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Un uomo e una donna in una libreria. Seconda parte

Creato il 18 gennaio 2014 da Unarosaverde

  Le dava le spalle: aveva la testa all’indietro e stava allungato, in punta dei piedi, verso un ripiano appena sopra la sua testa.

“Mi scusi se la lascio qui da sola, signora, ma stiamo chiudendo, sono rimasto solo io: servo le signore e poi torno da lei”, le disse il commesso, con tono gentile ma affrettato. “Intanto, se vuole cominciare a cercare, I Promessi Sposi dovrebbe essere in quello scaffale.” Le indicò una mensola di mezzo, nello scaffale di fronte. Teresa non ebbe il tempo di reagire: l’uomo si era già allontanato e lei avrebbe dovuto arrangiarsi. Sospirò, seccata e si avvicinò ai libri. Le parvero subito moltissimi: come erano stati riposti? In ordine alfabetico? Cercò la I, sperando si trattasse di una faccenda di pochi minuti.

Giovanni Foschini abbassò i talloni fino al pavimento e diede tregua alla schiena dolorante. Guardò i tre libri che teneva tra le mani e tirò le somme: 2.000 lire per un Oliver Twist che puzzava di muffa ma non moltissimo. 3.500 lire per un Cent’anni di solitudine che pareva nemmeno fosse mai stato aperto. 1.500 lire per Tante Storie per giocare, da leggere a Maria la sera, durante le vacanze. Un angolo piegato in copertina, una macchia a metà libro, per il resto in buono stato. Gli rimanevano ben 3.000 lire da spendere: le ultime due avventure di Lucky Starr o un Gattopardo? Si girò per raggiungere la sezione della fantascienza: voleva riprendere in mano i due libri, prima di decidere. Voleva rileggerne la trama, sul retro, aprirli ad un certo punto, poco prima della metà, e sentire come suonavano nella testa le parole che avrebbe trovato. Doveva essere sicuro, prima di spendere: fino al mese successivo non avrebbe potuto più permettersi di comprarne altri e doveva scegliere bene da chi farsi fare compagnia nel frattempo.

Giovanni riconobbe la donna dalla sciarpa: stava percorrendo con lo sguardo le scaffalature, avanti ed indietro, sempre più in fretta. Si chiese cosa stesse cercando. Fuori aveva iniziato a piovere: il vetro della finestrella alla sua destra era rigato da rivoli lunghi. Era buio da un pezzo. Chissà che ora era: l’orologio gli si era rotto quel mattino, mentre lavorava. Chiuse gli occhi, seguì un istinto: Asimov. Aggiunse i due libri in cima agli altri e fece per andarsene, ma guardò la donna e qualcosa nel suo atteggiamento, gli fece pensare che avesse bisogno di aiuto.

“Un bel disordine, che dice?! Ha bisogno di aiuto? Conosco bene questo posto”. Prima che Teresa potesse rispondere, si spense la luce e un rumore di ferraglia si levò distinto nel silenzio. “La saracinesca!” Pensarono contemporaneamente. Teresa lanciò un grido. “Pare che ci abbiano chiuso dentro”, constatò Giovanni. Si mossero insieme verso l’uscita, per istinto, ma, nel buio del locale che non conosceva, Teresa finì prima contro l’uomo poi addosso ad uno stipite.


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