Alla vigilia dell’iter della Legge di Stabilità 2015, la Commissione Istruzione del Senato rilancia sulla Ricerca scientifica italiana e, dopo circa sette mesi di indagini e audizioni a tutto campo, approva all’unanimità una risoluzione da presentare al Governo sugli Enti pubblici di ricerca, proponendo un Piano settennale di rifinanziamento che raggiunga lo 0,7% del Pil entro il 2020. Ma non solo.
Punti cardine della risoluzione – riporta Andreana D’Aquino per l’ADNKRONS - sono anche l’istituzione di una cabina di regia, che faccia capo a Palazzo Chigi, per unificare la governance oggi destrutturata in troppi ministeri e un taglio secco a tutta quella burocrazia che ingessa le assunzioni dei giovani ricercatori. Con questo lavoro «la ricerca pubblica esce, finalmente, dal cono d’ombra in cui è stata relegata negli ultimi anni» ha detto il senatore di Italia Lavori In Corso (Ilic) Fabrizio Bocchino, relatore della risoluzione
«Oggi è un giorno storico, questo lavoro approvato all’unanimità dimostra che stiamo marciando uniti per dare nuova forza alla ricerca italiana, un settore cruciale per il Paese» ha rimarcato Bocchino presentando nella Sala Nassirya del Senato, il documento sul cambio di governance del sistema nazionale degli enti, alla presenza del senatore a vita e Nobel per la Fisica, Carlo Rubbia, del presidente della commissione Istruzione di Palazzo Madama, Andrea Marcucci (Pd), e della senatrice del Pd Rosa Maria Di Giorgio. «Il nostro obiettivo -ha detto Di Giorgio- è di incidere già da ora sulla prossima Legge di Stabilità per una rinascita della ricerca».
La risoluzione è stata «licenziata all’unanimità in Commissione Istruzione» ha tenuto a ribadire Bocchino. «La cabina di regia interministeriale -ha spiegato il senatore di Ilic – serve a creare un raccordo tra gli enti di ricerca ed è il primo passo avanti per rendere più efficace e fruttuoso il lavoro dei ricercatori . E noi, dopo aver incassato l’ok del ministro Giannini, da questo momento faremo di tutto perché si possa insediare a stretto giro».
Ma la vera svolta, ha sottolineato il relatore, «è rappresentata dal via libera al piano di rifinanziamento settennale della ricerca pubblica che ci consentirà nel 2020 di metterci al passo con la media Ocse e, quindi, di raggiungere sul piano degli investimenti lo 0,7% del Pil». Ecco perché, ha osservato, «è fondamentale che già nella Legge di stabilità arrivi un primo segnale concreto».
Bocchino ha insistito anche su un altro aspetto centrale della risoluzione e cioè lo snellimento delle procedure di assunzione. «I precari della ricerca – ha detto – sono in proporzione di più rispetto a quelli di altri settori della Pa». Su 22mila tra ricercatori, tecnici e amministrativi, «la sacca del precariato, infatti, – ha rilevato – si aggira in media intorno al 50%». Una soglia “troppo alta” che per Bocchino risulta «intollerabile in un ambito chiave per l’economia e il futuro del Paese quale è la ricerca».
«La risoluzione presentata dalla VII Commissione Istruzione, cultura e scienza del Senato è un positivo e importante segnale di attenzione istituzionale per la ricerca scientifica». È il commento del presidente del Consiglio Nazionale delle Ricerche (Cnr), Luigi Nicolais. «I punti di interesse del documento, che accoglie molte delle istanze presentate dagli Epr – prosegue Nicolais – sono diversi. Innanzitutto l’impegno all’aumento delle risorse che, anche laddove avvenisse in termini percentuali contenuti, potrebbe consentire un significativo aumento del Foe-Fondo ordinario degli enti». A questo, rimarca Nicolais, «si lega l’esigenza dello sblocco del turn over, così da consentire un parallelo incremento delle risorse umane disponibili, per le quali è urgente un piano straordinario».
Dietro la risoluzione su una nuova governance della ricerca italiana, licenziata all’unanimità dalla Commissione Istruzione del Senato, «c’è un ottimo percorso, è un buono spunto, ma sul tema ricerca bisogna superare lo scollamento che rimane fra Governo e Parlamento», commenta il presidente dell’INAF, Giovanni Fabrizio Bignami. Uno scollamento che Bignami spiega con il gap finanziario che ancora non ha potuto colmare all’INAF perchè, dice, «non ho ricevuto ancora i fondi pubblici». «Siamo fermi alla riforma Gelmini e il Piano triennale è ancora sospeso, da qui anche la mia impossibilità ad assumere giovani ricercatori». Eppure, sottolinea il numero uno dell’INAF e accademico del lincei, «il Nobel per la Fisica 2014 è stato assegnato a tre scienziati che hanno fatto ricerca in fisica di base e da qui si è approdati alla realizzazione dei Led». «Insomma – conclude Bignami – Pasteur diceva che non esiste una ricerca applicata ma esistono le applicazioni della ricerca che, però, merita sostegno del Governo».
Fonte: Media INAF | Scritto da Redazione Media Inaf