Io vivo a Palermo, una città in riva al mare, un vero splendore paesaggistico, un gioiello nel cuore del Mediterraneo. Un posto incantevole in cui chiunque vorrebbe vivere. Purtroppo, però, ci sono aspetti della mia città che proprio non mi vanno giù, cose macroscopiche e microscopiche che mi attorcigliano lo stomaco e mi fanno rodere dentro. Uno di questi è la mancanza quasi totale di rispetto per l’ambiente e per la città che caratterizza, purtroppo, buona parte dei miei concittadini.
La conseguenza più eclatante di questo atteggiamento è lo smog che invade la città. Il numero di autovetture che circola a Palermo nel corso di una giornata è davvero preoccupante. E non parlo delle cosiddette “ore di punta” quelle in cui ti ritrovi circondato da orde di automobilisti e motociclisti che invadono la città da ogni parte della provincia per raggiungere i posti di lavoro. No. Mi riferisco a orari in cui trovare traffico è quantomeno insolito, orari nei quali ti aspetteresti di trovare pochissime automobili in giro, perché dovrebbero essere tutti al lavoro.
Avevo scritto un articolo molto tempo fa – ormai andato perduto –, quando ancora questo blog era un’altra cosa e l’indirizzo non era neppure questo e non avevo neppure finito di scrivere il mio primo romanzo, si intitolava “Ma sono tutti agenti di commercio?”. Ecco, la sensazione è ancora quella: ma a Palermo sono tutti agenti di commercio?
A tutt’oggi, sono passati quasi due anni dalla prima volta che nella mia mente è emerso quel dubbio, non riesco a farmene una ragione. Vedi uomini e donne soli in auto che vagano come anime inquiete in giro per la città alle 11.00 del mattino, e ti domandi: «che diamine ci fanno questi in giro a quest’ora?». Il traffico è insopportabile ed è impossibile tenere i finestrini abbassati, perché il livello di gas tossici nell’aria è così alto da tagliarti il fiato.
E poi vedi i mezzi pubblici completamente vuoti. Allora ti chiedi, perché?
Io penso che a Palermo molti siano “malati di macchina”, non riescono a farne a meno, non possono in nessun caso concepire di lasciare l’auto a casa e prendere un autobus o muoversi in bici o a piedi (figuriamoci!). E poi ti dicono: «eh! Ma le linee funzionano male, sono sempre in ritardo!». Lo credo bene se trovano le strade intasate da auto che quasi si accatastano le une sulle altre impegnando anche le corsie preferenziali, bloccando il passaggio dei mezzi pubblici, non è che possono fare miracoli!
Insomma, è un cane che si morde la coda e sembra non esserci soluzione. Soprattutto quando poi vengono prese decisioni suicide, come quella di aumentare ancora una volta il prezzo del tagliando di viaggio, giusto per disincentivare un po’ questa pratica che tanto fa male ai petrolieri e tanto fa bene alla salute della città.
Allora lo dico, Palermo è una città venefica. Una città che ha bisogno di cambiare rotta, di avvicinarsi (o almeno provare a farlo) agli standard delle capitali europee. Ma questo non potrà avvenire fino a quando i cittadini non apriranno gli occhi e si renderanno conto che il loro voto vale qualcosa di più che un cesto dono di prodotti o di 5o€: vale il loro futuro.
Esistono belle realtà, come Mobilita Palermo (di cui faccio parte anche se non sono molto assiduo nella partecipazione e me ne rammarico) e altre che ne sono, ma non è sufficiente, serve una scossa vera, bisogna dare una svegliata alle menti intorpidite di individui che si muovono come zombie lungo le strade del nulla.
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