di Giuliana Bottino
“Il cinema non presenta solo delle immagini, le circonda di un mondo. Per questo ha cercato molto presto circuiti sempre più grandi che unissero un’immagine attuale a immagini-ricordo, immagini-sogno, immagini-mondo” (Gilles Deleuze, L’immagine-tempo).
“Il porno è un virus. Per analizzarlo bisogna farsene contaminare, contagiare anche linguisticamente, anche a costo di diventare volgari” (Simone Regazzoni, Pornosofia-filosofia del pop porno.)
Così come per Franz Krauspenhaar scrivere di Bacon è rivelarsi regista in chiave pasoliniana, per scrivere del libro Un viaggio con Francis Bacon di Franz Krauspenhaar ho dovuto assumere un punto di vista altro, quello offertomi da un filosofo delle arti visive, Simone Regazzoni, autore del recentissimo “Pornosofia – Filosofia del pop porno” (in uscita per Ponte alla Grazie).
Se è vero che per Franz Krauspenhaar con Un viaggio con Francis Bacon ha significato “andare oltre il racconto, esporre una sorta di lungo polittico filmato: fatto di istantanee della sua vita formate proprio da quei colori accesi che erano il marchio delle sue opere”, di questo libro si può dire che rappresenta un esempio significativo di quanto Regazzoni intende con film porno, ovvero una “fiction che penetra sempre nel reale”.
E’ il caso della prosa espressionistica che Franz Krauspenhaar sa de-comporre sapientemente (nel senso di de-coupage = montaggio cinematografico), alternando la propria esperienza biografica che fruisce dei quadri di Bacon, con quella della biografia dello stesso maestro, inserendo e sovrapponendo particolari pittorici, biografici, elementi tutti che vengono giustapposti per un viaggio amplificato, in 3 Dimensioni dominanti: la biografia del pittore, la biografia dell’autore, le opere d’arte (pittura e scrittura che si fa anche poesia nel libro dell’autore).
L’approccio a Bacon di Franz Krauspenhaar è di tipo immersivo: “Ecco, io penso che la letteratura non possa spiegare – perlomeno non lo può fare facilmente – simili passaggi di senso, o non senso. E’ la commistione di carne e fantasia che porta in alcuni casi alla perversione (…) e allora perchè non vedere in molte opere baconiane questi scarti del pensiero acceso e surriscaldato? Il corpo di Dryer, il modello preferito, è il ricettacolo degli impulsi più puri e anche più biechi; in tale modo molti di questi quadri esprimono l’amore, sempre ambivalente, sempre sospeso tra divinazione e repulsione, dell’artista verso il suo soggetto”.
La riflessione della propria poetica narrativa deve attingere al reale: l’incipit del libro è la visita alla mostra di Bacon per scrivere di lui e immediatamente dopo affiora l’immagine di una bocca “di una donna con la quale volevo, detto con l’ironia dei non puri di cuore, carnalmente congiungermi”. Franz Kraspenhaar attinge a strumenti del cinema porno perchè impossibilitato ad esprimere ciò che prova dinanzi ad un quadro di Bacon esclusivamente con gli strumenti della pur contemporanea ma tradizionale retorica in 2 D ed irrompe a bucare la pagina con la verga della sua sessualità dirompente: “Ecco che lo si dica: la mia bramosa voglia di sesso, ancorchè di tipo ed espressione eterosessuale, è spiccatamente baconiana”.
Un processo analogo a quello proposto dall’analisi filosofica definita pop porno o pornosofia di Regazzoni “La decostruzione delle barriere tra fiction e realtà: come in quella scena di Videodrome di Cronenberg dove la TV inizia a pulsare e poi diventa la bocca di una donna che inghiotte lo spettatore”.
La bocca è l’oralità, ma è molto di più, è un orifizio che succhia nutrimento e dispensa effusioni eterosessuali, omosessuali: è il polimorfo per eccellenza. La scrittura e la narrazione di Franz Krauspenhaar nel suo Un viaggio con Bacon scelgono questa transunstanzanziazione (secondo l’Empirismo eretico di Pier Paolo Pasolini) narrativa, fatta di carne, inchiostro e sogno: il piano reale, poetico, pittorico.
Una poliformia semantica per poter esprimere un’immersione nell’opera baconiana su cui Franz Krauspenhaar è inciampato come nella letteratura: si è ferito ma non si è sottratto al dolore o alla caduta, anzi, con forza si è rialzato a definire il suo concetto di letteratura: “quando l’arte colpisce nel segno, nei punti vitali, non può che ferire. Per una buona causa, magari, per liberarci dagli inganni, forse, ma ferisce; e fa male”.
Franz Krauspenhaar non si risparmia il suo, il nostro male. Lo comprime, come un file MP3 e lo restituisce come un breviario, di segni contemporanei dei più affilati. A partire da Bacon, passando per Beckett, Boll, Dix, Lynch, Abramovic, Keaton, Pozzi, Riefenstahl, Hopper e tanti altri, a restituirci in brevi scatti nervosi e voli pindarici quanto di meglio ci offre la poetica contemporanea europea, in un viaggio ai limiti della narrazione. Un viaggio con Bacon, secondo Franz Krauspenhaar.