Chi ha detto che il basket è solamente quello giocato all’interno di palazzetti o palestre pieni di spettatori? Negli Stati Uniti, dietro al mondo professionistico ce n’è un altro formato da tutti quei playground che fino a qualche tempo fa formavano i giocatori che poi sarebbero diventati icone nella NBA. I piccoli campetti di cemento generalmente situati in periferie più o meno malfamate sono ovunque negli USA e sono diventati nel corso degli anni mete di pellegrinaggio per gli stranieri amanti della pallacanestro in visita nel Nuovo Continente.
Daniele Vecchi nel libro “Playground in USA. Un viaggio sui campi di strada degli Stati Uniti” ci porta alla scoperta di alcuni di questi angoli cestistici a stelle e strisce, in una sorta di guida turistica molto speciale che spazia da Morro Bay, un puntino nella sconfinata periferia di Los Angeles, fino a Bensonhurst, uno degli ultimi avamposti italo-americani di New York, passando per Las Vegas, Harlem, San Diego, Baltimora, e tanti altri posti.
Vecchi in questa avventura “On the Road” racconta più o meno in presa diretta gli avvenimenti, dall’arrivo al campetto, all’accoglienza (un cartello a Long Beach recitava “Please, keep your guns out the playground” ovvero “Per favore non portate pistole nel playground“), fino alla partita e alle emozioni che questa sa regalare, che sia un campetto di periferia o un palazzetto con 20mila spettatori.
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