Magazine Cultura

Una confessione

Da Fant @fantasyitaliano

Quelli che seguono questo spazio dall’inizio sapranno che, per un breve periodo di tempo, il mio romanzo, chiamato provvisoriamente Alba di Guerra, è stato pubblicato a puntate ad un indirizzo collegato al sito. Che cos’è successo nel frattempo?

Che dopo aver pubblicato le prime tre puntate, ovvero circa 15mila parole, sono stato contattato da un agente di una casa editrice.

Dopo aver ricevuto una prima proposta di pubblicazione, ho rimosso molti dei contenuti che avevo reso disponibile, motivo per cui il vecchio indirizzo non è più raggiungibile da un bel pezzo. Purtroppo le cose non sono andate a buon fine, almeno per me. Da tempo esprimo il mio scontento su quanto siano miopi certe realtà italiane. Insomma: la proposta consisteva in una diffusione capillare a livello nazionale, anche se quantitativamente non eccelsa (e non scendo nei dettagli, perché ci sono altre parti in causa). Devo ammettere che all’inizio, preso dall’entusiasmo, ho visto la cosa come un possibile trampolino di lancio, illudendomi che ciò che vale per tanti scrittori che pubblicano con le case editrici tradizionali — vendendo in tutto solo qualche centinaio di copie — non sarebbe valso per me. Ammetto di essermi sentito migliore di tanti illusi che ho spesso criticato. Sbagliando.

Dietro un minimo compenso economico e uno più consistente per la propria autostima (pubblicare con una casa editrice d’importanza nazionale può dare alla testa; sentirsi chiamare autore di X con la casa editrice Y può creare piacevoli vibrazioni al basso ventre), si nascondevano magre prospettive economiche e di diffusione. In fondo sono sempre stato per l’autopubblicazione a ragion veduta, non come seconda scelta, e non c’era motivo per cui cambiare idea, il mio era solo un passo indietro causato dall’ambizione.
La goccia che ha fatto traboccare il vaso è stata la scoperta che non intendevano far uscire una versione ebook della mia pubblicazione. Sono rimasto a bocca aperta. Avevo dato per scontato che dietro un’offerta si nascondesse almeno un minimo di conoscenza di ciò che facessi. Come avrei fatto a promuovere via web, l’unico posto dove ho trovato un minimo di interesse, un libro di cui non potevo inviare una copia omaggio in Pdf, che non poteva essere scaricato in alcun modo? Offrirmi una pubblicazione credendo in ciò che faccio per poi fregarsene di chi sono?

Decisamente troppo.

Ho passato la mano. Ho deciso di autopubblicare il romanzo con Amazon, o, se anche loro si dimostreranno sconvenienti, di vendere direttamente su questo sito, e chi s’è visto s’è visto. Investirò quel poco di tempo che ho promuovendo l’ebook come pensavo di fare all’inizio. A causa della rimozione del sito ho perso un anno di commenti e feedback dei pochi lettori, ma forse ho guadagnato tanto in esperienza e fiducia in me stesso. Quello che posso aggiungere è che per ora, anche se è passato solo un mese da quando la prima puntata è stata pubblicata, il romanzo vende discretamente (per il mercato italiano) e, cosa più importante, in questa fase, la sua diffusione mi consente di migliorare costantemente, cosa che non sarebbe di certo successa altrimenti. Dopo un mese arrivano già le prime critiche, così come i primi lettori che chiedono dettagli sulla trama. Ciò che conta è che il manoscritto non lo tengo più nel cassetto in attesa che qualcuno si decida, ma lo condivido, adattandolo ai feedback dei lettori e alla forma del web. Per questo, per esempio, ho deciso di utilizzare la forma “a puntate”, come un romanzo dell’ottocento, cosa che secondo me si presta particolarmente alla logica del lettore medio contemporaneo (ovvero la mia), che vuole una storia profonda, ma che non gli rubi troppo tempo nell’immediato. Qualcosa a metà tra il racconto e la narrazione lunga. Qualcosa di molto simile alle serie televisive insomma

Per il resto, se in futuro dovessero arrivare altre proposte, potrei valutare di cedere parte di questi vantaggi per avere molto più facilmente ciò che ora mi crea qualche problema. Il lavoro di auto-editing è alienante e richiede quasi più tempo della prima stesura, creare copertine interessanti è difficile e altrettanto frustrante; come lo è tutto ciò che gira attorno alla sponsorizzazione, finora ridotta al minimo per mancanza di tempo.

È vero, il peccato è anche nel pensiero, ma non avendo firmato nulla mi sono salvato almeno in parte. O magari avrei perso altri due anni, vendendo qualche copia per poi tornare in possesso dei diritti e riproporre il tutto come sto facendo finora.


You just finished reading Una confessione! Consider leaving a comment!


Potrebbero interessarti anche :

Ritornare alla prima pagina di Logo Paperblog

Possono interessarti anche questi articoli :

Dossier Paperblog