Sono giornate piene di tutto. Di mattine che iniziano presto e sere che finiscono sempre più tardi, di computer che si spengono di conseguenza, di occhi che anche quando potrebbero chiudersi prima fanno fatica a dimenticare l’abitudine, di iperattività colpevole, perché se non stai facendo/lavorando senti di star buttando il tempo.
Sono giornate di prima di Natale e di una casa, nostra, che abbiamo addobbato in maniera no sense e come ci pare l’importante è che sia sui toni del rosso e che verso le sette si accendano delle lucine alla finestra. Un Natale che è diverso dall’anno scorso non fosse altro che è l’anno ad essere stato diverso, non fosse altro che l’anno scorso c’erano scatoloni, traslochi, vite da inventare.
Ci sono cose che funzionano meno bene di altre, in assoluto niente che funzioni male e basta, città che si accartocciano e che sì funzionano male e inficiano sul funzionamento delle cose che in generale funzionano.
Ci sono giorni in mezzo, tra i ritorni e gli spritz, da organizzare, programmi fittissimi che forse seguiremo, forse saboteremo, l’importante è che ci sia qualcosa da fare, anche solo stare sul divano a leggere senza contare il tempo a disposizione.
La costante ansia e il poi vediamo a fare da contraltare.
E poi verso le sette accendiamo le lucine.
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