Un vetro che quasi da un metro e mezzo d'altezza e un centimetro di spessore va in pezzi e sparge sul pavimento tutto il contenuto.
Divano.
Altra regione, ballerina, e un divano.
Quando si crede, tanto, che si scappa via in maniche corte quando fuori è sottozero.
Una maglia marrone e sottile che conserverà segni rossi, tanto che non andranno via che con due-tre lavaggi.
Intimo di merletto regalato per un compleanno; divano, consumato per quanti ci hanno dormito sopra e per quanto ci hai dormito abusivamente tu, sopra quel divano.
Divano, sangue, e un film di Patrick Swayze, e persino Rete4.
L'ultima volta che hai pianto davvero.
L'inverno rigido, la neve intorno, L'Aquila intera, la maglia a mezze maniche, la finzione fino all'ultimo secondo.
Divano, persone, tessere.
Tutto diverso.
La ragione inutile allora, quella imbattibile adesso.
Io e gli stessi pensieri, allora come adesso.
Divano, divano, divano, divano.
Io, io, io, io.
E divano, divano, divano, divano.