, interamente affrescati. Queste parti superstiti consentono di
stabilirne le dimensioni originarie, lungo 4,30 m e largo 2 m. L'affresco ha un
complesso schema iconografico, dove una grande croce gemmata divide la
superficie in quattro settori nei quali sono raffigurati, a gruppi di dieci, i
quaranta martiri di Sebastia, tutti raffigurati a torso nudo, immersi
nell’acqua e con la corona martiriale sulla testa. All’estremità inferiori e
laterali dei bracci della croce la Vergine in posa “ecclesia”, a braccia alzate
in segno di preghiera e due angeli. A sinistra della Vergine san Giovanni e all'incrocio
dei bracci, Cristo Pantocrator, immagine che si ripete nel frammento pittorico
absidale. La decorazione prosegue con sei santi a mezzo busto, riconoscibili due
vescovi non identificati, i santi Cosma e Damiano, S. Elena, madre
dell’imperatore Costantino con la corona imperiale e S. Marciano, primo vescovo
di Siracusa. Per le fonti agiografiche di riferimento si registra l’assenza del
vescovo Markianos a Siracusa e la notizia che il vescovo Leone abbia importato
da Siracusa i culti dei quaranta martiri e di santa Lucia. Fatti che circoscrivono
alla prima metà del VIII secolo d.C., la datazione del complesso pittorico
siracusano. Il restauro degli affreschi ha permesso di determinare anche la particolare
tecnica esecutiva.
Magazine Società
Un tesoro misconosciuto nelle catacombe di Santa Lucia
Creato il 11 novembre 2013 da Giuseppebenanti
Tra i tesori
archeologici nascosti di Siracusa oltre alla miriade di necropoli disseminate e
colpevolmente mistificate nel perimetro urbano ed extraurbano, vi sono diversi
reperti d’archeologia marina a torto trascurati. Per esempio quelli di anfore
ritrovate disseminate nell’area marina protetta del Plemmirio. Senza dimenticare
altre testimonianze che risalgono al periodo bizantino e tra le quali va
sicuramente annoverato insieme a diverse chiese bizantine rupestri, l'oratorio
dei quaranta martiri ubicato nelle catacombe di Santa Lucia. In questa
catacomba di Siracusa è di particolare interesse una serie di affreschi
databili all’VIII secolo, cioè in piena epoca bizantina. La raffigurazione si
sviluppa nella volta con affreschi scoperti da Paolo Orsi, tra il 1916 e il
1919. La decorazione pittorica era nascosta sotto uno strato di malta, tranne che
per un unico elemento pittorico la Vergine orante, risparmiata per rispetto. Questa
traccia isolata destò la curiosità di Orsi, che fece stonacare la superficie
adiacente per vedere se il dipinto continuasse. La concavità in cui si trovano
gli affreschi, in corrispondenza del secondo ordine della galleria E delle
catacombe, convinse Orsi che si trattasse di un piccolo oratorio ricavato all'interno
della stessa galleria, andato in gran parte distrutto durante la costruzione (XV
secolo) della cisterna H. Unico esempio in Sicilia di ciclo pittorico
sicuramente databile al periodo bizantino, dunque, questo battistero di
Siracusa. Dell'originaria struttura architettonica resta la parte più alta
dell’abside, la volta leggermente a botte e il registro superiore della parete
sud-est, interamente affrescati. Queste parti superstiti consentono di
stabilirne le dimensioni originarie, lungo 4,30 m e largo 2 m. L'affresco ha un
complesso schema iconografico, dove una grande croce gemmata divide la
superficie in quattro settori nei quali sono raffigurati, a gruppi di dieci, i
quaranta martiri di Sebastia, tutti raffigurati a torso nudo, immersi
nell’acqua e con la corona martiriale sulla testa. All’estremità inferiori e
laterali dei bracci della croce la Vergine in posa “ecclesia”, a braccia alzate
in segno di preghiera e due angeli. A sinistra della Vergine san Giovanni e all'incrocio
dei bracci, Cristo Pantocrator, immagine che si ripete nel frammento pittorico
absidale. La decorazione prosegue con sei santi a mezzo busto, riconoscibili due
vescovi non identificati, i santi Cosma e Damiano, S. Elena, madre
dell’imperatore Costantino con la corona imperiale e S. Marciano, primo vescovo
di Siracusa. Per le fonti agiografiche di riferimento si registra l’assenza del
vescovo Markianos a Siracusa e la notizia che il vescovo Leone abbia importato
da Siracusa i culti dei quaranta martiri e di santa Lucia. Fatti che circoscrivono
alla prima metà del VIII secolo d.C., la datazione del complesso pittorico
siracusano. Il restauro degli affreschi ha permesso di determinare anche la particolare
tecnica esecutiva.
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