Tante volte in questo blog, con diverse parole, ho sottolineato una scomoda verità: il centrodestra italiano è profondamente immaturo ed è troppo Berlusconi-dipendente. Le recenti elezioni hanno ancora una volta dimostrato questa realtà: senza il Cavaliere, il centrodestra ha corso il pericolo di affondare miseramente sotto il 15%; con il Cavaliere ha risalito la china, rischiando addirittura di vincere la tornata elettorale, e forse più per i demeriti del centrosinistra che dei meriti berlusconiani.
Ma non bisogna essere contenti di questo risultato e del contesto politico in cui è maturato, perché quello che oggi è un vantaggio domani potrà diventare inesorabilmente un handicap. Per quanto a noi piaccia pensare il contrario, potremmo infatti accorgerci che senza Berlusconi il centrodestra non ha la forza sufficiente per mantenere i consensi e assumere il ruolo di vera e unica opposizione alla sinistra, che dal suo canto non aspetta altro di vedere fuori dai giochi il Cavaliere, consapevole che senza la sua leadership, il popolo moderato è un gregge disperso e disorientato. E sappiamo bene che battere un nemico disorientato, demoralizzato e fiaccato, è un gioco da ragazzi; quasi come rubare le caramelle a un bambino.
Suggerito da Il Jester
Il punto dunque è questo. Dietro il Cavaliere non c’è un partito, né un vero e proprio movimento di centrodestra con aspirazioni maggioritarie. Non vi sono valori e strutture in grado di creare cultura politica, sensibilizzazione sociale, radicamento e idee in grado di offrire all’elettore una classe dirigente perfettamente capace di rinnovarsi ed esprimere in un dato contesto storico una leadership indiscussa e autorevole. Utilizzando un termine calcistico: non esiste il vivaio; e non esiste perché per il PDL berlusconiano il futuro del centrodestra non sembra essere mai stata una vera priorità.
Chiaramente questa non è una prospettiva rosea né per noi, popolo di liberali e moderati, né per l’Italia intera. Senza una grande forza moderata e di destra, il nostro paese rischia grosso. Ma perché possa esistere questa grande forza moderata e di destra, è necessario che chi oggi possiede le chiavi del consenso pensi al futuro e non solo al presente. Pensi a porre le basi per la nascita di una nuova classe politica e di una leadership in grado di catalizzare ancora una volta il consenso, affinché i valori profondi che noi riteniamo non negoziabili, come la famiglia, la lealtà, la libertà e il dovere siano sempre rappresentati nel Parlamento e anzi diventino maggioranza nel paese.
Con questo non dico affatto che Berlusconi debba fare un passo indietro, né che debba ritirarsi. Dico semplicemente che il PDL, e in generale il centrodestra, deve iniziare a farsi un esame di coscienza profondo e deve rivedere il suo approccio con il popolo che rappresenta: forse meno carismatico, meno improvvisato, meno emozionale, più pratico e strutturato. Non a caso, queste elezioni hanno dimostrato due cose importanti che saranno destinate a condizionare il prossimo futuro politico del nostro paese:
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- La leadership berlusconiana ha perso parecchio smalto e appeal. Benché abbia ancora fatto il miracolo, lo ha fatto perché a sinistra si sono dimostrati dei perfetti dilettanti. Se al posto di Bersani, avessero candidato Matteo Renzi, la sinistra avrebbe ottenuto due cose: Berlusconi sarebbe rimasto dietro le quinte, il PDL non sarebbe andato oltre il 15% e il PD avrebbe fatto il pieno di voti.
- Il M5S è diventato il nuovo interlocutore della sinistra ex-comunista. Il rischio di un isolamento del centrodestra è concreto nonostante i voti presi, e i guai giudiziari di Berlusconi stanno maturando in sentenze di condanna che rischiano di metterlo seriamente all’angolo. E il centrodestra – come dicevo troppo dipendente dal Cavaliere – a quel punto si sfalderebbe. Malcelata speranza, questa, della sinistra.
Perciò che aspettano Alfano & C. Aspettano che Berlusconi venga arrestato o buttato fuori dal Parlamento in esecuzione di una sentenza di condanna che lo interdirà per cinque anni dai pubblici uffici? E che farà allora il PDL? Farà una manifestazione di piazza contro i magistrati? E che cosa potrà mai ottenere, se nel mentre Berlusconi è comunque fuori dai giochi e la sinistra o il M5S, ovvero entrambi diventano i padroni del Parlamento italiano?
Ecco perché penso non esista un partito o un movimento di centrodestra dietro Berlusconi. Se esistesse o fosse esistito, non ci si porrebbe neanche il problema e noi non avremmo il sacro terrore di vedere Bersani o Grillo a Palazzo Chigi, perché i nostri voti – da sempre maggioranza in Italia – non lo avrebbero mai permesso. E invece, è palpabile la preoccupazione e persino un certo pessimismo per il dopo Berlusconi. Perché si è consapevoli che dopo il Cavaliere non ci sarà niente. The End, giochi finiti.
Tutto questo però potrebbe essere scongiurato se in primis Berlusconi e poi i politicanti che gli ronzano intorno, iniziassero a pensare meno a loro stessi e alle loro poltrone e cominciassero a lavorare a una costituente del polo moderato e liberale di centrodestra. Iniziassero, cioè, a investire i dannati soldi dei rimborsi elettorali in formazione politica per i giovani e in un lavoro di catalizzazione del consenso popolare che vada oltre l’elemento del carisma, che vada oltre il berlusconismo e ponga sul serio le basi per un futuro movimento che sia storicamente in grado di fronteggiare e prevalere sulla sinistra.